Questo articolo è
apparso su la Repubblica (www.repubblica.it) dell'1
ottobre
E' il momento della rabbia dei piccoli azionisti per Roberto Colaninno.
L'autore della scalata del secolo è accusato ora di trattare chi si è fidato di lui con
metodi degni dei tempi del "parco buoi". Ieri è insorta Assogestioni, chiedendo
che il passaggio di Tim da Telecom a Tecnost sia considerato come un'offerta pubblica di
acquisto, pagando agli azionisti di Telecom un premio per il controllo della maggioranza.
E si indignano anche i comuni cittadini: alla redazione di
"Repubblica" stanno arrivando raffiche di fax e di e-mail che sparano a zero
contro la decantata nuova "razza padana" del capitalismo nazionale, accusata,
come minimo, di millantato credito.
Alla base delle proteste c'è l' idea che Colaninno e la sua cordata,
appena venuti al pettine i nodi del forte indebitamento richiesto dalla scalata su
Telecom, abbiano scaricato tutti i problemi sugli eterni vasi di coccio del capitalismo
italiano: i soci di minoranza. E' a tutela del loro risparmio che sono intervenute ieri
diverse associazioni, con una serie di altolà a Colaninno e più di un invito a
intervenire rivolto al governo di Massimo D' Alema.
Nel mirino c'è anzitutto il Tecnost che riceveranno gli azionisti di
Telecom. "La definizione non può essere assolutamente effettuata - si legge in una
lettera di Assogestioni allo stesso Colaninno - dal consiglio di amministrazione in via
preventiva, ma deve essere lasciata al pieno e libero giudizio dell'advisor
indipendente". Questo per evitare che sia la stessa Telecom a decidere senza
controlli qual è il valore di ciò che acquista dai suoi azionisti di minoranza.
"In seguito alla cessione di Tim da parte di Telecom in Tecnost -
continua la lettera - si manifesta la necessità ancora maggiore di introdurre nello
statuto di quest'ultima regole di tutela delle minoranze". In ogni caso, secondo
Assogestioni, tutta l'operazione sarebbe da considerarsi come un'Opa: dunque gli azionisti
di Telecom dovrebbero essere compensati con un premio "per l'acquisizione del
controllo dell'asset". Una filosofia ben diversa da quella mostrata al riguardo da
Colaninno.
Ieri sono scese in campo anche l'Apar, associazione piccoli azionisti
risparmiatori e l'Assorisparmio. La prima, annunciando un ricorso alla magistratura contro
la decisione di scindere Tim da Telecom, la seconda con una lettera aperta al ministro del
Tesoro, Giuliano Amato, in quanto azionista di minoranza della stessa Telecom, invitato in
modo pressante a fermare tutto d'autorità.
"Il piccolo azionista Tesoro - si legge nella lettera - dovrebbe
bloccare questa operazione attraverso l'uso della golden share, mai come in questa
occasione benedetta. Non è immaginabile che un azionista di minoranza possa allearsi con
il suo affamatore". Toni ancor più esasperati e rabbiosi sono usati dai singoli
risparmiatori e cittadini che si stanno facendo sentire attraverso fax e e-mail inviati in
redazione a "Repubblica".
Da tutti trasuda una delusione profonda per i metodi di imprenditori
considerati "nuovi" fino a poche settimane fa e ora scoperti invece decisamente
"vecchi". E naturalmente ce n'è anche per il governo, accusato di lasciar fare.
"Forse questi nuovi capitalisti e quelli che a livello politico li hanno sostenuti -
protesta un lettore - avranno studiato capitalismo direttamente nella Mosca odierna, per
andare più in fretta". Assai pessimista la conclusione: "Abbiamo probabilmente
sotto gli occhi un'anteprima di come verranno gestiti domani i fondi pensione e quelle
liquidazioni che fanno tanto gola a questi nuovi capitalisti".