Reset/Cattolicesimo, la religione di un terzo
di noi
Enzo Pace*
1. Sotto mentite spoglie
Il 90% degli italiani si dichiara ancor oggi cattolico (Cesareo et al.,
1995). Molti indicatori sembrano confermare questaffermazione: la stragrande
maggioranza fa battezzare i figli in chiesa, li manda a catechismo e li incoraggia sino
alla soglia della maggiore età a frequentare lora di religione cattolica nelle
scuole pubbliche. Tutto ciò sembra speculare alla grande ripresa dinfluenza della
Chiesa cattolica nella sfera pubblica e sociale. Forte ancora di un apparato organizzativo
diffuso su tutto il territorio nazionale, la Chiesa appare in grado di mantenere le
tradizionali posizioni del passato: 26.000 parrocchie e circa 20.000 sacerdoti (un prete
ogni 2.100 abitanti), più la consistente forza rappresentata dalle 134.000 suore e dai
278.000 religiosi possono ancora dare lidea di unorganizzazione articolata e
possente. Tuttavia, se appoggiamo su questa realtà la lente dingrandimento
dellanalisi sociologica, scopriamo che i grandi numeri celano non piccole incertezze
(Garelli, 1996; Brunetta, Garelli, Pace, 1991). Le incertezze, in prospettiva, sembrano
aumentare, se solo riflettiamo sul fatto che linvecchiamento del clero è destinato
ad aumentare (già oggi il 48% dei preti ha più di sessanta anni) e che il tasso di
ricambio (andamento delle vocazioni e delle ordinazioni, al saldo degli abbandoni) non
consente di rimpiazzare nelle parrocchie e nelle molteplici realtà sociali e educative
gestite dalla Chiesa (scuole confessionali, catechesi di massa nelle parrocchie, dirigenza
spirituale delle varie associazioni laicali e perfino quadri di docenti dei seminari di
teologia) tempestivamente le perdite fisiologiche di sacerdoti e di religiose o religiosi.
Tantè che già oggi sono presenti circa 1.800 sacerdoti, provenienti in grande
maggioranza dallAsia e dellAfrica, i quali affiancano vecchi parroci o
sostituiscono quelli italiani che mancano; con intuibili problemi di integrazione - e in
qualche caso di comprensione linguistica - fra queste persone e i parrocchiani. Insomma
unavanguardia di nuove forze sacerdotali che in prospettiva disegna una chiesa
nazionale multietnica e multiculturale.
Allo stesso modo il ritorno della Chiesa nella sfera pubblica - dopo
una breve parentesi legata al crollo della Democrazia cristiana, crollo che avrebbe potuto
coinvolgere anche la fiducia degli italiani nella Chiesa per lappoggio conferito al
partito di maggioranza relativa - può essere letto sia come una nuova fase
degemonia cattolica nella società italiana che come un estremo tentativo compiuto
dalle istituzioni ecclesiastiche in tutte le sue articolazioni di frenare il processo di
secolarizzazione delle coscienze che continua ad avanzare seppur in forme nuove e
inattese. La scommessa che la Chiesa ha fatto nel momento in cui la Democrazia cristiana
è venuta meno è stata quella di ricostituire il suo patrimonio simbolico che rischiava
di andare dilapidato dai "suoi figli degeneri" che militavano nel partito dei
cattolici. Lo ha fatto accreditandosi come depositaria suprema dei valori fondamentali che
stanno alla base dellidentità nazionale. La prova del fuoco, come si ricorderà,
cè quando le autorità della Gerarchia cattolica si sono pronunciate con forza
contro i propositi secessionisti della Lega Nord (Diamanti, 1993; Pace, 1997). E in
quel momento che la Chiesa italiana ha potuto ergersi a paladino dellunità
nazionale, rinforzando lidea che molti italiani hanno - ormai con una ripetizione
costante del dato nel tempo: il 60% dichiara davere fiducia nella chiesa, subito
dopo la famiglia, le forze dellordine e la scuola - e cioè che la Chiesa sia in
qualche modo la depositaria della memoria collettiva della nazione, svolgendo una funzione
sociale giudicata positiva dalla maggioranza degli italiani negli interstizi
dellemarginazione, attraverso allopera del volontariato.
