Jörg e i suoi fratelli
Marco Tarchi con Antonio Carioti
Articoli collegati:
Jörg e i suoi fratelli
La Fpö dalla protesta al populismo
di destra
Itinerario/Dicono di lui
La Fpö di Jörg Haider non è un caso isolato, ma solo l'esempio più
vistoso e pubblicizzato dai media di una nuova corrente politica
presente in quasi tutta l'Europa occidentale. Movimenti arroccati in
difesa di valori tradizionali e identità etniche, ostili allo Stato
sociale burocratizzato e all'immigrazione extracomunitaria, impegnati
ad aizzare la protesta del "cittadino laborioso" contro la
classe politica parassitaria e i "poteri forti" della grande
finanza internazionale.
Alcuni politologi li considerano una nuova forma di estrema destra,
altri hanno coniato il termine di "neopopulismo". Marco
Tarchi, studioso dell'Università di Firenze che a questo fenomeno ha
dedicato gli ultimi due numeri della rivista
"Trasgressioni", da lui diretta, chiarisce innanzitutto che,
a suo parere, la Fpö di Haider e i suoi omologhi non hanno nulla a
che vedere con i partiti fascisti in auge nella prima metà del XX
secolo. "Programmi politici, stili di comportamento,
caratteristiche di fondo della leadership e dell'elettorato -
puntualizza - sono completamente diversi".

Cominciamo dai programmi di questi partiti.
Solitamente sono incentrati su una mistura di due elementi principali:
aspirazione a costruire una democrazia diretta, libera dalle
mediazioni della classe politica, e richiesta di sottrarre alla mano
pubblica quote crescenti di reddito e attività. Il loro sottofondo
ideologico, che chiamiamo per comodità populista, è una combinazione
piuttosto originale di nazionalismo e liberismo economico.
Ma nei confronti della democrazia rappresentativa come si pongono?
Il loro stile di azione è molto distante da quello dei movimenti a
vocazione autoritaria o totalitaria, perché in generale questi
partiti non sono mai coinvolti in prima persona, e raramente anche
attraverso i propri militanti, in episodi di violenza, men che meno
sistematica. Nei fatti hanno deciso di combattere la loro battaglia
per la conquista del consenso in forme pacifiche: a mio parere non
vogliono né possono sovvertire le regole del gioco democratico. Anzi
la loro pretesa è proprio quella di rimettere il popolo al centro
della vita pubblica.
Per quanto siano state oggetto di campagne aggressive da parte
dell'estrema sinistra, le forze neopopuliste non hanno, se non in casi
molto rari, portato il confronto sul terreno dello scontro fisico,
anche dove disponevano di un'organizzazione ben strutturata. Il
fascismo italiano e il nazionalsocialismo hitleriano si comportavano
in tutt'altro modo.
Però anche le forze neopopuliste si affidano a leader carismatici
idolatrati dai militanti.
C'è una differenza fondamentale. Nei movimenti fascisti si mirava a
porre una grande distanza tra il capo e la massa dei suoi seguaci: il
leader era presentato come una personalità assolutamente
straordinaria, cui tutti si dovevano subordinare in una linea
gerarchica molto rigida. Al contrario i massimi dirigenti neopopulisti
tendono a farsi considerare come gli interpreti effettivi delle
esigenze e della mentalità media dei cittadini. Si dichiarano uomini
comuni, per quanto dotati di particolari capacità politiche, che non
intendono staccarsi in alcun modo dal loro retroterra psicologico e
sociale.
Ma chi sono i loro elettori? Non appartengono in prevalenza alla
piccola borghesia, come quelli fascisti?
Forze come la Fpö hanno un'area di sostegno interclassista, in cui
spiccano i cosiddetti "perdenti della modernizzazione".
Troviamo una larga fetta di proletariato, soprattutto classe operaia
urbana periferica, molto ceto medio impiegatizio, una significativa
rappresentanza di lavoratori autonomi e commercianti. E' quasi del
tutto assente la borghesia alta e medio-alta, che invece nei movimenti
fascisti aveva un certo peso.
Quali sono le formazioni più importanti classificabili come
neopopuliste, a parte la Fpö, nei paesi dell'Unione Europea?
Questa categoria è piuttosto controversa, per cui l'inclusione di
alcuni partiti nel suo ambito risulta incerta o comunque solleva dei
problemi. In Germania l'unica forza sicuramente neopopulista sono i
Republikaner, ma la stessa Csu bavarese si mostra sensibile a
tematiche analoghe. In Danimarca ha una presenza significativa il
Partito del popolo, ex Partito del progresso, di Pia Kjaersgaard, che
è rappresentato anche nel Parlamento Europeo. Formazioni simili
esistono in altri paesi scandinavi, Svezia, Norvegia e Finlandia, dove
però ottengono risultati oscillanti, fra alti e bassi
Non esiste nessun partito neopopulista di rilievo nella penisola
iberica, mentre si discute molto sul Front national francese di
Jean-Marie Le Pen, che per alcuni versi può essere considerato il
progenitore di questa famiglia politica, mentre per altri si presenta
ancora come una formazione di matrice neofascista. Più vicino al
modello ideale appare il movimento guidato dall'ex lepenista Bruno
Mégret, che però non si è ancora affermato. In Svizzera troviamo
l'Unione del centro di Christoph Blocher. E in Belgio c'è il Vlaams
blok, forse la seconda forza politica neopopulista europea per
consistenza percentuale, dopo la Fpö, che però è un partito
esclusivamente fiammingo, inesistente nel resto del paese, e per
questo assume posizioni etniciste e secessioniste di gran lunga più
accentuate rispetto al leghismo italiano.
