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La vita di Apo appesa a un filo europeo

Isabella Angius


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Torna nuovamente di grande attualità il caso Ocalan. Infatti il tribunale di Roma ha accolto la richiesta di diritto d’asilo in Italia avanzata, nel febbraio scorso, dagli avvocati del leader del Pkk Luigi Saraceni, Giuliano Pisapia e Arturo Salerni. I giudici hanno dunque considerato la tutela dei diritti umani prevalente rispetto alle ragioni politiche difese dalla avvocatura di Stato per conto della Presidenza del Consiglio.

A questo provvedimento, che il governo di Ankara giudica tardivo, si aggiunge il fatto che giovedì l’Alto tribunale d’Appello turco esaminerà il ricorso presentato dagli avvocati di "Apo" contro la pena di morte inflitta al leader curdo con la sentenza del 29 giugno.

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La pena non è stata eseguita. Gli occhi della politica internazionale erano infatti puntati sul governo di Ankara. Ed è su questo che in parte si baserà la difesa, che ha chiesto il rinvio del dibattimento e lo otterrà quasi certamente, perché non ha avuto il tempo di preparare le carte. Gli avvocati intendono chiedere un nuovo processo alla luce degli appelli di pace lanciati da Ocalan; inoltre si propongono di contrastare la legittimità della cattura di "Apo" in Kenya, visto che tra questo paese e la Turchia non esiste alcun accordo di estradizione, e di denunciare diversi irregolarità commesse durante il processo.

Se la sentenza che prevede la condanna a morte sarà confermata, saranno il Parlamento e il Presidente della Repubblica turchi a decidere il futuro di Ocalan, pronunciandosi per la grazia o per l’esecuzione. E’ evidente che se verrà confermata la condanna a morte per il leader curdo, sarà probabilmente messo in discussione l’ingresso dI Ankara nell’Unione Europea.

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A questo riguardo, solo pochi giorni fa da Strasburgo è arrivato un sostanziale via libera dell’Europarlamento, anche se con riserva, all’avvicinamento all’Ue della Turchia, cui il vertice di Helsinki dovrebbe riconoscere formalmente in dicembre lo statuto di "paese candidato". Contestualmente l’Europarlamento ha invitato le autorità turche a "perseguire con determinazione una piena democrazia nel paese, rispettosa dei diritti umani e delle minoranze". Ha chiesto inoltre che non venga applicata la pena di morte ad Abdullah Ocalan e che venga trovata una soluzione alla crisi di Cipro, sulla base delle risoluzioni Onu.

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Il governo turco ha mostrato grande freddezza per il provvedimento preso dal tribunale italiano, rilevando che la decisione della corte di Roma " non può essere eseguita", considerato che Ocalan è già stato processato e condannato in Turchia. Secondo gli avvocati della difesa turchi il nuovo processo che avrà inizio il 15 dicembre contro Ocalan e altri 101 imputati, accusati di tradimento e separatismo, punterebbe ad allungare i tempi della procedura giudiziaria relativa al leader curdo, per rinviare ulteriormente la decisione politica sulla sua esecuzione.

 

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