Dan
presenta Deb a Bernie che, prima di andare via, dice all’amico:
“Quando lei sta a pancia in su e con le gambe in alto e sta
venendo come un treno, ricordati: è una responsabilità”.
La
battuta riassume efficacemente il messaggio di “Perversioni
sessuali a Chicago” di David Mamet, in tournee teatrale fino al 28
Marzo, e attualmente al Teatro Parioli di Roma, per la regia di
Marcello Cotugno e la traduzione di Margherita D’Amico. Atto unico
dal titolo eloquente: per un'ora e venti minuti si parla di sesso e
di eros, in quasi tutti i toni e le forme possibili. Raccontando
anche delle perversioni del re Faruk, del vecchio maniaco che tocca
i bambini al cinema, delle mogli che diventano streghe e dei
biscotti che diventano coccole.
I
quattro personaggi della pièce intrecciano le loro storie tra
conversazioni più o meno esplicite, momenti d’umorismo, varie
incomprensioni, scene di solitudine, di infelicità, di gelosia, di
litigi, di letto. Lo sfondo è Chicago ma potrebbe essere qualsiasi
altra città statunitense; l’atmosfera genericamente americana è
resa dalla colonna sonora e dagli ambienti di scena: bar per single,
discoteche, uffici governativi, spiagge e appartamenti vari.
Deb-Valentina
Cervi è un’illustratrice pubblicitaria che, dopo aver avuto
piacevoli esperienze omosessuali, inizia e finisce una storia di
sesso e di confuso amore con Dan, interpretato da Massimo Reale.
L’attore spiega di aver costruito il suo personaggio “lavorando
sul comportamento infinitamente adolescenziale che c’è nei maschi
in genere, i quali anche oltre i trent’anni continuano ad essere
dei cazzoni. Dan ha una grande sensibilità e di fronte a una donna
come Deb rimane stupito ma si rende conto che è incapace di
relazionarsi con lei e alla fine diventa più Bernie di Bernie, del
quale assorbe tutte le cattive abitudini e le disperazioni”.
Bernie
è l’amico di Dan, il collega di lavoro, quello apparentemente più
duro, più forte, più sicuro di sé e dei rapporti con le donne, e
ha il volto di Luca Zingaretti, famoso Commissario Montalbano della fiction televisiva tratta
dalle storie di Andrea Camilleri.Il personaggio, sia da lucido che
da sbronzo, è sempre a caccia di donne e ha il chiodo fisso di fare
sesso: su richiesta di Dan, narra continuamente di approcci, strani
menage e ‘belliche’ prestazioni. Luca Zingaretti lo racconta così:
“Un personaggio che parla e ancora parla di sesso ma che alla fine
ne fa poco e male; è come quei ragazzini che quando hanno un
giocattolo in mano sono curiosi e lo sfasciano pur di vedere che
c’è dentro…non è misogino, è solo un povero coglione, io
proverei tenerezza per lui”.
Infine
Joan, interpretata da Francesca Brizzolara, è l’amica e
coinquilina di Deb, una maestra d’asilo nevrotica e lesbica, ma
solo di testa, nel senso che non riesce a lasciarsi andare con gli
uomini ma alla fine non lo fa neppure con le donne.
Nel
corso dello spettacolo, si gioca con le parole. Quelle del sesso si
pronunciano con più facilità tanto che Deb e Joan, da un lato,
Bernie e Dan dall’altro, non hanno problemi a raccontare del loro
modo, anche problematico, di gestire le proprie avventure erotiche.
Poi ci sono le parole, poche, dei sentimenti, quelle che invece si
dicono con più difficoltà: “Mi piace fare l’amore con te!”
“Io ti amo”. Attimi di silenzio. “Ti spaventa dirlo? Beh sono
parole…. Non dovresti avere paura delle parole”.
Ed
è proprio con battute come questa che la storia tra Deb e Dan
inizia ad incrinarsi: lei vorrebbe il cosiddetto salto di qualità,
ma gli spettatori non lo capiscono fino in fondo così come non lo
capisce Dan al quale basta questo rapporto di “né più né
meno”. E allora giù, a litigarsi addosso, per lo shampoo o le
calzamaglie, fino a sigillare definitivamente la fine della storia
con il turpiloquio.
