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To: caffeeuropa@caffeeuropa.it
From: Gamberoni Roberto gambrobi@iol.it
Subject: Sinistra impara a comunicare le tue ragioni
Date: Mon, 19 Jul 1999

Gran belle parole, ma come il solito a leggere tra le righe si respira aria fritta; lodevoli gli intenti, ma finché restano tali (e resteranno) il travaglio della sinistra non avrà fine. Dopo la sconfitta di Bologna mi sembra che prima di imparare a comunicare la sinistra dovrebbe imparare a fare quello per cui si è presentata al momento delle elezioni, non cambiare direzione dopo, prima avere idee realizzabili, e non slogan per "acchiappare voti ", e poi cercare di realizzarle con il consenso degli elettori, senza gioco delle tre carte.

Se la riforma delle pensioni doveva (doveva?) esser fatta non ci si può presentare per realizzarla contro il mandato degli elettori. Nel caso sia necessario si passa la mano..... e si fa autocritica .

Ciao

 


 

Date: Thu, 29 Jul 1999 11:46:05 +0200
Subject: "Sinistra impara a comunicare le tue ragioni"
From: "Sandro Montagner" <xsandro@tin.it>

Perdonatemi, ma davvero ho l’impressione che non ce la faremo mai.

Il titolo è promettente, ma – se devo far fede sulla sintesi degli interventi – le conclusioni sono deludenti. Quando leggo che la sinistra deve imparare a comunicare le sue ragioni, mi aspetto di leggere interventi che specifichino:

a) a chi vuole comunicare

b) con quali linguaggi e mezzi

c) impiegando quali e quante risorse.

Voglio dire: se c’è da imparare, bisogna che ammettiamo la nostra (attuale) inadeguatezza (di linguaggi, mezzi e strumenti). Solo Bosetti pone il problema quando parla di retorica, ma non mi pare assolutamente sufficiente. Mussi ricorda il "tempo felice" quando le riviste della sinistra vendevano decine di migliaia di copie, e nostalgico, ripropone l’obiettivo (!). Capisco che parla in un consesso di curatori di riviste, ma questo è proprio un insistere nell’errore!

Per Margheri sembra che la soluzione stia nel dar luogo ad ampi confronti tra riviste e che tutto deve svolgersi "in un costante riferimento alla realtà europea".E’ la sensazione di provincialismo che impedisce alla sinistra di "imparare a comunicare"? Questo è eludere il problema. Un po’ patetico. Che le riviste della sinistra dialoghino potrà costituire un buon preludio alla messa in ordine delle sue ragioni, ma si tratta di "comunicazione interna". Necessaria certo, però un pochino limitata.

Il titolo più esatto (se questo era lo scopo della proposta) sarebbe allora: "Sinistra impara a comunicare tra te e te le tue ragioni". Scusate, ma la mia convinzione è che la sinistra dovrebbe comunicare le sue ragioni alla società (ai cittadini, alla "gente", ai gruppi sociali ecc.) e a scopi precisi: conquistarne il consenso, che poi, scendendo dal cielo delle ragioni allo scantinato della politica, vuol dire vincere le consultazioni elettorali.

Dall’articolo vedo che siamo invece ancora ai contenuti: porre o no la morale al centro della vita pubblica, una valutazione negativa della dinamica "libertà e benessere", sgretolamento dei legami famigliari e comunitari, collegamento sì, collegamento no alla tradizione del movimento operaio, critica del pensiero blair-schroederiano…

Bene: chiariamoceli una volta per tutte, perché poi dobbiamo imparare a comunicarli (quelli che abbiamo scelto). Ecco, dal titolo mi sarei aspettato questo. La sinistra politica ha già fatto delle scelte (perché è vero quel che dice Mussi che la politica non ammette soste). Ha perso le recenti consultazioni elettorali per queste scelte o perché non ha saputo comunicarle adeguatamente? E quando dico "sapute" intendo: linguaggi, mezzi e strumenti.

Se Berlusconi prende 3.000.000 di voti, davvero è "un nuovo fabbisogno di moralità" il contenuto delle richieste che provengono dalla società? E se sì, come convincerla (impariamo a comunicare!) che è la sinistra la sola a poterglielo davvero garantire?

Sylos Labini ritiene che ci stiamo dibattendo in un dramma di cui ci manca la consapevolezza. Dal celebre economista mi sarei aspettato più di una "speranza che la morale torni ad essere l’essenza della vita pubblica" (voglio dire: "speranza" è un concetto economico?).

Secondo: i mezzi. Si fa un gran parlare dell’investimento miliardario di Berlusconi in campagne mediali. La sinistra ha perso perché non dispone delle risorse finanziarie necessarie alla diffusione dei suoi messaggi? Una proposta allora: perché non si chiude l’Unità e con i soldi che costa si finanziano comunicazioni mediali più adatte?

Per restare allo scantinato politico: se anziché pubblicare un giornale che vende sempre meno si fossero investite le risorse in campagne elettorali "alla Berlusconi" la sinistra avrebbe usufruito anche dei rimborsi previsti. Una razionalizzazione e ottimizzazione del panorama mediale (vetero-stampista) della sinistra è, a mio avviso, un preliminare di quell’imparare a comunicare evocato dal titolo.

Mi piacerebbe davvero sentire che le riviste riunitesi hanno valutato l’idea di fondersi in un’unica; che sia stata valutata di assoluto dispendio l’esistenza, nella sinistra, di tre quotidiani (per altro sempre sull’orlo della chiusura) e stigmatizzato il ritardo (ogni giorno più grave) sul versante dei media elettronici.

Infine i linguaggi. La mia impressione è che c’è un impedimento oggettivo allo sviluppo, nella sinistra, di quella "nuova sapienza retorica" di cui parla Bosetti. Ed è una certa supponenza negli uomini di sinistra ad essere dei comunicatori nati. Supponenza che si manifesta spesso in un atteggiamento snobbistico (specie nel personale politico "di periferia", quello che si perde le sfide elettorali a livello di provincie e comuni).

E’ vero: questo personale politico "non percepisce il bisogno di senso e di visione" che la società richiede, ma ciò che è peggio è che, nonostante le batoste, continua imperterrito a snobbarlo.

Cordialmente

Sandro Montagner

 

 

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