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Comitati etici contro abusi e sconti

C. G.

 

 

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Questo servizio e' apparso su "Terre di mezzo", giornale di strada in vendita a Milano, Roma, Genova, Padova e Udine. Per chi volesse maggiori informazioni migi.tdm@flashnet.it


La sperimentazione clinica è un equilibrista che cammina su un filo. Si provano sostanze, di cui non si conoscono gli effetti, su esseri umani. Senza una rete etica, c’è il rischio di perdere l’equilibrio e cascare sulla salute di qualcuno. Il caso più eclatante: i gabinetti clinici allestiti nei campi di concentramento nazzisti, dove la carne da macello era gratis.
E non è un caso se l’umanità si è messa una mano sulla coscienza proprio dopo la seconda guerra mondiale. Nel ‘49, il Codice di Norimberga stabilisce che, per ogni sperimentazione, ci debba essere il libero consenso della persona interessata. Nel ‘64, l’Assemblea medica mondiale riunita ad Helsinki fa un altro passo in avanti: le sperimentazioni sull’uomo, afferma, devono essere controllate da un ‘Comitato Etico’ indipendente dallo sperimentatore e dal finanziatore della ricerca. E la Comunità Europea fa suo il principio pubblicando il documento ‘Good Clinical Practise’, cioé ‘Norme di buona pratica clinica’. Infine, con i decreti legge del 18 marzo del ‘98, anche l’Italia accoglie la normativa internazionale.

“Le novità dei decreti sono due: il Comitato Etico ed il Consenso informato -spiega Atanasio Nonis, coordinatore del Comitato Etico dell’Istituto Europeo di Oncologia-. Il compito principale del Comitato Etico è di proteggere e salvaguardare tutti i soggetti che partecipano alla ricerca. Prima del ‘98 i comitati esistenti davano semplicemente un parere etico. Ora valutano anche aspetti economici, scientifici e qualitativi della ricerca”. Per legge il comitato deve essere composto da due clinici, un biostatistico, un farmacologo, un farmacista, un direttore sanitario, un giurista, un biomedico, un infermiere, un volontario ospedaliero. Viene nominato dall’istituto clinico in cui lavorerà ma nessuno dei suoi membri viene pagato dall’istituto o dallo sponsor. E questo ne garantisce la libertà. Il Comitato deve esprimere un parere sulla fattibilità di una sperimentazione entro 60 giorni da quando riceve la richiesta. “Il Consenso informato è l’altro obiettivo del Comitato Etico -spiega Nonis-; il volontario ha diritto che gli vengano spiegati rischi e caratteristiche dell’esperimento che sta affrontando. Solo dopo firma il consenso. Il comitato etico deve salvaguardare la libertà del volontario che può uscire dal trattamento quando vuole; anzi, il Comitato può far interrompere l’esperimento se si rende conto di rischi inaspettati per il volontario”.
Il rischio di ledere i diritti del volontario è sempre in agguato. Negli Usa, anni fa, è infuriata la polemica perché, dietro sconti di pena, venivano utilizzati detenuti per le sperimentazioni cliniche.


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