Su quali forze listituzione ecclesiastica però può
effettivamente contare? Di là dal largo consenso sociale di cui gode, come si configura
ladesione effettiva degli italiani alla religione-di-chiesa cattolica? Per dirla in
modo ellittico si potrebbe affermare che siamo di fronte ad una religione di "un
terzo", se prendiamo in considerazione tre semplici, ma significativi indicatori: il
30% va a messa ogni Domenica, il 12% si accosta al sacramento della confessione e
l8% milita attivamente in gruppi e associazioni di matrice cattolica. Cè
invece un numero crescente di persone che tendono a "mettersi in proprio" in
materia religiosa, pur non rifiutando lidea che le proprie matrici culturali - la
religione di nascita, come diceva Troeltsch (Troeltsch, 1945) - siano nel cattolicesimo.
Dunque, sotto le mentite spoglie di un unanimismo religioso
(cattolico), il panorama socio-religioso muta. Vediamo allora quali sono i processi in
atto.
2. La modernità religiosa italiana: primo, scegliere di credere.
Il fatto che lappartenenza in senso stretto alla Chiesa cattolica
tenda a ridursi comporta laumento di un fenomeno relativamente nuovo nel panorama
religioso italiano: sempre più si sceglie di credere. Cambiano le coordinate della
mappa cognitiva delle persone nei confronti della religione. Il bisogno di credere o la
domanda di spiritualità è reinterpretato secondo criteri e schemi dazione non più
direttamente influenzati e influenzabili dalla religione di "nascita" (Chiesa
cattolica). Lindividuo invece di riconoscersi completamente nella mappa scritta e
tramandata di generazione in generazione da una sapiente istituzione di salvezza come la
Chiesa tende sempre più a tracciare "con le proprie mani" i meridiani e i
paralleli di una nuova mappa del credere, linee ideali che non coincidono più
perfettamente con quelle tradizionalmente indicate dalla Chiesa. Sono gli individui più
che listituzione di salvezza che si sforzano di trovare un orientamento - una
bussola - ai nuovi itinerari della ricerca spirituale.
A volte lorientamento è rivolto verso "oriente", altre
volte verso la memoria pagana e magica: lattenzione per il mondo religioso orientale
e il recupero di credenze da sempre mal tollerate dalla Chiesa che rinviano al mondo del
magico e dellesoterico sono due dei tanti possibili esiti di questo disegno "a
mano libera", non più eterodiretto in materia di credenze. Due esempi possono dare
conforto a quanto appena detto. Solo dodici italiani su 100 sono disposti a sottoscrivere
laffermazione secondo la quale "la religione vera è una sola e tutte le altre
sono false", mentre trenta su cento pensa che la verità non sia in una sola
religione, ma sparsa anche nelle altre, tantè che il 60% degli stessi immagina una
religione nel futuro che sappia ricomporre elementi di verità che provengono
rispettivamente dal cristianesimo, dallebraismo, dallislam, dal buddhismo e
così via.
Ciò sta ad indicare che la tenuta dei confini simbolici del sistema di
credenza cattolico si è fortemente indebolita. Tantè che - ed è questo il secondo
elemento di valutazione significativo - la credenza nella reincarnazione - notoriamente
non al centro della dottrina cattolica sul destino salvifico dellessere umano - è
assunta mediamente da quattro italiani su 100, con un picco del 5,4% presso le coorti
giovanili dei 18-21 anni detà (Cesareo et al., 1995).
Scegliere di credere significa inoltre lincremento del fenomeno
delle conversioni. Un fenomeno che negli Stati Uniti dAmerica ha conosciuto negli
ultimi venti anni una impennata notevole. Si tratta del fenomeno dei born-again
(dei rinati alla fede). Jimmy Carter, presidente degli Stati Uniti, amava proclamarsi un
"rinato alla fede", quale segno di simpatia verso tutti quei movimenti di
risveglio evangelico e anche di tipo fondamentalista che sono stati molto attivi fra il
1979 e il 1989.
