I
lettori scrivono
Da: <guest@internetcafe.it>
A: <caffeeuropa@clarence.com>
Data: Domenica, 8 ottobre 2000
Oggetto: Intervista
a Massimo Carlotto
Cara Paola Casella,
ho trovato molto interessante l'intervista a Massimo Carlotto, che
avevo già avuto modo di conoscere anche oltre i suoi scritti e che si
conferma persona dotata di un attegiamento "militante" verso
il mondo ed i suoi sfasci (uno per tutti: la vergognosa sentenza
romana di qualche giorno fa sui generali argentini che ha rimesso in
libertà un losco torturatore già condannato dal suo paese per un
problema di documenti falsi e di traduttori incapaci, roba degna di
una repubblica delle banane o di un paese da operetta).
Nell'apprezzare ancora una volta il lavoro svolto da Lei e da Voi di
Caffè Europa (una delle poche finestre veramente indipendenti e
libere che mi capita di riuscire a leggere) volevo osservare che forse
nell'intervista avrebbe dovuto chiarire meglio al lettore medio (ma
Caffè Europa ha un lettore medio?) che la scuola di fumetti argentina
e sudamericana (Munhoz e Sampaho, Battaglia, Buzzati, Breccia) è
stata una delle più feconde e creative degli anni 60/70, distrutta
dalla censura dei generali golpisti e del potere (quasi tutti gli
autori citati sono dovuti emigrare o abbandonare la professione).
E' avvenuto lì - fatte le debite proporzioni - quello che è successo
qui da noi agli inizi degli anni '90: la satira italiana dei tempi di
Tango e Cuore (dieci anni fa attivissima e fortemente critica, Cuore
arrivò quasi a duecentomila copie) è stata completamente smontata,
per finire ora sulla Stampa o il Giornale, con buona pace di noi
campeggiatori delle feste di Cuore, in quel di Montecchio dell'Emilia,
persi fra piade e zanzare.
In ogni caso Voi continuate così, e noi (parlo non solo per me, ma
per molti miei amici, per fortuna), continueremo a leggerVi.
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