Dunque il leader neopopulista del nostro paese è Umberto Bossi.
L'ascesa della Lega Nord dimostra indubbiamente la capacità di
penetrazione delle tematiche neopopuliste in Italia. Ma tra gli
studiosi si è discusso su altre manifestazioni del medesimo fenomeno
in ambiti diversi, sia per quanto riguarda alcuni aspetti di Forza
Italia, sia in riferimento all'emersione di personaggi come Leoluca
Orlando e Antonio Di Pietro.
Torniamo alla Fpö e approfondiamone la storia.
E' una vicenda complessa. Originariamente nasce in alternativa ai due
grandi partiti dominanti nell'Austria del dopoguerra, i
socialdemocratici della Spö e i popolari (democristiani) della Övp.
Si tratta di una forza di indipendenti che vuole traghettare sulla
nuova scena politica la corrente tedesco-nazionale, cioè favorevole
all'assorbimento di Vienna in un grande Stato tedesco, che era stata
coinvolta pesantemente, dopo l'Anschluss con la Germania, nel disastro
del Terzo Reich.
Successivamente si forma la vera e propria Fpö, sigla traducibile
più correttamente come "partito della libertà" piuttosto
che come "partito liberale". Il suo scopo, prima
dell'avvento di Haider, è soprattutto affermarsi come ago della
bilancia tra i due partiti maggiori.
Una manovra in parte riuscita, se non sbaglio.
In effetti, a partire dagli anni Sessanta, la Fpö dà più volte il
suo sostegno a compagini governative. E a chiederne la collaborazione
sono molto più i socialisti che i democristiani, benché tra i
"liberali" austriaci siano piuttosto numerosi gli ex
appartenenti alle Ss o al movimento nazionalsocialista. Peraltro
l'inserimento nell'area di governo danneggia la Fpö, perché le
toglie la sua arma polemica più efficace, cioè la contestazione del
fitto sistema di spartizione e lottizzazione tra Spö e Övp che
avvolge e condiziona in Austria tutta la vita pubblica. Ne conseguono
quindi risultati elettorali molto deludenti.

Poi però arriva Haider...
La sua ascesa alla guida del partito risale al 1986. Da quel momento
la Fpö, senza alcuna particolare revisione ideologica, riprende a
cavalcare con estremo vigore la protesta contro le degenerazioni
statalistiche e spartitorie del sistema di potere austriaco. Più
tardi Haider dichiara superato il vecchio riferimento
tedesco-nazionale e rivendica l'identità specifica dell'Austria come
piccola patria da difendere. Così la Fpö passa di successo in
successo, fino a superare la Övp, nell'ottobre 1999, e a insediarsi
al secondo posto nel Parlamento nazionale con circa il 27% dei voti.
Un risultato che porta all'entrata nel governo in una coalizione con i
popolari.
Quanto ha pesato, nel successo della Fpö, la mancata
denazificazione dell'Austria dopo la guerra?
Più che altro ha pesato alle origini, poiché buona parte del gruppo
dirigente aveva aderito al regime del Terzo Reich. Ma di recente
Haider è stato molto attento a tenere le distanze dalle tentazioni
nostalgiche. Ed ha anche criticato la posizione di comodo assunta
dagli austriaci, che dopo la guerra si proclamarono le prime vittime
di Hitler, senza alcun esame di coscienza sul vasto consenso raccolto
nel paese dai nazionalsocialisti. Pur affermando che bisogna prima di
tutto guardare al futuro, il leader della Fpö ha detto che occorre
rinunciare alla finzione di un'assoluta innocenza austriaca. E ha
contribuito alla decisione di risarcire i lavoratori stranieri
deportati in Austria durante la guerra.
Che rilievo ha il tema dell'immigrazione nei programmi dei partiti
neopopulisti?
In generale si tratta di un argomento centrale nella percezione di
molti cittadini europei, che le forze tradizionali, anche quelle
conservatrici, hanno affrontato fino a tempi piuttosto recenti con
notevole riluttanza, per timore di essere accusate di xenofobia. Si è
quindi creato uno spazio politico piuttosto vasto, in cui i partiti
neopopulisti hanno potuto insediarsi comodamente, senza incontrare
quasi nessuna concorrenza.
Va notato però che la Fpö, tra i movimenti di quest'area, non è
certo il più accanito contro gli immigrati. Dai sondaggi risulta che
gli elettori di Haider solo in alcune fasi hanno indicato come i
problemi più gravi l'immigrazione e la criminalità: molto più
elevata e costante risulta invece la loro paura della disoccupazione
per gli effetti incontrollati dell'economia globale. Del resto la
legislazione austriaca sull'immigrazione era già una delle più
restrittive, a livello europeo, ben prima che la Fpö giungesse al
governo.
Articoli collegati:
Jörg e i suoi fratelli
La Fpö dalla protesta al populismo
di destra
Itinerario/Dicono di lui
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista cliccando qui
Archivio
Attualita' |