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"RoboCup". Il calcio-balilla digitale

 

Guido Vaciago

 

 

In principio era il Subbuteo, ma a muovere gli omini sul campo era un'analogica schicchera del dito indice o medio. Alle soglie del terzo millennio è tempo di "RoboCup". Il calcio-balilla digitale più innovativo del mondo funziona così: su un campo largo quattro metri e lungo otto si sfidano due squadre di robot con regole e obiettivi del tutto calcistici (vince chi fa più gol, ci sono falli, punizioni e anche i rigori in caso di parità al termine dei 20 minuti regolamentari). La formazione si compone di cinque giocatori per parte ma si possono schierare anche solo tre robot, perché a quanto pare, per questioni tecniche, tra androidi l'inferiorità numerica non è sempre uno svantaggio (e, per onestà, va detto che questa teoria la sosteneva già il barone Liedholm in tempi non sospetti). I robocalciatori si contendono una sfera arancione poco più piccola di una pallina da tennis e non sono telecomandati ma si muovono, tirano e parano, prendendo autonomamente le decisioni attraverso un programma di intelligenza artificiale elaborato in precedenza dagli allenatori e dai loro aiutanti. Gli automi in pratica vengono dettagliatamente istruiti, ma una volta iniziata la partita gli ingegneri possono solo stare a guardare: in campo se la devono sbrigare i loro "ragazzi". Un provetto Cyberonaldo deve guardarsi intorno e capire dov'è la palla (per mezzo di una telecamera), corrergli incontro (con due ruotine) sempre che non lo stia facendo già un compagno più vicino (che glielo ha comunicato via radio) e poi cercare di togliere il pallone agli avversari (che distingue dai compagni per il colore della maglia), tirare in porta (con una sorta di piede meccanico detto kicker) e quant'altro fa di solito, se non proprio un calciatore, vero almeno un omino del calcio-balilla.

L'idea del calcio robotizzato è stata di un professore canadese che si dedica allo studio delle intelligenze artificiali (tale Alan Mackworth) ed è stata subito ripresa dai giapponesi (te pareva...) ma, essendoci in ballo lo sport patrio, anche noi italiani ci siamo subito buttati nella mischia. E' nata una vera e propria nazionale messa insieme da sette università e ha partecipato ai primi mondiali, battezzati appunto RoboCup, che si sono svolti l'estate scorsa in Francia contemporaneamente ai veri campionati del mondo. Nel museo della scienza e della tecnica della Villette, davanti a duemila curiosi si sono sfidate 20 nazionali provenienti da tutto il mondo. Gli azzurri di latta si sono fermati ai quarti di finale (esattamente come quelli di carne e ossa), bloccati questa volta dall'università giapponese di Uttori ai calci di rigore (quando si dice il destino...) dopo che i tempi regolamentari erano finiti sullo 0-0. Nel girone eliminatorio avevamo pareggiato con Melbourne e con Tubinga e battuto la squadra di Monaco per 1-0 con un gol di Frugolo, capocannoniere degli azzurri progettato e costruito da due ragazzi del Politecnico di Milano, Cinzia Mambretti e Marco Bellini, sotto la supervisione del professor Andrea

Bonarini, coordinatore del progetto ART (Azzurra Robot Team). Mentre il CT della nazionale si chiama Daniele Nardi, è un docente della Sapienza di Roma e come Dino Zoff decide gli schemi e chi deve giocare della decina di robot azzurri.

Il mondiale di Francia è stato vinto dai robot tedeschi dell’università di Friburgo (mentre, lo ricordiamo, la Germania "organica" era invece più modestamente uscita ai quarti eliminata dalla Croazia), ma con un trucco. Aggirando il regolamento gli universitari di Friburgo sono riusciti a dotare i loro giocatori di due piccoli braccetti per controllare meglio la palla. L’occasione per rifarsi è in ogni caso vicina. Il prossimo mondiale si gioca a Stoccolma in luglio e l’Italia ci sarà insieme a decine di altre nazionali, perché l’idea ha avuto molto successo.

Frugolo.jpg (36941 byte)

D’altronde dietro l’aspetto giocoso ci sono studi che possono risultare molto importanti. Lo sviluppo di robot dotati di intelligenza artificiale può aiutare, per esempio, ciechi o handicappati. E l’evoluzione di queste macchine passa anche attraverso i gol di Frugolo il cui sofisticato sistema visivo a 360 gradi unito alla capacità di evitare ostacoli e capire le diverse situazioni potrebbe essere sfruttato in molti altri modi.

Siamo ancora agli albori di questa tecnologia, ma la storia ci ha insegnato che il progresso sa essere velocissimo. "Sono passati solo cinquant’anni dal primo volo dei fratelli Write allo sbarco dell’uomo sulla luna", si legge nel manifesto della RoboCup e fa sorridere (e riflettere) come la missione dell’Apollo 13 venga ridimensionata in confronto all’obiettivo che si pongono gli inventori del calcio-robot: "Entro la metà del 21° secolo, una squadra di robot sfiderà la nazionale campione del mondo e, rispettando le regola Fifa vigenti allora, la sconfiggerà". E chissà che in questo Blade Runner pallonaro tra replicanti e umani, l’arbitro non sia un extraterrestre.

 

  

Link:

http://www.RoboCup.org/
http://www.robocup.v.kinotrope.co.jp/02.html
http://www.dis.uniroma1.it/~nardi/ART.html

 


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