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Teatro a prova di bimbo!


Antonia Anania

 

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In giro per l’Italia, molte compagnie teatrali e associazioni culturali mettono in scena storie per bambini e ragazzi, fornendo alle scuole schede e materiali didattici, e comuni come quello di Roma bandiscono progetti di "Educazione al teatro" per favorire la crescita e le capacità espressive e creative. Sono progetti che prevedono visite a teatri, incontri con attori, registi, scenografi, tecnici, e l’organizzazione di veri e propri laboratori teatrali che, affiancandosi all’attività scolastica, mirano alla creazione e all’allestimento finale di atti unici.

Perché un tale fermento? Come si scrivono e allestiscono spettacoli del genere? E’ una passione? Quali sono le reazioni di questo pubblico d’eccezione? E perché sempre più compagnie recitano per i piccoli?

Per capirne di più, ecco un breve viaggio attraverso tre spettacoli teatrali per ragazzi che, oltre all’onnipresente uso dell’immaginazione e della musica, oltre al più o meno intenso coinvolgimento metateatrale degli spettatori, presentano una curiosa costante: nascono in occasione di anniversari.

La prima tappa del viaggio è al Teatro Eliseo di Roma, dove è in corso la messinscena de "La Grammatica della Fantasia", favola teatrale tratta dall’omonimo libro, dalle filastrocche e dal teatro di Gianni Rodari, per l’elaborazione drammaturgica e la regia di Orlando Forioso, già al suo settimo anno di teatro per ragazzi. Questo spettacolo conclude la trilogia "Il teatro felice di Gianni Rodari", ideata in occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita e del ventesimo della morte dello scrittore per l’infanzia, premio Andersen nel 1970.

"La mia passione per il teatro dedicato ai ragazzi -racconta Forioso- nasce frequentando le scuole, incontrando le classi, organizzando laboratori teatrali. M’interessava capire quanto potesse essere moderno Rodari; e partendo da 'La storia di tutte le storie', ho scoperto l’enorme attualità dei materiali rodariani, delle dinamiche, delle strutture, dei linguaggi, delle tecniche… Così dopo aver lavorato su autori come Pavese e Pasolini, ho voluto dare vita a un progetto fondamentalmente culturale e letterario su Rodari, e vi ho trovato un oceano di spunti, parole, suoni che sono stati messi in scena grazie all’aiuto indispensabile dei disegni e dei costumi di Santuzza Calì e di tutti gli attori, che finora hanno recitato, ogni mattina, davanti a 170.000 spettatori".

E, a proposito di spettatori, quello che già sorprende, ancor prima che si apra il sipario, è appunto la simpatica ciurma di marmocchietti vocianti, allegri, minuscoli e colorati che prende possesso del teatro. Sono eccitati, entusiasti, incuriositi, parlano tra loro o chiedono a chi li accompagna: "C’è il presentatore?"; "Quando inizia, questi altri bambini stanno zitti?"; "E la clac?"; "Adesso fanno vedere il film come al cinema o recitano?"; "Eh, io lo conosco Rodari: ha scritto tante filastrocche, e poi è un attore molto bravo!" "Ma Rodari non è un attore" "Vabbè ma è bravo lo stesso!"; "Sarà un musical?"; "Che bello, è la prima volta che vengo a teatro, avevo espresso un desiderio!"

All’improvviso sul palcoscenico appare il gatto con gli stivali che presenta lo spettacolo e ogni dilemma svanisce: i bimbi allacciano le cinture dell’immaginazione e inizia l’avventura de "La Grammatica della fantasia".

Lo spettacolo prende il nome dal testo più teorico di Rodari, senza esserne però un racconto scenico pedissequo e noioso, ma una possibilità di fantasiosa teatralizzazione dell’intero pianeta letterario del maestro-scrittore. Per fare ciò, come uno di quegli insegnanti di Reggio Emilia che seguirono Gli Incontri con La Fantastica tenuti dallo scrittore e dai quali nacque nel 1973 "La Grammatica della fantasia, introduzione all’arte d’inventare storie", o come uno degli alunni di Rodari maestro, Orlando Forioso ha inventato una storia, usando le tecniche narrative rivoluzionarie del libro-manuale di Rodari.

