"Credo che tutti i grandi autori siano
stati profetici: hanno anticipato quello che sarebbe accaduto nei decenni successivi
illuminando la nostra esistenza su aspetti sinora sconosciuti. Non è un caso che ancora
oggi noi diciamo che un personaggio o una situazione sono joyciani, kafkiai o borgesiani.
Così come chiamiamo un personaggio o una situazione pirandelliana". Vincenzo
Consolo, lo scrittore siciliano che da anni vive a Milano, sceglie Pirandello, tutta
lopera di Pirandello, come rappresentativa della letteratura del ventesimo secolo.

Tutti i grandi scrittori di questo secolo partono dallosservazione di piccole
realtà per parlarci di temi universali. E così anche per lopera di
Pirandello?
Pirandello parte da Girgenti, un piccolo paesino della Sicilia, in provincia di
Agrigento. In questo paese, che aveva avuto un grande passato che risaliva ai greci,
cera stato un arresto del procedere della storia. Le persone, racconta lui, lì si
muovevano lentamente, come dementi, come fossero rimaste in una situazione adolescenziale.
E stato lì che per la prima volta Pirandello ha colto il senso della storia e
dellesistenza. Pirandello parte da questa matrice profonda, del profondo sud per
arrivare a Roma. E nella piccola borghesia dellItalia centrale vede riflessa la
crisi della borghesia europea.
Pensiamo allo scrittore come a uno scienziato. Qual è la grande scoperta di
Pirandello?
Cè una via a Girgenti chiamata via Atenea, che rappresentava il teatro della
comunità locale, dove tutti si controllavano tra di loro. Pirandello osservava che da
questo scenario erano nati i personaggi del suo teatro. Lindividuo era costretto ad
assumere una maschera. Da qui la sua grande scoperta: il fatto che lindividuo abbia
sempre cercato di ribellarsi a questa maschera ma abbia poi sempre dovuto rinunciare. Per
avere una vita bisogna rientrare nella forma.

Qual è a suo avviso lopera nella quale questa dicotomia vita-forma è meglio
rappresentata?
Non ci sono dubbi: senzaltro il romanzo Il fu Mattia Pascal , dove il
protagonista, per sottrarsi al conformismo, compie un suicidio civile. Tuttavia, quando
decide di comprarsi un cane deve rientrare nelle regole della società solo per il fatto
che questo cane deve essere registrato. Se ci si ribella alle regole si rischia la
nullificazione. Tutto questo ci porta a unaltra opera fondamentale che rappresenta
benissimo il vuoto in cui si muove luomo moderno: Uno, nessuno, centomila.
In che modo questa scoperta pirandelliana si connette al mondo doggi e
soprattutto al terzo millennio?
Viviamo in una società dove lindividualità è stata cancellata, dove è
cancellata ogni memoria dellidentità. Oggi, molto di più di prima, si è, si
appare, dietro una maschera. Così tutto quanto si fa, tutto quanto esiste, indossa la
maschera di un grande spettacolo mediatico. Questo vale per qualsiasi attività dello
spirito umano. E infatti assistiamo alla politica spettacolo, alla religione spettacolo,
alla letteratura spettacolo. Una spettacolarizzazione che cancella la realtà vera. Noi
non conosciamo veramente gli individui. Li vediamo solo come appaiono. In questo tipo di
società lo spettro di Pirandello si allunga sempre di più.
Dove sono oggi le vie di fuga, i "suicidi" alla Mattia Pascal?
Vie di fuga non ne vedo, purtroppo ci sono molti suicidi. Penso ad esempio ai giovani
che attraverso le droghe, o attraverso suicidi veri e propri, tentano di ribellarsi, di
rompere questa catena di cui sentono linautenticità.

Quella di Pirandello è unopera senza speranza?
Per tirarsi fuori da questa situazione senza speranza Pirandello usa lumorismo:
il sentimento del contrario che poi corrisponde al sofisma, al paradosso. La soluzione
però, non cè. In unopera come I giganti della montagna Pirandello immagina
addirittura un mondo governato dai barbari, dove la poesia non sia più possibile, visto
che allattrice viene impedito di recitare.
Chi è lerede di Pirandello?
Gli eredi di Pirandello sono molti. A cominciare da Eliot che disse di essere suo
debitore fino a Beckett. Pirandello, ricordiamoci è quello ha rotto la quarta parete,
entrando in mezzo agli spettatori, influenzando tutto il teatro moderno. Dal punto di
vista del romanzo gli eredi più importanti direi che sono i tedeschi, Bernhard
soprattutto. Tra gli italiani, Sciascia, che va ammirato per tutta la fatica che ha fatto
a togliersi dalla grande ombra del suo conterraneo.