Nel caso italiano esiste un fenomeno analogo ?. Certamente sì, se
guardiamo con attenzione a quanto accade fuori e dentro il mondo cattolico. Infatti
assistiamo, da un lato, a processi di riscoperta di persone adulte della propria fede di
nascita e, dallaltro, a conversioni vere e proprie da una religione ad
unaltra.
Nel primo caso si tratta della crescita di movimenti spontanei in seno
al cattolicesimo, ma ormai consolidati perché presenti dagli inizi degli anni Settanta,
che si prefiggono di ridestare le coscienze assopite e di far ripercorrere a persone
adulte un cammino di ricerca religiosa e spirituale che era stato o abbandonato o ridotto
a pura routine rituale (la messa domenicale o poche cose in più di questo). Questi
movimento di risveglio sono presenti, innanzitutto, nella Chiesa cattolica e sono stati
ormai tutti riconosciuti e legittimati dallautorità ecclesiastica, anche se
allinizio non hanno avuto vita facile, proprio perché nati al di fuori dei percorsi
tradizionali che incanalavano e inquadravano il laicato cattolico (nelle associazioni o
nei gruppi parrocchiali). Ciò che caratterizza questi movimenti - di là dalle
particolarità dovute alla diverse biografie spirituali dei loro rispettivi fondatori - è
laccento posto sullimportanza che sia il soggetto a vivere direttamente e
immediatamente unesperienza religiosa allinterno di una comunità fraterna che
non necessariamente collima con i confini di una parrocchia. Essi sono movimenti
trasversali, dunque, sviluppatisi ai margini o al di fuori degli ambiti parrocchiali,
anche se poi essi hanno finito per trovare ospitalità nelle mura della parrocchia in
debito di persone attive e disponibili a rivitalizzare dal basso la vita della comunità.
Movimenti come quello dei Neo-catecumenali, dei Cursillos di cristianità, dei
Neo-pentecostali (ufficialmente Rinnovamento nello Spirito) e delle Comunità
dascolto aggregano persone che erano insoddisfatte in parte del tipo di religiosità
ufficiale e cercavano una spiritualità più intensa (Diotallevi, 1997). La gamma
attraverso cui si esprime tale spiritualità va dalle esperienze carismatiche alla lettura
radicale del testo biblico, dalla rifondazione di legami sociali ispirati alletica
della fraternità alla definizione di un nuovo impegno di proselitismo in una società
come quella italiana che è vista come terra di missione. Questi movimenti sono
socialmente invisibili, ma in realtà essi operano sotto traccia ricristianizzando dal
basso la realtà socio-religiosa. E tutto ciò fuori degli schemi del cattolico medio -
sociologico - che abbiamo conosciuto nel nostro Paese. Dunque, cattolici che
"rinascono alla fede" attraverso movimenti laicali, come in genere sono quelli
che abbiamo ricordato, nei quali si legge la Bibbia senza mediazioni ufficiali, si
inventano modalità di vivere la radicalità delle scelte evangeliche, si fa esperienza
dei carismi dello Spirito (dal parlare le lingue alla guarigione) e ci si esercita nella
speculazione sulla Fine dei Tempi, seguendo magari profeti non riconosciuti e
pranoterapeuti che si scoprono portatori di speciali doni divini.