“Se
ci fai caso- racconta Luca Zingaretti- tutti e quattro i personaggi
iniziano a parlare in un modo e finiscono in un altro. E sono
quattro linguaggi completamente diversi, che non possono comunicare
tra loro perché non c’è chiarezza”.
Per
fare chiarezza in questa rappresentazione di “Perversioni sessuali
a Chicago” bisogna distinguere i vari elementi compositivi. Come
base c’è il testo teatrale, scritto nel 1975, nell’America
della rivoluzione sessuale. La traduzione di Margherita D’Amico
sembrerebbe fedele alla scrittura di Mamet, ma forse lo è troppo o
lo è in maniera troppo amplificata. “Tradurre roba americana
-spiega Massimo Reale- è pressoché impossibile. Gli esperimenti
linguistici perdono senso in italiano o ne acquistano più del
dovuto. Per esempio per loro dire ‘fuck’ non ha la stessa
valenza volgare che ha da noi. Lo dicono 90 volte e diventa
un’interiezione, un’esclamazione, in Italia invece già dire
"cazzo" tre volte è abbastanza, no? Poi c’è la società
americana: non è facile restituire un mondo che non ci appartiene.
Ci sono solo due possibilità: o transli e contestualizzi tutto
oppure cerchi di mantenere l’ambiente americano e allora la cosa
diventa più problematica. Il compromesso forse sta nell’aver
creato personaggi che fossero i più universali possibili, fermo
restando che non è possibile 'rendere' tutto.”
Poi
c'è la messinscena di Marcello Cotugno: “Il testo di Mamet
–continua Massimo Reale- non vuole divertire, è ironico ma il suo
scopo non è la risata, è forte e critico a seconda del taglio
registico che viene dato. Marcello Cotugno ne ha voluto mettere in
scena tutto il grottesco e tutta la disperazione.” A volte però,
guardando questa messa in scena al Teatro Parioli, sembra che
l’essenza del testo teatrale sia stata messa in secondo piano a
favore di una comicità di facile presa, anche basata sulla
tipizzazione eccessiva dei personaggi di spalla.
“Perversioni”,
come del resto l’intera produzione teatrale di Mamet, si basa
sulla ricerca incessante della naturalezza delle conversazioni
quotidiane, grazie a un’attenzione particolare al ritmo
colloquiale: le parole si sovrappongono, si ripetono in forma
d’interrogazione retorica, attraverso modi di dire comuni, tipici
del parlato di tutti i giorni. La messinscena di Cotugno invece
sembra sacrificare questa naturalezza, entro la quale la
disperazione dei personaggi risulterebbe più incisiva.
Poi
c'è la resa degli
attori. Luca Zingaretti, che almeno una volta all’anno ritorna sul
palcoscenico “perché è come ritornare a scuola”, diventa un
prezioso primo della classe che dà pienamente vita a un Bernie
rude, tronfiamente e ridicolamente maschio, aggressivo, geloso, un
po’ invidioso, a volte contemplativo e fondamentalmente solo.
Valentina Cervi cerca di dare naturalezza alla sua Deb, tra
inquietudini e slanci. Massimo Reale rappresenta il giovane mai
cresciuto, insicuro, alle prese con la play-station e la necessità
tutta mentale d’amare qualcuno. Il ruolo di spalla datogli dal
regista però lo ha “ingessato” e tipizzato all’eccesso. Lo
stesso vale per Francesca Brizzolara, brava ma troppo irrigidita nel
suo schema d’isterica ed emotiva. Tra i quattro s’insinuano poi
degli interlocutori immaginari che il pubblico non sempre riesce a
percepire.
Alla
fine dello spettacolo poniamo la stessa domanda prima a Reale, poi a
Zingaretti: “Che cosa pensi che non si dica sul sesso in questo
testo?”
Reale:
“Penso che non si dica che qualche volta è anche legato
all’amore!”
Zingaretti:
“Non si dice un sacco di roba.
D'altra parte questo è un testo teatrale, non ha certo la
presunzione di dire tutto!”
Date
della tournee: dal 14 al 19 Marzo a Genova, il 21 e il 22 a Bolzano,
il 23 e il 24 a Carrara, il 25 ad Osimo, il 27 a Chiaravalle ed
infine il 28 a Senigallia.