So che sembrera' banale, o
peggio ancora che daro' l'impressione di voler fare pubblicita' a Eyes Wide Shut, di cui
gia' stanno parlando in troppi, ma il meglio del secolo nell'ambito cinematografico
secondo me rimane il grande maestro Stanley Kubrick. Anche in passato, ogni volta che mi
hanno chiesto quale film avrei voluto salvare per consegnarlo ai posteri, ho sempre
risposto: l'opera omnia di Kubrick.
E' lui il regista che meglio rappresenta il cinema come grande
spettacolo popolare che pero' non rinuncia alla visione d'autore, attraverso la quale
raccontare cio' che non e' immediatamente visibile a occhio nudo. Sara' proprio questa
infatti la caratteristica che il cinema dovra' portare con se nel prossimo millennio: la
capacita' di filmare l'invisibile, in particolare i sentimenti -- odio, amore, gioia.
Kubrick l'ha fatto, rivendicando a se stesso la dimensione di poesia, e ci ha lasciato
così un'eredita' di indicazione poetica.

Stanley Kubrick ha attraversato tutti i generi cinematografici -- con
la sola eccezione del western -- rinnovandoli e fondendoli fra di loro. Ha introdotto nel
linguaggio cinematografico tecniche che sono poi state adottate da tutti: dall'invenzione
della steadycam in Spartacus all'uso degli obiettivi della Nasa in 2001 Odissea nello
spazio e poi di quelli "larghi" di Arancia meccanica. Ha sperimentato tecniche
narrative che poi sono state copiate infinite volte: ad esempio la frammentazione del
racconto, che Kubrick usava gia' in uno dei suoi primi film, Rapina a mano armata, e che
Quentin Tarantino ha ripreso pari pari in Pulp Fiction.
Con i suoi film, Stanley Kubrick ha affrontato tutte le ansie del
nostro secolo, si e' fatto interprete delle fobie del Novecento: la bomba atomica in
Dottor Stranamore, la solitudine dell'uomo in carriera in Barry Lyndon, lo spettro della
follia in Shining, la propaganda militare in Full Metal Jacket che non e', come puo'
sembrare, un film sulla guerra ma sulla comunicazione della guerra, su come una
comunicazione di tipo coercitivo puo' ridurre gli adulti in bambini -- uno dei temi
ricorrenti di Kubrick, che ha spesso ritratto l'uomo all'interno di un contesto sociale
totalitario e condizionante: basti pensare ad Arancia meccanica.

Non ho ancora visto Eyes Wide Shut, ma il romanzo da cui e' tratto, Il
doppio sogno di Arthur Schnitzler, e' uno dei miei libri preferiti, il cui tema centrale
e', secondo me, IL tema di fine millennio: come gli incubi e i fantasmi della psiche che
si aggirano all'interno della coppia ridefiniscono il rapporto uomo-donna. Dopo il lungo
predominio del potere maschile, dopo l'avvento del femminismo, oggi siamo arrivati alla
ricerca dell'ermafrodito dell'anima, cioe' della fusione fra i due sessi -- o fra le
nostre doppie identita' sessuali -- a livello spirituale. E questo tema Kubrick l'aveva
gia' preannunciato fin dal '62 con Lolita, che raccontava un'ossessione sessuale ma anche
la paura del protagonista di creare un doppio legame con una donna, diventandone
totalmente schiavo.
Proprio con Lolita Kubrick si e' fatto la fama di misogino, ma io non
lo vedo come un film contro le donne, proprio per niente. Si e' anche detto che Kubrick
fosse un misantropo, per come trattava i suoi attori sul set. Io credo che bisognerebbe
giudicarlo non sulla base del suo metodo di lavoro ma solo sulla base dei suoi film,
apprezzandone la capacita' di partire da un punto personale di non-equilibrio, da un
privato di profonda instabilita', e di utilizzarlo per capire il mondo, per rendere certi
problemi individuali risonanti per tutti. Anche questa e' una caratteristica legata al
Novecento, che non a caso e' il secolo di Freud e dell'introspezione psicologica elevata a
interpretazione universale.
Molti hanno accusato Kubrick di essere eccessivamente freddo: e' la
critica piu' semplice che si possa fare al regista, e anche la piu' banale. Forse era
fredda la sua impostazione di lavoro, ma la comunicazione e' sempre stata calda, non
improntata a favorire il pubblico, a lisciargli il pelo, ma a stupirlo, a schoccarlo. Come
si fa a definire freddo un regista i cui film fanno "passare" emozioni
fortissime -- pensiamo alla violenza di Arancia meccanica, che per il pubblico dei primi
anni Settanta era quasi insostenibile, oppure alla commozione profonda che suscitano il
finale di Spartacus, o quello di Barry Lindon: ogni volta che li si rivede, non si puo'
fare a meno di mettersi a piangere. Solo 2001 Odissea nello spazio puo' essere definito
"ghiacciato", ma perchè si tratta di una rappresentazione di un universo algido
e lontano, tenuto volutamente a distanza "siderale".

Stanley Kubrick e' un modello che sento molto vicino alla mia
sensibilita', come se fra di noi ci fosse una sintonia dell'anima. Per questo apprezzo il
suo cinema non solo a livello razionale ma anche a livello affettivo ed emotivo. Come
metodo di lavoro siamo molto diversi: io ad esempio ho bisogno di un rapporto di
complicita' con gli attori. Ma condivido la sua voglia di continuare a spostare
l'obiettivo, a esplorare generi diversi, a misurarmi con cose sconosciute. Dopo la
"trilogia" di Marrakech Express, Mediterraneo e Puerto Escondido avrei potuto
continuare sul filone delle fughe, invece ho preferito affrontare temi nuovi: con Nirvana,
o con i due progetti che ho in cantiere al momento -- l'adattamento cinematografico di
Denti di Domenico Starnone e quello del Cromosoma di Calcutta di Amitav Gosh. Perche',
come ci ha insegnato Stanley Kubrick, bisogna saper continuare a cercare