Questo fenomeno interessa anche altri contesti religiosi: nel mondo
ebraico italiano, ad esempio, esiste un movimento ultraortodosso - quello dei Lubavitch -
che si sforza di riproporre integralmente gli elementi costitutivi dellidentità
religiosa andati perduti, secondo questo movimento, a causa dellassimilazione degli
ebrei agli stili di vita della società secolare. Allo stesso modo nel mondo variegato del
protestantesimo italiano, accanto alle chiese storiche dei luterani, dei valdesi e dei
metodisti, è in espansione un movimento carismatico - le Assemblee di Dio (Stretti, 1998)
- che oggi conta circa 150.000 fedeli e che attrae persone provenienti sia dallarea
protestante che da quella cattolica per il tipo di religiosità che esso propone:
esperienza diretta del sacro, scarso apparato dogmatico, poca istituzionalizzazione e
senso di fraternità dei legami sociali.
Convertirsi - e siamo al secondo caso - significa anche passare da un
universo religioso ad un altro. Il panorama religioso italiano sta diventando gradualmente
sempre più plurale. Cresce e si rende visibile lislam che annovera fra le sua fila
non solo donne e uomini giunti in Italia attraverso la catena migratoria, ma anche un
nucleo consistente di convertiti (circa 2.000) (Allievi, 1998). Si consolida la presenza
del buddhismo - con circa 50.000 aderenti - che ha successo fra persone di cultura
medio-alta e che rappresenta in assoluto uno dei fenomeni più significativi di
riorientamento della "bussola" religiosa verso "oriente" per una parte
- seppur minoritaria - degli italiani. Infine si amplia il reticolo dei gruppi
dellarea del New Age (Pace et al., 1999; Berzano, 1998) che elaborano vie dello
spirito - ascetiche o mistiche - le cui pietre miliari portano nomi diversi, in altri
termini, fuor di metafora, combinando elementi provenienti da tradizioni religiose diverse
(dalle religioni orientali al sapere magico, dalle psicotecniche alla numerologia): una self-spirituality
che sfugge a qualsiasi controllo dottrinario rigido e a qualsiasi forma
dorganizzazione istituzionalizzata del credere. Unarea questa che coinvolge
formalmente - nel senso di militanti effettivi, ma i simpatizzanti sono di gran di lunga
maggiori tenuto conto dei beni simbolici marcati New Age che vengono consumati - circa il
2% della popolazione italiana. Una percentuale questa non piccola, perfettamente in linea
con le percentuali fatte registrare da altri Paesi di tradizione pluralista consolidata
storicamente, come gli Stati Uniti, la Francia o la Germania. Convertirsi al credo del New
Age è evidentemente cosa diversa che passare allislam o partecipare ad un gruppo
carismatico che è integrato nel tessuto parrocchiale cattolico. Tuttavia in entrambi i
casi è la scelta di credere che una persona compie lelemento che li accomuna.
In una realtà socio-religiosa siffatta allora il fenomeno connesso ai
processi di conversione è, come abbiamo appena detto, la crescente pluralità delle
esperienze religiose che si traduce in una accentuata pluralità di visioni etiche e di
stili di vita differenziati.
3. Quale pluralismo?
Se siamo tutti cattolici allora, non lo siamo allo stesso modo.
Inoltre, anche se lo siamo, alcuni di noi lo sono senza chiesa, altri con la chiesa ma con
differenze dimpostazione del rapporto fra credere e appartenere. Infine, se non lo
siamo più o ci sentiamo relativamente distanti dalla religione di nascita e però non si
è spenta in noi la ricerca di senso religioso da conferire al nostro agire, possiamo
essere tentati di esplorare altre vie spirituali o abbracciandole decisamente oppure
facendole convivere in piena libertà con frammenti di simboli della nostra memoria
religiosa alimentata fin dallinfanzia dallambiente in cui siamo nati e
cresciuti. Insomma un sommarsi di storie individuali che non convergono in un unitario
sentire: il che spiega come mai, al di là delle dichiarazioni di rito - "siamo tutti
cattolici o quasi" - su vari e importanti ambiti e mondi della vita registriamo
puntualmente una differenziazione datteggiamenti e di comportamenti ampia.
