I
lettori scrivono
Da: massimiliano frascino <mfrascin@mare.gol.grosseto.it>
A: <caffeeuropa@caffeeuropa.it>
Data: Sabato, 9 settembre 2000 5:39
Oggetto:Ciò
che i DS dovrebbero diventare
Caro Salvati,
sono un lettore della prima ora di Reset e di Caffè Europa, nonchè
dei suoi editoriali su L'Unità. Premetto che sono un iscritto ai Ds e
consigliere comunale nella mia città, Grosseto. Mi piace leggere i
suoi articoli perchè trovo il suo criterio di analisi politica
estremamente razionale ed innovativo nei contenuti.
Sono quasi sempre d'accordo con quel che sostiene rispetto a ciò che
i Ds dovrebbero diventare (per sintetizzare, il concetto della
sinistra che attrae i voti di centro), un po' meno sul percorso
individuato. Io trovo che la strada "ulivista" pecchi di
un'ambiguità di fondo. L'Ulivo è un 'alleanza temporanea fra forze
affini ma in competizione interna fra loro, in attesa che si
ridefiniscano equilibri e rapporti di forza. Pensare ad una nuova
forza politica (L'ulivo partito?) che ricongiunga i vari riformismi è
a mio modesto avviso utopistico.
Sdi, Pri, Ppi, Ds, Verdi, RI e anche RC (ad abundantiam!!) non
rinunceranno mai alla propria "autonomia", che è la
migliore garanzia di autoconservazione per le rispettive elìte
politiche. Se l'Ulivo partito nascesse, sarebbe semplicemente una
sommatoriadi gruppi dirigenti con un rimescolamento delle carte,
qualche morto ammazzato e qualche cooptato. Io sono convinto che si
debba partire dai Ds, che hanno un milione di difetti, ma che
esistono, hanno una base e trasmettono ancora cultura politica. Dagli
8 anni di esperienza politica sul campo che ho maturato - e che non
sono molti, lo ammetto - ho capito che per cambiare le cose bisogna
che un gruppo dirigente innovativo (non semplicemente nuovo)
"faccia fuori" quello conservatore, e lo sostituisca nel
comando.
Per semplificare penso che i Ds, diventando quello che lei con grande
chiarezza descrive (e non mi dilungo, per esigenze di brevità),
devono battere sui contenuti e sul piano del consenso le altre elìtes
della sinistra, attraendone i voti e facendo venire meno così
l'esistenza di tanti piccoli partiti (a proposito, condivido
pienamente l'ipotesi maggioritaria). Mi rendo conto che per fare
questo bisognerebbe prima fare chiarezza in casa nostra e, a mio
parere, sostituire buona parte dell'attuale gruppo dirigente. E su
questo potremmo discutere all'infiito.
Comunque sia bisogna muoversi, cominciando una sana e trasparente
battaglia politica interna (come in inghilterra e germania, almeno),
dopodichè - spero - la sinistra riformista socialista potrà ambire
ad ottenere da sola il 40% dei consensi.
Un saluto affettuoso,
Massimiliano Frascino
Risponde Michele Salvati:
Caro Frascino,
vengo subito al punto. Sei impietoso con le mie ultime illusioni
uliviste, ma credo che tu abbia ragione. E va bene, concentriamoci su
una “sana e trasparente battaglia politica interna” al partito,
come tu dici. Rimane però sempre aperto il problema cui l’Ulivo
tentava di dare una risposta: in un contesto bipolare (spero che
almeno questo rimanga) chi farà il “dirimpettaio” di Berlusconi,
o in generale del centro-destra? Qual è quel raggruppamento il cui
leader è “naturalmente” il candidato premier?
Vogliamo continuare con le storie un po’ imbarazzanti cui assistiamo
in questi giorni (Amato, Rutelli)? Vogliamo delegare in permanenza
altri soggetti politici a rappresentare il “centro che guarda a
sinistra”? E se così avviene, non c’è il rischio che i DS siamo
catturati dalla sinistra interna e che le posizioni innovative e
riformiste siano permanentemente minoritarie ?
Ma di questi problemi discuteremo un’altra volta.
Tuo Michele Salvati
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