Forioso sceglie "torta" e "festa" come parole chiave che si fanno forza a vicenda, che si provocano e s’attraggono per diventare storia. E dentro a questa storia, il regista inserisce le filastrocche, i materiali letterari e teatrali, i proverbi straniati, le storie e le parole "tabú", "le carte in favola", i giochi linguistici, i "binomi fantastici" ideati e raccontati dallo scrittore per l’infanzia. A tutto ciò, Forioso aggiunge le musiche e le canzoni di Angelo Branduardi, Sergio Endrigo e Vinicius de Moræs. "In ogni spettacolo dedicato ai ragazzi, la musica - spiega Forioso - è fondamentale sia per il ritmo che dà alla recitazione sia per la partecipazione stessa dei ragazzi, che vivono quotidianamente in compagnia delle canzoni. E’ proprio per questo che ho sempre dato molta importanza alle musiche: nel primo anno della trilogia con "La storia di tutte le storie" le musiche erano state composte appositamente, per il secondo anno Bennato ha dato un forte senso di modernità al "Pinocchio" rodariano, e infine quest’anno le musiche di Branduardi, Endrigo e de Moræs hanno dato allo spettacolo l’aspetto di un leggero musical."

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gli interpreti della "Grammatica della Fantasia",
favola teatrale tratta da Rodari, regia di Orlando Forioso



La storia adesso è pronta per arrivare sulla scena: la torta, i costumi, i dadi colorati, le bolle di sapone, i disegni, le musiche e le canzoni, e "La Grammatica della fantasia" diventa una doppia festa di compleanno, quella per Gianni Rodari piccolo, Giannino Perdigiorno, che sulla scena compie dieci anni, e quella per Gianni Rodari adulto che nel duemila ne avrebbe compiuti ottanta. I nostri spettatori iniziano ad entusiasmarsi: la torta viene rubata e per essere ripresa, Giannino deve iniziare un viaggio nell’immenso mondo della fantasia, perché solo così potrà liberare la sua mamma imprigionata nel Pozzo di Alì Babà. I personaggi della storia, così come tutti i Paesi percorsi, sono quelli del mondo favoloso di Rodari, originali o ripresi dalla tradizione, per essere poi contaminati e rimescolati in un’enorme "insalata di favole".

Giannino Perdigiorno è uno dei personaggi più famosi delle filastrocche dello scrittore. Alice Cascherina proviene dalle "Favole al telefono", ed è l’amica che casca dappertutto, la compagna di viaggio di Giannino "alla ricerca della torta perduta". Il professor Grammaticus invece esce direttamente dal libro "La grammatica della fantasia" e qui diventa l’aiutante dei due bambini, assistito da Arlecchino e Pulcinella. Sotto quest’occhialuto mago delle favole, s’intravede Gianni Rodari da grande, che abitua i due a giocare con l’immaginazione e le parole all’insegna del motto "sbagliando s’inventa", per cui Cappuccetto Rosso può essere Giallo e Pinocchio può fare l’ottavo nano di Biancaneve. Come in ogni storia che si rispetti c’è anche il cattivo: Pierinik Cattivik, che sbucando dai fumetti, s’impossessa della torta e rapisce la mamma di Giannino.

I piccoli spettatori viaggiano insieme a Giannino e Alice, li aiutano in un continuo gioco metateatrale: confondono Cattivik, mostrano la direzione di un paese o di un altro, avvertono i due bambini di strane presenze alle loro spalle, cantano insieme ai personaggi…e decidono il finale della storia, se far arrivare gli Angeli, Cattivik, o la torta con la mamma! Solitamente arriva la mamma, mentre tutti cantano, applaudono, festeggiano Giannino "Rodari" Perdigiorno e leggono ad alta voce quanto scritto su uno striscione: "…non vi lasciate spaventare dalla parola fine"

"Ho l’impressione - afferma Orlando Forioso - che il teatro dedicato ai ragazzi ricordi l’atmosfera dell’avanspettacolo, dove il pubblico trasformava letteralmente lo spettacolo. Qui c’è la stessa situazione: "La grammatica della fantasia" cambia ad ogni replica perché i ragazzi partecipano attivamente al filo drammaturgico, sono loro i veri attori tanto che a volte chiudono delle scene o ne rendono impossibili altre". Alla fine, la maggior parte dei piccoli spettatori capisce la lezione: giocare con le parole-cose, divertirsi a immaginare senza limiti, rivoluzionare le favole e le fiabe tradizionali e ridere d’ogni possibile errore perché "sbagliando s’inventa".

