I lettori scrivono
Date: Tue, 21 Sep 1999 20:08:36 +0200
Subject: Recensione di
Tutto su mia madre
From: "Ida" <silv.estri@flashnet.it>
Ho trovato la recensione di Tutto su mia madre particolarmente
stimolante e ricca di analisi penetranti.
Un solo particolare però è sfuggito all'accurata analisi.La
soggettiva di cui la recensione parla non è il punto di vista della punta della matita,
bensì del foglio del taccuino di Esteban. Questa, però, non vuole essere una
puntualizzazione fine a se stessa, in quanto l'uso della soggettiva ha una precisa logica
narrativa che se male interpretata condiziona la lettura dell'intero film.
L'uso della soggettiva nella filmografia almodovariana adempie ad una
duplice funzione: la "personificazione" e la "oggettualizzazione". Un
esempio della prima è il ramarro che fugge dalla polizia in Che ho fatto io per meritare
questo?. Il ramarro diventa un vero e proprio personaggio in quanto testimone
dell'assassinio. Per la seconda funzione basta riferirsi alla segreteria telefonica di
Donne sull'orlo di una crisi di nervi. La segreteria non è un personaggio, ma un oggetto
che però acquista la massima valenza drammatica in quanto centro assoluto dell'azione.
Entrambe le funzioni le rinveniamo giustapposte in Tutto su mia madre.
La funzione "personificante" è la prima soggettiva, il taccuino diventa
personaggio centrale e trait-d'union dell'intera vicenda, tradotto alternativamente in
voce fuori campo (voce narrante) e immagini dei suoi fogli. La funzione
"oggetto-drammatizzante" è rappresentata dall'occhio sinistro di Esteban che
non può più chiudersi. Punto di massima tensione drammatica in quanto sebbene morto,
Esteban non ha pace (e con lui la madre e con loro noi).
Inoltre le due soggettive sono intimamente correlate. Qui la genialità
dello scarto: l'una vitalizza un oggetto, mentre l'altra oggettualizza un organismo.
L'eterna staffetta bidirezionale sottolineata dall'acuta Casella (teatro-vita e
uomo-donna) si concretizza anche su un piano più squisitamente personale
(taccuino-occhio), fino ad approdare al mistico cosmologico: "la vita di Esteban-la
morte di Esteban".
Solo ora mi accorgo della prolissità di questa mail. Mi sono lasciata
prendere dalla foga, significa che la recensione della Casella è un bellissimo tavolo
d'ebano intarsiato attorno cui discutere con passione.
Grazie
Ida O.
Risponde Paola Casella:
Non posso che ringraziarla a mia volta, più ancora per le
precisazioni che per i complimenti. Mi auguro che voglia commentare anche sulle future
recensioni di Caffè Europa, perchè le sue osservazioni sono particolarmente competenti e
illuminanti.
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