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Test sugli animali: 51 centri in Lombardia

Francesca De Bianchi

 

 

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Questo servizio e' apparso su "Terre di mezzo", giornale di strada in vendita a Milano, Roma, Genova, Padova e Udine. Per chi volesse maggiori informazioni migi.tdm@flashnet.it


Anche Minnie prende l’aspirina. La pastiglia che ci libera dal mal di testa, come gli altri farmaci, è stata testata su topi, cani, conigli o gatti; ma l’utilità della sperimentazione sugli animali è da anni al centro di un acceso dibattito.
Secondo i dati forniti dalla Lav, Lega anti-vivisezione, in Lombardia sono cinquantuno i centri in cui si fa sperimentazione sugli animali; in Liguria, sedici. Quasi un milione e cento gli animali usati nel 1994, per lo più in campo medico, secondo la Gazzetta Ufficiale; tra questi persino zebre, scimmie, pesci, rettili.
Eugenio Mueller, professore ordinario di Farmacologia all’Università degli Studi di Milano, ci spiega che nel suo istituto la sperimentazione di nuovi farmaci deve essere fatta per almeno sei mesi su due specie animali, generalmente roditori e cani, per centinaia di soggetti.
Ma cosa potremmo avere in comune noi con i topi?
“Se un farmaco ha certi effetti nel topo, è verosimile che i medesimi effetti li abbia anche sull'uomo –spiega Mueller-. Più l’animale è vicino, più aumentano le somiglianze; ma le scimmie sono troppo care (il prezzo per esemplare si aggira sul milione di lire, ndr) ed è complicato gestirle. Alcuni esperimenti sugli animali sono indispensabili. Inoltre il test sull’animale permette di rigettare le molecole che danneggiano l’animale, evitando rischi per l’uomo. Certo, si può sempre incappare in eventi avversi. Ma che io ricordi, dopo l’errore del talidomide (la medicina che, assunta da gestanti, provocò la nascita di migliaia di bimbi malformati, ndr), non ce ne sono stati altri”.

Il Dldl 116/92 autorizza l’utilizzo di un animale per un solo esperimento e al termine, indica di sopprimerlo se sofferente per i postumi del test; l’animale deve essere anestetizzato, ma il Ministero della Sanità può dispensare dal farlo chi lo richiede, oltre a fornire deroghe per l’uso di cani, gatti, scimmie e animali protetti, altrimenti proibito. “Gli animali vengono sempre anestetizzati - continua Mueller-. E non tutti vengono uccisi. Qui stiamo facendo anche studi sulla longevità e c’è un cane che ha ben ventun anni; sta invecchiando con noi!” Veterano di laboratorio.
Contro la sperimentazione animale si schiera invece Stefano Cagno, medico del comitato scientifico della Leal, associazione. “Gli esperimenti sugli animali non servono- sostiene Cagno -perché non si può valutare se un farmaco sia utile se non dopo la prova sull’uomo. I farmaci generano spesso risposte differenti in differenti specie animali. L’arsenico, ad esempio, è velenoso per l’uomo ma non per il topo. Il caso del talidomide è emblematico: la sperimentazione sull’animale non salva dai rischi l’uomo. Il sospetto poi è che i ricercatori utilizzino molte specie animali –continua Cagno-, ma vengano pubblicizzati solo i risultati delle specie che hanno reagito meglio, in modo da velocizzare l’iter per la commercializzazione del farmaco”.
“Qualche metodo alternativo alla sperimentazione è praticato -conclude Cagno-; ad esempio l’uso di manichini anzichè scimmie, nei crash-test delle automobili. Tuttavia non si investe abbastanza in questo tipo di ricerca perché gli animali costano meno”.


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