I
lettori scrivono
Da: PIERLUIGI TOLARDO <ptolard@tin.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Lunedì, 25 settembre 2000 16:10
Oggetto: Su
articolo Il Grande fratello
L'articolo di Erbani non mi è piaciuto perchè ne ricavo una certa
disinformazione sulle reazioni di parte cattolica a "Il Grande
Fratello". Da una parte è vero che nè Formigoni nè Cesana lo
hanno "anatemizzato" e mi sarei stupito anch'io del
contrario visto l'attuale feeling con il Cavaliere. Fortunatamente la
Chiesa e il mondo cattolico non sono solo loro. Ricordo la
dichiarazione di Mons.Riboldi che ha fatto notare che i ragazzi che
svendono la loro intimità e libertà non andranno neanche a Messa la
Domenica e poi il Forum, pubblicato da Avvenire, fra il Card.Tonini e
Fedele Confalonieri dove il Cardinale gliele ha cantate chiare e
"Fidel"non solo non ha saputo dire niente ma ha anche
promesso che il Grande Fratello non sarebbe stato programmato nella
fascia di rispetto dei minori, promessa puntualmente smentita dai
fatti ma che, forse, metterà in guardia la gerarchia ecclesiastica
dal fidarsi troppo delle promesse del Polo.
Il commento più bello è quello pieno di ironia di Don Giuseppe
Cacciami, componente del Consiglio d'Amministrazione di Avvenire,
fondatore del Sir (agenzia di informazione legata ai Vescovi) che è
anche uno dei pochi a notare che gli sventurati non hanno portato con
sè neanche un libro. Non credo poi che moltissimi giovani del Meeting
vedranno le moltissime puntate del Grande Fratello, come la maggior
parte dei loro coetanei, non ciellini, si annoieranno prima.
Grazie per l'attenzione.
Pierluigi Tolardo, Novara.
Risponde Francesco Erbani:
Gentile Tolardo,
la ringrazio per il tono molto civile della sua replica alla mia
lettera (non era un articolo). Quando deploravo il silenzio delle
gerarchie ecclesiastiche di fronte al "Grande fratello" non
potevo riferirmi al cardinale Ersilio Tonini o a Mons. Antonio Riboldi,
eminenti prelati e osservatori attenti della realtà. Occorre fare
nomi e cognomi per precisare che il rilievo si appuntava a quegli
esponenti della gerarchia che misurano la legittimità di ogni
accadimento umano (dalla biotecnologia alla libertà sessuale) con il
metro esclusivo dell'etica cattolica? Se occorre, eccoli: il cardinale
Joseph Ratzinger, il cardinale Camillo Ruini, il cardinale Giacomo
Biffi (solo per indicare i nomi di tre eminenze fra le più loquaci
negli ultimi tempi).
Il senso vero della mia osservazione è che nei settori del mondo
cattolico che guardano al centrodestra vige una patente
contraddizione. So benissimo, caro amico, che non solo il mondo
cattolico, ma la stessa Chiesa cattolica sono entità plurali e so che
entrambi non esprimono che giudizi plurali. Ma io ho fatto, per quanto
possibile, nomi e cognomi per evidenziare che da quella parte del
mondo cattolico composta dal presidente della Regione Lombardia, ex
leader di Cl, dagli attuali massimi esponenti organizzativi e
spirituali di quel movimento, fino ai vertici della Compagnia delle
Opere, e al segretario del Cdu, allievo prediletto di Augusto Del
Noce, non sono arrivate osservazioni circa la compatibilità morale
fra la dottrina della Chiesa e la pratica di un buon cattolico, da una
parte, e i valori che esprime una trasmissione come il "Grande
fratello", dall'altra.
A me, laico e non credente, il "Grande fratello" non fa,
semplicemente, nessun effetto da questo punto di vista (da altri punti
di vista sì, eccome). Ma ad un cattolico forgiato nello stampo che ho
descritto dovrebbe farne. Il motivo per cui un cattolico così
l'effetto se lo tiene per sé mi è chiaro e risale all'impossibilità
di domandarsi su quali basi possa reggersi un'alleanza tanto stretta e
in condizioni di tale subordinazione con il cavalier Berlusconi. Da
tutto ciò ricavo l'impressione che il richiamo ai valori cristiani,
così incessantemente ascoltato in queste ultime settimane, contenga
qualcosa di molto temporale, di molto contingente e di molto
propagandistico.
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