Qualcuno di loro pensa già di poter inventare una propria grammatica della fantasia: "Adesso in tutte le favole vecchie ci metterò - racconta Paolo Martire, nove anni - tutti personaggi nuovi, strani e sbagliati!" "Io invece - dice Lorenzo Sapia, nove anni - tanti attori e un’orchestra", mentre una mamma racconta: "Il fascino del teatro è che trasmette delle sensazioni in diretta, che mutano di volta in volta e non si ripetono come in un film: porto i miei figli a teatro perché vorrei che percepissero questo."

Ritornando dalla parte di chi sta sul palcoscenico, pongo le ultime domande ad Orlando Forioso.

Un regista tout court come te, come cresce facendo teatro per ragazzi?

"Cresce nella qualità. Normalmente alcuni miei colleghi hanno la puzza sotto il naso riguardo a questo tipo di teatro, credono che sia una produzione di serie B, io invece credo che sia indispensabile fare teatro dedicato ai ragazzi perché vive sulla qualità: se non c’è qualità nei testi e nelle messinscene, i ragazzi non rispondono positivamente. Solo così s’instaura un bel rapporto in cui gli unici veri critici sono appunto i piccoli-spettatori"

Ma per fare questo tipo di spettacoli bisogna essere adulti rimasti bambini?

"Non so. Bisogna sicuramente osare e avere il coraggio di non essere astratti. Ecco, bisogna essere surreali, pur essendo contemporaneamente concreti ed efficaci perché il bambino ragiona per connessione logica delle cose e ha poi la capacità di vedere tra le righe. Per esempio, dice a Brighella: "Sai, ieri ti ho disegnato!" facendo coincidere, in una sorta di gioco, attore e personaggio, pur sapendoli poi distinguere"

Che cosa ami di più di questi piccoli spettatori?

"Amo la loro sorpresa. Mentre i grandi hanno perso il gusto di incantarsi e di meravigliarsi nel regno del possibile qual è il teatro, i bambini si incantano ancora"

Il viaggio continua. Alcune compagnie teatrali scelgono di portare sulla scena testi famosi, che, pur essendo nati come favole per bambini, in realtà sono anche per grandi perché venati da una sottile malinconia e metaforizzazione dei contenuti. E’ il caso dell’Associazione Culturale Mannini Dall’Orto Teatro, che ha allestito "Il Piccolo Principe" di Antoine de Saint-Exupéry. La traduzione e l’adattamento teatrale per i palcoscenici italiani sono di Italo dall’Orto. Come per Rodari, anche in questo caso c’è di mezzo un anniversario: ricorre il centenario della nascita del noto scrittore e aviatore francese.

Stefano Ciccone, Giuseppe Ferri e Simona Matteucci sono tre giovani spettatori alunni di prima Media che, avendo già letto la storia di Saint-Exupéry, vengono a teatro "per vedere le differenze con il libro, anche perché -raccontano- a teatro ci sono gli attori dal vivo ed è meglio del cinema". Sono affascinati dal principe-bambino impersonato alternativamente, replica dopo replica, da piccoli e bravi attori dai nove agli undici anni.

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Angelica Alemanno, protagonista di "C'era   un'altra
volta Cenerentola"



Venuto da un minuscolo pianeta, il piccolo principe educa l’aviatore all’immaginazione e gli racconta dei suoi viaggi in strani pianeti, e della sua rosa. I ragazzi sono incuriositi dalle danze del serpente del deserto e dall’incontro del principe con la volpe che lo aiuta a comprendere il significato di "apprivoiser", addomesticare gli altri, creare legami. La curiosità va anche ad alcune frasi del piccolo protagonista come "bisogna spiegare tutto ai grandi"; "parli come i grandi: confondi tutto"; "quando si è tristi si ha tanta voglia di tramonti"; e al messaggio centrale del testo: "Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi". In un’atmosfera crepuscolare, dai colori tenui e delicati, a un certo punto arriva in scena la rosa. Schiude i suoi petali. Canta e ha la voce di Irene Grandi: "Ti amo e tu non l’hai saputo solo per colpa mia. Togli questa campana di vetro, non la voglio più. L’aria fresca della notte mi farà solo bene. Non esitare più!"

