I
lettori scrivono
Da: Giada Bigetti <gibiget@tin.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Mercoledì, 1 novembre 2000 22:42
Oggetto:Uguaglianza
e globalizzazione
Oggi più che mai "uguaglianza" è un concetto fittizio.
Parlare di uguaglianza (senza specificare quale è il contenuto di
questa acclarata uguaglianza: politico? economico? culturale?) è un
parlare a vanvera, uno sproloquiare. Da tutti i punti di vista (ad
eccezione del fatto di essere entrambe "umane"... ma che
magra consolazione!) io non sono "uguale" alla ricchissima e
famosissima attrice holliwoodiana: lei è libera di fare tutto quello
che vuole (ha i soldi: se decide una mattina di partire per un viaggio
intergalattico, e se non è impegnata con il suo lavoro, prende e
parte, chi glie lo può impedire, basta che metta mano al suo conto in
banca...), io non posso fare tutto quello che voglio, perché non ho i
mezzi materiali per farlo, e così il bambino del Bangladesh, del
Ruanda, delle favelas brasiliane.
Tutti sono uguali a tutti, ma in che senso? Nel senso che tutti
possediamo (almeno potenzialmente) le medesime capacità cognitive?
Tutti abbiamo diritto allo stesso modo di vivere una vita decorosa,
eccetera, eccetera, come recitano le principali Carte dei diritti
dell'uomo? Sì, in teoria, è giustissimo. In teoria il bambino dal
ventre gonfio e le gambe scarnificate della Somalia è
"uguale" al figlio del pricipe macchenesoio. Ma nei fatti,
l'uno è agli antipodi dell'altro per quanto riguardava stile di vita,
livello di alfabetizzazione, aspettative per il futuro... Ripeto:
siamo tutti uguali, ovvero siamo tutti esseri umani, creature in carne
ed ossa, con un cervello, tutti abbiamo pressappoco le medesime
fattezze fisiche, e, forse, le medesime aspirazioni: condurre una
esistenza decorosa e non continuamente minata dagli spettri
dell'indigenza. L'uguaglianza si ferma qui, però, perchè quando
passiamo a considerare l'effettivo concretizzarsi di queste
aspirazioni... bhè, a questo punto entrano in gioco una pluralità di
fattori che contraddicono clamorosamente il tanto sbandierato
principio di uguaglianza.
Non sono una "materialista". E' l'evidenza scchiacciante dei
fatti che parlo, io mi limito a raccogliere questi brandelli di
verità. Finché la divaricazione tra ricchi (ricchissimi) e poveri
(poverissimi) continuerà ad accrescersi, e si accrescerà nei
prossimi anni sempre di più, perché questo è lo spirito puro e
semplice della "globalizzazione", finchè la distanza tra
chi ha (i mezzi per vivere, e non soltanto sopravvivere) e chi non ha
continuerà ad ampliarsi, allora il concetto di uguaglianza e quello
di libertà saranno concetti "monchi", privi di un reale
fondamento, astrazione al massimo livello, baluardi della propaganda
di uomini politici privi di scrupoli, illusioni grandi quanto le
effettive, concretissime disuguaglianze di cui il nostro pianeta è
saturo.
Scusate se mi sono così dilungata, ma il tema delle
uguaglianze-disuguaglianze mi è davvero a cuore.
Giada Bigetti
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