Il crollo di tutti i titoli coinvolti nel
riassetto Telecom-Tim-Tecnost non lascia dubbi sull'insuccesso delloperazione varata
il 28 settembre da Roberto Colaninno. Gli azionisti Telecom, secondo quanto deciso
dallultima riunione del consiglio damministrazione, verrebbero privati di Tim
e Seat e riceverebbero in cambio azioni della società Tecnost (fortemente indebitata).
Il "Financial Times" ha parlato di "rapina in pieno giorno". I
fondi dinvestimento stranieri hanno abbandonato immediatamente la partita. E il
governo, che detiene una partecipazione del 3% del Tesoro in Telecom, si trova in
difficoltà, anche per limminenza dellentrata in Borsa di un altro gigante
delleconomia italiana, l'Enel: un avvenimento assai importante che dovrebbe poter
avere luogo in un clima meno surriscaldato.

Colaninno, da parte sua, si difende: "Quella da noi compiuta era la miglior mossa
possibile. Semmai, possiamo rimproverarci uninsufficienza di spiegazioni date agli
azionisti e allopinione pubblica. Ma su questo punto intendiamo correggerci, e far
conoscere al più presto il grande respiro strategico, industriale e finanziario
dellintera operazione".
Il Presidente del Consiglio DAlema non vuole sbilanciarsi. "Non è il
governo ma il mercato a dover giudicare tali operazioni", afferma il premier.
"Abbiamo chiesto, attraverso il Tesoro, il piano industriale e garanzie per gli
azionisti di minoranza. Non potevamo certo, con il 3% di azioni in nostro possesso,
bloccare il riassetto societario. Sarebbe stato un grave atto dimperio".
Il ministro del Tesoro Giuliano Amato, che venerdì in Senato ha risposto alle
interpellanze di vari gruppi parlamentari sulla vicenda, ci spiega: "La Telecom è
unazienda vitale per leconomia del nostro Paese, e la sua solidità è davvero
fondamentale per le telecomunicazioni in Italia. Quanto deliberato dal consiglio
damministrazione nella sua ultima riunione è di certo assai diverso da quanto si
stabiliva nellOpa. Il piano di riassetto è stato mutato rispetto a quello
originario. Non cè più, ad esempio, quella garanzia di fusione fra telefonia fissa
e telefonia mobile che in Europa è sempre più una realtà. E questo ha suscitato
critiche.

"Sono stati paventati rischi per loccupazione e per i piccoli azionisti,
affermando che Tecnost non fornisce loro garanzie sufficienti", prosegue Amato.
"Ci sono preoccupazioni sulladeguatezza del concambio, che in effetti presenta
punti problematici, che potremo analizzare più compiutamente in seguito. Mi preme
ribadire che nellOpa non si prospettò la situazione odierna né si previdero
minimamente riassetti societari di tale portata".
Il ministro, dunque, boccia loperazione di Colaninno? "Non si tratta di
bocciare o di promuovere nessuno", spiega Amato, "piuttosto di tenere sotto
stretta osservazione la vicenda, anche al di là dei nostri poteri speciali di
golden-share. Occorre capire a fondo cosa porterà questo riassetto. Ovviamente tutelando
anche una grande azienda come Telecom".
Dalla maggioranza, latteggiamento del ministro del Tesoro è visto con
soddisfazione. "Sono ben contento", spiega Antonello Falomi, senatore Ds,
"che le preoccupazioni per i piccoli risparmiatori e per i danni che potrebbero
subire da questa vicenda siano ampiamente condivise dal governo. Ed è stata anche
opportuna la scelta di non escludere lutilizzo dei poteri di veto da parte del
Tesoro nel caso si venissero a determinare situazioni tali da mettere in gioco gli
interessi del Paese".

Lopposizione è sul piede di guerra. "Io mi chiedo perchè il governo
aspetti tanto a decidere se utilizzare la sua golden-share", dice Francesco
DOnofrio, capogruppo del Ccd al Senato. "La verità è che lesecutivo
rimane prigioniero delle oscillazioni di DAlema fra una vecchia cultura che voleva
leconomia subordinata alla politica e una nuova cultura che vuole la politica
subordinata alleconomia. Tali oscillazioni, in questa vicenda, hanno determinato
unindecisione pericolosissima. Amato è contrario a questo riassetto, ma il governo,
nel suo complesso, pare bloccato. Vorremmo che tale scellerata operazione
sinterrompesse. E proprio per dar segno concreto delle preoccupazioni per i piccoli
risparmiatori, noi del Ccd abbiamo comprato da qualche giorno azioni Telecom".
Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione Comunista a Palazzo Madama, non usa
mezzi termini: "Il comportamento del governo in questa vicenda è gravissimo.
Migliaia di lavoratori Telecom rischiano il posto, e lesecutivo non chiede neppure
garanzie! Colaninno, come già ha detto Bertinotti, è un uomo daffari socialmente
pericoloso. Smantella interi assetti societari senza mettere in chiaro le proprie
strategie."
Il leader di An Gianfranco Fini afferma: "Era compito preciso del governo fare in
modo che i dirigenti della Telecom fossero più attenti agli aspetti industriali prima di
annunciare al mercato ulteriori operazioni finanziarie che, da sole, non potevano che
provocare una tempesta sui titoli in Borsa e danneggiare i piccoli risparmiatori coinvolti
in unoperazione resa prevedibile dal forte indebitamento della Tecnost. Insomma,
ancora una volta, in questa vicenda, non si capisce se il governo sia neutrale o
incapace".