Torna nuovamente di
grande attualità il caso Ocalan. Infatti il tribunale di Roma ha accolto la richiesta di
diritto dasilo in Italia avanzata, nel febbraio scorso, dagli avvocati del leader
del Pkk Luigi Saraceni, Giuliano Pisapia e Arturo Salerni. I giudici hanno dunque
considerato la tutela dei diritti umani prevalente rispetto alle ragioni politiche difese
dalla avvocatura di Stato per conto della Presidenza del Consiglio.
A questo provvedimento, che il governo di Ankara giudica tardivo, si
aggiunge il fatto che giovedì lAlto tribunale dAppello turco esaminerà il
ricorso presentato dagli avvocati di "Apo" contro la pena di morte inflitta al
leader curdo con la sentenza del 29 giugno.

La pena non è stata eseguita. Gli occhi della politica internazionale
erano infatti puntati sul governo di Ankara. Ed è su questo che in parte si baserà la
difesa, che ha chiesto il rinvio del dibattimento e lo otterrà quasi certamente, perché
non ha avuto il tempo di preparare le carte. Gli avvocati intendono chiedere un nuovo
processo alla luce degli appelli di pace lanciati da Ocalan; inoltre si propongono di
contrastare la legittimità della cattura di "Apo" in Kenya, visto che tra
questo paese e la Turchia non esiste alcun accordo di estradizione, e di denunciare
diversi irregolarità commesse durante il processo.
Se la sentenza che prevede la condanna a morte sarà confermata,
saranno il Parlamento e il Presidente della Repubblica turchi a decidere il futuro di
Ocalan, pronunciandosi per la grazia o per lesecuzione. E evidente che se
verrà confermata la condanna a morte per il leader curdo, sarà probabilmente messo in
discussione lingresso dI Ankara nellUnione Europea.

A questo riguardo, solo pochi giorni fa da Strasburgo è arrivato un
sostanziale via libera dellEuroparlamento, anche se con riserva,
allavvicinamento allUe della Turchia, cui il vertice di Helsinki dovrebbe
riconoscere formalmente in dicembre lo statuto di "paese candidato".
Contestualmente lEuroparlamento ha invitato le autorità turche a "perseguire
con determinazione una piena democrazia nel paese, rispettosa dei diritti umani e delle
minoranze". Ha chiesto inoltre che non venga applicata la pena di morte ad Abdullah
Ocalan e che venga trovata una soluzione alla crisi di Cipro, sulla base delle risoluzioni
Onu.

Il governo turco ha mostrato grande freddezza per il provvedimento
preso dal tribunale italiano, rilevando che la decisione della corte di Roma " non
può essere eseguita", considerato che Ocalan è già stato processato e condannato
in Turchia. Secondo gli avvocati della difesa turchi il nuovo processo che avrà inizio il
15 dicembre contro Ocalan e altri 101 imputati, accusati di tradimento e separatismo,
punterebbe ad allungare i tempi della procedura giudiziaria relativa al leader curdo, per
rinviare ulteriormente la decisione politica sulla sua esecuzione.