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Da: san_giuseppe <san_giuseppe@libero.it
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Mercoledì, 25 ottobre 2000 3:40
Oggetto: Articolo Michael Walzer



Vorrei dire qualcosa circa l'articolo di Walzer. Prima di tutto, una domanda:

l'argomento trattato, rientra (o può rientrare) a pieno titolo nei problemi legati alla globalizzazione economica (attuale, visto che per alcuni, tra cui Todorov, nacque con la scoperta dell'America) e con tutti i problemi ad essa relativi: di esclusione, inclusione, disoccupazione, flessibilità, ecc.?

Ho trovato l'articolo molto interessante, anche se ritengo che si tenda sempre (forse per storica abitudine) a rimuovere (incosapevolmente o meno) cause e concause che potrebbero essere determinanti. E' appunto L'ECONOMICO (scusate se alzo la voce) che viene poco considerato. Chi ha posto le domande al professore, ad un certo punto ha accennato alle "lineette" sui termini legati all'appartenenza etnica, che non fanno capire però se tendono a separare o a unire. Si tratta di un "gioco" sintattico o semantico?

Non potremmo comunque tentare di usare le lineette anche per altri fattori, che so, anche quelli economici? Ad esempio per l'esclusione e per l'inclusione? Inclusione-esclusione quindi. Credo che negli USA, più di ogni altro paese che si professi democratico, si dovrebbe ragionare in tali termini. Non si capisce più infatti dove inizi l'esclusione e dove l'inclusione. Risulta essere il paese col numero più alto di carcerati, il paese dove migliaia di lavoratori (emigranti e non), grazie alla cosiddetta new-economy non hanno più un tetto per dormire, il paese dove l'assistenza medica è carente (sembra proprio che ci si debba associare come cattolico od ebreo per risultare persone fisiche?), i lavori sono sempre più flessibili (duri) e sottopagati, citerei ancora dell'altro su questo paese che detta (e anticipa) le politiche al di fuori dei suoi confini.

Quello su cui vorrei far riflettere è il fatto che la stessa inclusione può risultare deleteria, al punto da scardinarne il significato e approssimarla all'esclusione. Come disse Ken Loach a proposito di un film, negli USA gli immigrati sono inclusi nel lavoro, ma esclusi dalla società. Credo perciò che anche su questi termini (economici) vada affrontato il dibattito.

Cordiali saluti

Risponde Giancarlo Bosetti, direttore di Caffè Europa:

All'anonimo lettore posso rispondere semplicemente che certo, sì, il problema riguarda la globalizzazione economica che sta accelerando processi di addensamento della popolazione nelle metropoli del terzo mondo, dove le condizioni diventano rapidamente più insostenibili e disperate di quando quei popoli erano distribuiti nelle campagne.

Quanto al "trattino" degli americani suggerisco al lettore di cercare un bel saggio dello stesso Michael Walzer, "Che cosa significa essere americani", pubblicato qualche anno fa da Marsilio e curato da Nadia Urbinati. Ci troverà qualche risposta e magari qualche nuova domanda.

Giancarlo Bosetti



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