La fine della storia è malinconica: il piccolo principe ritorna al suo pianeta e per farlo lascerà il suo corpo sulla terra, troppo pesante per essere portato lassù dove "sai…il mio fiore…ne sono responsabile! Ed è così fragile, così ingenuo. Ha solo quattro spine per difendersi dal mondo"

"Non è una morte fisica - ribadisce Italo Dall’Orto che sulla scena è l’aviatore - è la morte dell’infanzia". Orgoglioso racconta che l’erede di Saint-Exupéry gli ha confidato che questa è la migliore versione teatrale esistente de "Il Piccolo Principe". Ma perché ha scelto proprio questo testo? "E’ una storia che mi affascina, si fa una rilettura da grandi e ci si rende conto di non aver capito molto da piccoli; e poi ha una grande resa teatrale: Saint-Exupéry sin da bambino improntava dei teatrini per i suoi fratelli. Inoltre mettere in scena favole per bambini che sono valide anche per gli adulti è una tendenza della nostra compagnia" E che si tratti di una favola anche per grandi si capisce leggendo i commenti positivi scritti, in occasione della messinscena, da Giorgio Albertazzi, Andrea Camilleri, Carla Pertini, Paolo Emilio Poesio ed altri.

E Irene?

"Irene ha iniziato a cantare con mio figlio Gionni (n.d.r. autore delle musiche originali) -racconta Dall’Orto- in un gruppo fiorentino che si chiamava "La Forma", ma, a parte questo, anche lei è un’appassionata de Il Piccolo Principe"

Ma qual è la bellezza di un pubblico di ragazzi?

"L’attenzione e la partecipazione: variano a seconda delle mattine, ma in generale sono sempre vive."

Il viaggio si conclude con "C’era un’altra volta Cenerentola", opera tratta dalla famosa fiaba popolare, rielaborata da Perrault e dai fratelli Grimm. La riduzione teatrale è di Renata Zamengo e Angelica Alemanno, per la regia di Renata Zamengo. Anche questo spettacolo, con musiche di scena originali, è allestito in coincidenza di un altro anniversario: i cinquant’anni di "Cinderella", il lungometraggio di Walt Disney, grazie al quale Cenerentola è divenuta il simbolo di una certa condizione femminile, della lotta ai soprusi, all’invidia, alla prevaricazione e all’ingiustizia.

Renata Zamengo e Angelica Alemanno hanno riscritto per il teatro la celeberrima fiaba, tenendo conto di tutte le versioni esistenti, conservandole, contaminandole, modificandole e innovandole. Le musiche, l’incontro anticipato di Cenerentola e del Principe in un’atmosfera tra sogno e realtà, la vecchina e il Primo Ministro sono stati ispirati dalla "Cenerentola" di Rossini; l’attaccamento della protagonista a Fifì il gatto e Tobia il cane ricorda invece la versione disneyana; il Principe annoiato che gioca alle parole crociate nel bosco è un’assoluta novità che mostra la difficoltà di crescere del ragazzo e l’intelligenza di Cenerentola nel risolvere il cruciverba.

Tutti i personaggi conservano la loro funzione e tipologia tradizionali, ma tra le righe, le battute e i movimenti di scena si nota anche la ricerca di variare e caratterizzare i personaggi in chiave più moderna. Sono dettagli, è pur sempre una fiaba, che però vivacizzano maggiormente l’azione e rendono più divertente la storia.

Un’altra novità è il personaggio della buffa Fata Smemorella che, essendo la depositaria della favolistica mondiale, a volte confonde personaggi, fiabe, favole e avventure. Nei momenti di confusione si fa aiutare proprio dai bambini in sala a riportare la storia secondo il tragitto tradizionale: l’incontro dei due innamorati nel bosco, prima del Ballo, diventa un semplice sogno dettato dai desideri di entrambi; il Ballo a Palazzo tra i due, dopo un divertente inizio rock dance, ritorna nel canone di valzer e minuetti.

