Potra' sembrare strano, detto da un
"rivistaiolo" come me, ma credo che la televisione esprima il suo meglio non
attraverso l'entertainment, che fa il verso al varieta' teatrale, o la fiction, che e' una
pallida imitazione del cinema, ma attraverso la sua valenza di testimone della storia.
Parlo della TV-verita', quella che lascia parlare le immagini, che fotografa la realta' in
movimento, senza lasciare spazio all'interpretazione: e' questo, secondo me, lo specifico
televisivo, quello che consente al mezzo di raggiungere le vette piu' alte -- e sto
parlando di vette artistiche, ricche di sensibilita' poetica, e caratterizzate dal
rispetto per la gente.
In questo senso, la trasmissione televisiva che ha maggiormente segnato il nostro
secolo e' stata la telecronaca dell'allunaggio, quando il piccolo schermo ha portato
milioni di spettatori su un pianeta sconosciuto, dove non sapevamo se il piede del primo
uomo a toccare il suolo lunare sarebbe affondato, o bruciato, o chissą che altro.

Si č trattato di un connubio di immagini destinate a diventare indelebili, come
sarebbe successo, anni dopo, a quelle della partenza del razzo che si incendio' in volo, e
noi assistemmo in diretta ai sorrisi dei familiari che si trasformavano in smorfie di
dolore. E' questa capacita' di farci vivere lo stesso dramma o la stessa emozione
nell'identico momento a caratterizzare la televisione in questo secolo
Grande importanza, per la telecronaca dell'allunaggio, ha avuto anche il commentario
minuto per minuto di Tito Stagno e di Ruggero Orlando, che hanno umanizzato, con parole
chiare e semplici, quella che poteva essere una semplice celebrazione del progresso
scientifico: come avrebbe poi fatto Piero Angela nella sua trasmissione Quark, conciliando
le ragioni del pubblico con quelle della scienza, o Nicola Caracciolo spiegandoci la
storia, e facendocene capire il significato. Io definisco questi personaggi televisivi
"i traghettatori", perche' hanno saputo fare da tramite fra noi spettatori e le
immagini apparse sul piccolo schermo.
Molti programmi hanno dimostrato la massima potenzialita' della televisione come
testimone della storia: penso a una trasmissione di Rai 3 di qualche anno fa, intitolata
Memorie, che aveva fra i suoi produttori il figlio di Mike Bongiorno, e che documentava il
ritorno di alcuni deportati di Auschwitz nel campo di prigionia -- ogni volta che la
telecamera si fermava sui loro volti non c'era piu' bisogno di parole.

Ricordo un altro programma simile, Le parole della vecchiaia, un documentario di
Loredana Dondi in cui i vecchi venivano portati nei posti dei loro ricordi e lasciati
liberi di raccontare il passato. Oppure il recente Alfabeto italiano, che ha recuperato
vecchie immagini dall'archivio Rai e le ha accostate in modo nuovo, recuperando molte
"perle" dimenticate, come certi filmati di Pasolini sul degrado urbanistico.
La televisione e' anche questo: la capacita' di archiviare a futura memoria la storia.
In piccolo, lo faceva anche l'Istituto Luce con i suoi cinegiornali, ma li' la realta'
dell'epoca veniva colorita dall'interpretazione. La televisione invece puo' essere pura
testimonianza, e ci aiuta a ricordare il passato non solo attraverso i grandi eventi, ma
anche attraverso le facce della gente comune, i loro vestiti, i loro atteggiamenti. E il
lavoro di archivio si esprime anche attraverso le forme "leggere" della
televisione.
Per questo, accanto alla cronaca vera e propria, conserverei per i posteri almeno un
prototipo televisivo per genere: Lascia o raddoppia per il quiz, Studio Uno per il
varieta', Bonta' loro per il talk show, Samarcanda per l'infotainment, Il maresciallo
Rocca per la fiction all'italiana. Non voglio dimenticare Portobello, il primo esempio di
televisione "per la gente", che richiedeva la partecipazione diretta del
pubblico, come poi hanno fatto innumerevoli programmi successivi, ad esempio Chi l'ha
visto.
Lasciatemi aggiungere a questa lista anche il mio Quelli della notte, che ha
rappresentato l'immediatezza, l'improvvisazione -- altre caratteristiche dello specifico
televisivo. Ogni sera non sapevamo dove saremmo andati a finire, e ogni sera raggiungevamo
una destinazione diversa. Anche L'altra domenica era stata cosi', tant'e' vero che da li'
e' uscito quel genio dell'improvvisazione che č Benigni.

Nessun programma televisivo e' solo una moda: cio' che oggi appare commerciale e quindi
deperibile potrebbe un giorno acquisire maggior valore "storico" dei capolavori
dei grandi registi. Un esempio recente e' il revival dell'opera di Toto', che ai suoi
tempi veniva guardata con sufficienza dai cultori del cinema "alto", e che oggi
non solo e' sopravvissuta al lavoro di autori piu' quotati dalla critica, ma viene anche
considerata una preziosa testimonianza del costume italiano. Non siamo noi a poter
giudicare cio' che ha valore documentario e cio' che non ne ha: anche all'interno di un
programma apparentemente minore possono annidarsi dettagli che un giorno ci faranno
riflettere.