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La telecronaca dell'allunaggio

Renzo Arbore con Paola Casella


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Potra' sembrare strano, detto da un "rivistaiolo" come me, ma credo che la televisione esprima il suo meglio non attraverso l'entertainment, che fa il verso al varieta' teatrale, o la fiction, che e' una pallida imitazione del cinema, ma attraverso la sua valenza di testimone della storia. Parlo della TV-verita', quella che lascia parlare le immagini, che fotografa la realta' in movimento, senza lasciare spazio all'interpretazione: e' questo, secondo me, lo specifico televisivo, quello che consente al mezzo di raggiungere le vette piu' alte -- e sto parlando di vette artistiche, ricche di sensibilita' poetica, e caratterizzate dal rispetto per la gente.

In questo senso, la trasmissione televisiva che ha maggiormente segnato il nostro secolo e' stata la telecronaca dell'allunaggio, quando  il piccolo schermo ha portato milioni di spettatori su un pianeta sconosciuto, dove non sapevamo se il piede del primo uomo a toccare il suolo lunare sarebbe affondato, o bruciato, o chissą che altro.

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Si č trattato di un connubio di immagini destinate a diventare indelebili, come sarebbe successo, anni dopo, a quelle della partenza del razzo che si incendio' in volo, e noi assistemmo in diretta ai sorrisi dei familiari che si trasformavano in smorfie di dolore. E' questa capacita' di farci vivere lo stesso dramma o la stessa emozione nell'identico momento a caratterizzare la televisione in questo secolo

Grande importanza, per la telecronaca dell'allunaggio, ha avuto anche il commentario minuto per minuto di Tito Stagno e di Ruggero Orlando, che hanno umanizzato, con parole chiare e semplici, quella che poteva essere una semplice celebrazione del progresso scientifico: come avrebbe poi fatto Piero Angela nella sua trasmissione Quark, conciliando le ragioni del pubblico con quelle della scienza, o Nicola Caracciolo spiegandoci la storia, e facendocene capire il significato. Io definisco questi personaggi televisivi "i traghettatori", perche' hanno saputo fare da tramite fra noi spettatori e le immagini apparse sul piccolo schermo.

Molti programmi hanno dimostrato la massima potenzialita' della televisione come testimone della storia: penso a una trasmissione di Rai 3 di qualche anno fa, intitolata Memorie, che aveva fra i suoi produttori il figlio di Mike Bongiorno, e che documentava il ritorno di alcuni deportati di Auschwitz nel campo di prigionia -- ogni volta che la telecamera si fermava sui loro volti non c'era piu' bisogno di parole.

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Ricordo un altro programma simile, Le parole della vecchiaia, un documentario di Loredana Dondi in cui i vecchi venivano portati nei posti dei loro ricordi e lasciati liberi di raccontare il passato. Oppure il recente Alfabeto italiano, che ha recuperato vecchie immagini dall'archivio Rai e le ha accostate in modo nuovo, recuperando molte "perle" dimenticate, come certi filmati di Pasolini sul degrado urbanistico.

La televisione e' anche questo: la capacita' di archiviare a futura memoria la storia. In piccolo, lo faceva anche l'Istituto Luce con i suoi cinegiornali, ma li' la realta' dell'epoca veniva colorita dall'interpretazione. La televisione invece puo' essere pura testimonianza, e ci aiuta a ricordare il passato non solo attraverso i grandi eventi, ma anche attraverso le facce della gente comune, i loro vestiti, i loro atteggiamenti. E il lavoro di archivio si esprime anche attraverso le forme "leggere" della televisione.

Per questo, accanto alla cronaca vera e propria, conserverei per i posteri almeno un prototipo televisivo per genere: Lascia o raddoppia per il quiz, Studio Uno per il varieta', Bonta' loro per il talk show, Samarcanda per l'infotainment, Il maresciallo Rocca per la fiction all'italiana. Non voglio dimenticare Portobello, il primo esempio di televisione "per la gente", che richiedeva la partecipazione diretta del pubblico, come poi hanno fatto innumerevoli programmi successivi, ad esempio Chi l'ha visto.

Lasciatemi aggiungere a questa lista anche il mio Quelli della notte, che ha rappresentato l'immediatezza, l'improvvisazione -- altre caratteristiche dello specifico televisivo. Ogni sera non sapevamo dove saremmo andati a finire, e ogni sera raggiungevamo una destinazione diversa. Anche L'altra domenica era stata cosi', tant'e' vero che da li' e' uscito quel genio dell'improvvisazione che č Benigni.

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Nessun programma televisivo e' solo una moda: cio' che oggi appare commerciale e quindi deperibile potrebbe un giorno acquisire maggior valore "storico" dei capolavori dei grandi registi. Un esempio recente e' il revival dell'opera di Toto', che ai suoi tempi veniva guardata con sufficienza dai cultori del cinema "alto", e che oggi non solo e' sopravvissuta al lavoro di autori piu' quotati dalla critica, ma viene anche considerata una preziosa testimonianza del costume italiano. Non siamo noi a poter giudicare cio' che ha valore documentario e cio' che non ne ha: anche all'interno di un programma apparentemente minore possono annidarsi dettagli che un giorno ci faranno riflettere.

 

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