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Da: giacomo <giacomo@wamani.wamani.apc.org
A: Caffeeuropa <caffeeuropa@caffeeuropa.it
Data: Lunedì, 23 ottobre 2000 19:47
Oggetto:Calamai fu uno, Consoli e Carrara erano tutti



Scoprire Caffeeuropa nella rete é stato propio trovare un posto interesante per chi, come me, ogni tanto gira attraverso la Internet alla ricerca di qualcosa di nuovo. Cercare Enrico Calamai é stato piú semplice, non é questo il posto in cui raccontare come giacché puó non interessare a tutti.

Quello che puó servire ancora un pó di piú é sapere che, come dice il titolo Calamai fu uno che rinchiudeva in se stesso al Di Benedetto di cui parla nell'intervista, altri compagni alcuni socialisti, altri comunisti, qualche anarchico, perfino alcuno che con tanti di quei anni passati in Argentina é diventato peronista. Insomma persone ed ideologie che come in tutte queste scienze, che prima di esserlo furono passioni, lotte, vita e sacrificio.

Casali e Carrara erano tutti. Tutti quelli italiani che avevano fatto dell'Etiopia un'Abisinia, italiani del fascio, coraggiosi ragazzi delle managanelle, degli industriali che rimpatriavano capitali in Italia, per la crescita della Patria in tanto tanti altri connazionali soffrivano e diventavano piú poveri. Orgogliosi italiani che hanno "sguinzagliato tutte le sue conoscenze, nel giro di venti giorni hanno scoperto in che campo era rinchiuso, uno degli oltre 300 aperti in quel momento. Dopo venti giorni di sequestro Marco è stato riconosciuto prigioniero politico e trasferito in un carcere "di superficie" (Paola Bechis); mentre queste conoscenze non hanno fatto niente per quelli, di cui Marco ancora oggi deve ricordare i nomi, perche quelle cose non vanno mai al "dimenticatoio". Orgogliosi italiani come alcun maturando della Cristoforo Colombo (scuola italiana in Argentina, dedicata ai figli di grandi industriali e funzionari dello Stato Italiano all'Estero) che per sfuggire della tortura, ricordó aver "diritto" a due telefonate (una alla Techint dei fratelli Rocca, ed un'altra al rappresentante del Papa) e la libertá in 48 ore, hanno "venduto" indirizzi, nomi, luoghi di lavoro ai boia.

Casali e Carrara erano tutti. Erano Andreotti che si passegiava con l'ammiraglio Massera, responsabile ideologico e politico del piú grande genocidio che ne abbia vissuto l'America Latina. Casali e Carrara erano tutti. Era la chiesa italiana che ricevete Videla per l'intronizzazione del "mai papa" Giovanpaolo 1. Chiesa romana, cattolica e ortodossa che oggi nega aver protteto ai fucili della dittatura. Casali e Carrara erano tutti. Quelli italiani che facevano dell'essilio una distinzione tra latinoamericani, tra cileni, uruguaiani ed argentini.

Casali e Carrara sono tutti quelli che hanno fatto sfuggire a Olivera, e che a tanti italiani non fa vergogna, come non fu vergogna Kappler. Olivera non é un problema loro.

Calamai era uno che assieme a Filippo Di Benedetto in Argentina, ai fratelli Pajetta, Lelio Basso e sua moglie, Saverio Tutino di Repubblica e tanti altri militanti italiani (democristiani, socialisti o comunisti) che dei diritti umani facevano una lotta di ogni giorno, in una Italia che delle volte era molto rossa di fuori, bianca di dentro e con i semi neri.

Ne ho vissuto circa 90 giorni nascosto nel Consolato a Buenos Aires, dormendo per terra in un sacco a pelo, ma vivo; siamo usciti dal aeroporto di Buenos Aires come é stato raccontato timidamente alla RAI; con tanti compagni -alcuni tornati da anni in Argentina e altri che rimangono in Italia- abbiamo fatto tutto quello che c'é stato possibile dal CAFRA (Comitato Antifascista della Repubblica Argentina) nella sede di Via dei Serpenti a Roma, per ritrovare un'altra volta la democrazia in Argentina.

Sono ancora vivo, abito in Argentina, un paese i cui governanti hanno "perdonato", non ho rabbia, mi mancano compagni ed amici di "un'altra vita", sono diventato un libero proffesionista, sono ancora un militante, come tanti voglio giustizia e i Casali e Carrara moderni me l'hanno negata.

Grazie.

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Giacomo Camarda
giacomo@wamani.apc.org
 
Buenos Aires - ARGENTINA
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