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Diario da Kisangani



Paola Damiani



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Il Ruanda nell'immaginario collettivo significa l'orrore dello sterminio per quanti non hanno vissuto al tempo della shoah. La televisione ha documentato per le ultime generazioni il conflitto fra le etnie Tutsi e Hutu esploso nel 1994 e che in poco tempo ha assunto le dimensioni di un genocidio. Il documentario "Diario da Kisangani" di Hubert Sauper è una drammatica testimonianza del destino di un gruppo di profughi hutu sbandati nella foresta zairese e andrà in onda mercoledì 1 novembre alle 23.20 all'interno di C'era una volta, il programma di Silvestro Sasso e Pier Giuseppe Murgia.

Dopo lo sterminio di più di mezzo milione di Tutsi, gli Hutu sono fuggiti dal loro paese rifugiandosi nel vicino Zaire. L'esercito ruandese tutsi li ha inseguiti e attaccati nei campi profughi al confine tra i due paesi.


La condizione di rifugiato è una tragedia mondiale, l'esodo di questo popolo coinvolge fra i 23 e i 37 milioni di persone, di cui 12 milioni sono bambini. L'Europa cerca di fronteggiare gli arrivi con un'organizzazione che fino ad ora ha dato una discreta prova . Molto più difficile è aiutare i profughi ruandesi sparsi in 14 paesi africani, molti dei quali dilaniati dalla guerra e con una parte della popolazione in fuga.

L'Alto commissariato per i rifugiati politici della Nazioni Unite, alla cui guida tre giorni fa è stato nominato Ruud Lubbers, è l'organismo internazionale che si fa carico di monitorare e tutelare situazioni a estremo rischio come queste. L'attività dell'Alto commissariato è documentata al sito www.unhcr.ch 

C'era una volta continua ad indagare sul divario fra il nord e il sud del mondo, anche se al momento è costretta a farlo relegata in un fascia oraria punitiva, l'unica che la Rai riserva alle inchieste, all'approfondimento, ma anche all'intrattenimento di qualità, mentre la prima serata resta il luogo prediletto del disimpegno in una perversa rincorsa con la televisione commerciale.

Nel dicembre scorso il presidente del Consiglio Giuliano Amato lamentava che la cultura in televisione occupa una fascia orararia "più adatta ai film porno" e Caffè Europa in quell'occasione ha raccolto le opinioni di Renato Parascandolo, responsabile di Rai Educational, che reputava un vero spreco la scelta di produrre programmi di qualità e di trasmetterli poi ad orari impossibili (vedi articoli collegati). Purtroppo però è cominciata un'altra stagione televisiva senza il minimo segnale di cambiamento.


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