Ma ciò che conta è che ormai Il Principe si è innamorato di Cenerentola e non solo per la sua bellezza, ma perché la ragazza lo ha aiutato a svelare un enigma! "Siamo stati comunque attenti -racconta Angelica Alemanno che sulla scena è Cenerentola- a non deludere le aspettative: la magia, la scarpina, il bacio… Poi abbiamo seguito le esigenze suggerite dal teatro in cui allestiamo lo spettacolo: evitare i bui di scena o i personaggi troppo negativi perché possono spaventare i più piccoli, e poi dare un messaggio positivo, ottimistico, ironico e mai ambiguo"

Che cosa t’incuriosisce nelle reazioni di questi piccoli spettatori?

"Le risate e i commenti nelle situazioni più disparate. Dalle risate capisci l’età dei bambini, perché se sono piccolissimi ridono ai bisticci rimati delle sorellastre, se sono più grandi ridono ad altre battute".

Come cresce un attore facendo teatro per bambini?

"E’ un pubblico talmente vero e spontaneo che s’impara tantissimo. Le reazioni sono dirette e non mediate o a volte ipocrite come quelle dei grandi. Impari a capire cosa funziona e cosa no, e a resistere alle provocazioni, alle risate, ai pianti."

"Io invece -dice Caterina Genta che recita la parte della sorellastra Anastasia- mi lascio andare alle loro risate, assecondo le loro reazioni: è un gioco!"

Perché si sceglie di mettere in scena storie per bambini?

"C’è un pubblico sicuro, questo è vero: è inutile negarlo; poi recitare per loro -continua Angelica Alemanno- è molto divertente, creativo, stimolante, ci si può permettere di giocare"

"E’ la prima volta -racconta Laura De Marchi, Genoveffa sulla scena- che recito per i piccoli e mi sono divertita. Spesso penso che anche per alcuni di questi bambini è la prima volta a teatro, e che probabilmente lo ricorderanno per tutta la vita, ne potrebbe dipendere la loro passione per il palcoscenico: è una bella responsabilità, no?"



In Tournee:
-"La Grammatica della Fantasia" : repliche fino al 14 Aprile al Teatro Eliseo di Roma.

-"Il Piccolo Principe": le repliche riprenderanno in Autunno, da Ottobre fino a Dicembre 2000, sempre per mantenere lo spettacolo nell’anno del centenario della nascita di Saint-Exupéry. Toccheranno varie città tra cui Genova, Milano e Roma.

-"C’era un’altra volta Cenerentola": ad Ottobre al Festival di Padova "Teatro Ragazzi" diretto da Ottavia Piccolo.
"La Grammatica della fantasia": Gli attori sono Michele Danubio (Professor Grammaticus), Elena De Ritis (Alice Cascherina), Giorgio Di Costanzo (Orso Baldo, Pulcinella, Re Mida), Antonio Fabbri (Giannino "Rodari" Perdigiorno), Monica Goldfluss (Biancaneve, Befana, Lupo), Francesco Vicino (Cattivik, Tarzan, Babbo Natale).
Le scene e i costumi sono di Santuzza Calì; le musiche e le canzoni di Angelo Branduardi, Sergio Endrigo e Vinicius de Moræs.

"Il piccolo Principe": Gli attori: Max Panconesi, Marco Matteo Donat Cattin e Giulio Grappelli (Il Piccolo Principe), Italo Dall’Orto (Il Pilota), Alceste Ferrari ed Erika Giansanti (La Volpe), Luisa Guicciardini (Il Serpente, La Rosa). I costumi sono di Elena Mannini e le allieve dell’Istituto "Matteo Civitali" di Lucca, le scene di Armando Mannini, le musiche originali di Gionni dall’Orto, Erika Giansanti ed Irene Grandi.

"C’era un’altra volta Cenerentola": Gli attori sono Angelica Alemanno (Cenerentola), Laura De Marchi (Genoveffa), Caterina Genta (Anastasia), Giuseppe Palleschi (Principe, Gatto), Roberto Zorzut (Primo Ministro, Cane), Renata Zamengo (Narratrice, Matrigna). Le musiche originali sono di Giorgio Scardino, le scene e costumi di Massimo Bellando Randone.




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