Le scelte che compiamo in campo etico, economico e politico, solo per
citare tre mondi vitali fondamentali del nostro agire sociale, appaiono, infatti,
relativamente indipendenti rispetto a quello che presumiamo essere la visione religiosa
cattolica (Nesti, 1997). Il caso più evidente, se facciamo riferimento alla realtà del
cattolicesimo italiano, è rappresentato proprio dalle tematiche relative alletica
familiare e sessuale, sulle quali registriamo forti scollamenti degli italiani dagli
insegnamenti e dai precetti morali della Chiesa cattolica. Nella tabella che segue abbiamo
riportato alcuni indicatori significativi che illustrano, più di tanti discorsi, quanto
appena detto:
Tabella n. 1 Letica flessibile degli italiani (confronto fra la
media delle risposte del totale del campione con la media delle risposte del nucleo forte
dei cattolici - pari al 35% del campione totale -). (Numero totale del campione: 4.500).
Totale campione Cattolici osservanti
Non condanna i rapporti prematrimoniali |
69,0 |
55,8 |
Non condanna la libera convivenza |
64,6 |
51,6 |
Non condanna il divorzio |
62,9 |
49,8 |
Non condanna la masturbazione |
55,6 |
43,0 |
Favorevole o incerto al riconoscimento coppie omosessuali |
36.9 |
24,5 |
Non condanna esperienze omosessuali |
38,2 |
25,0 |
Laborto mai o solo in caso di pericolo per la vita della madre |
50.0 |
62,7 |
Laborto in caso di malformazione del feto o violenza carnale |
28,9 |
27,0 |
Favorevole allaborto anche in altri casi |
21,1 |
10,3 |
Contrario
ai metodi contraccettivi |
13,1 |
18,5 |
Ritiene che per essere buoni cattolici si debba seguire
linsegnamento della Chiesa in materia detica sessuale |
26,1 |
38,1 |
(fonte: Cesareo et al., 1995 e nostra elaborazione)
I dati si commentano in parte da soli. Se è vero che lessere
cattolici fa ancora differenza, tuttavia su alcuni punti neanche lidentità
cattolica si mostra sicura. Lo scarto, ad esempio, fra chi si ritiene cattolico e il resto
del campione a proposito della virtù dellobbedienza ai precetti della Chiesa in
materia detica sessuale è alto - dodici punti percentuali -, mentre però la
distanza si riduce drasticamente - passando a 5,5 punti di differenza - con riferimento ad
una domanda specifica concernente le pratiche contraccettive. Nonostante tutto lo sforzo
compiuto dalla Chiesa ufficiale di predicare con chiarezza il suo punto di vista in
materia detica familiare e sessuale, gli italiani compiono scelte autonome e
differenziate. La stessa cosa che registriamo sotto il cielo della politica. Non occorre
neanche documentarlo, perché è sotto gli occhi di tutti, la pluralità delle scelte
politiche che gli italiani compiono in assoluta libertà da destra a sinistra. Sono ormai
solo molto pochi (un 12% scarso) coloro che continuano a pensare che i cattolici, in
quanto tali, debbano militare in uno stesso partito e, attraverso di esso, affermare i
principi della dottrina sociale cattolica.
Lautonomia delle diverse sfere della vita rispetto alla religione
è del resto un portato dei processi di modernizzazione che da tempo si sono affermati
nella società italiana e che appaiono per molti aspetti non facilmente reversibili.
I dati appena esposti sono la spia che rivela la presenza abbastanza
diffusa di forme delaborazione personale - ai limiti del relativismo etico - dei
contenuti stessi della fede cattolica o, quanto meno, la ricostruzione di sistemi di
credenza "a bricolage", nei quali accanto a valori provenienti dalla tradizione
religiosa di nascita (cattolicesimo) convivono credenze altre e valori propri della
cultura laica moderna.
Cè allora, in conclusione, lemergere di una tensione fra
senso e norma. Una tensione che non riguarda specificatamente solo il cattolicesimo degli
italiani, ma che riflette una tendenza di più vasta portata che interessa molti altri
contesti socio-religiosi nei quali troviamo scontrarsi rinascenti sincretismi, ripresa del
magico, riscoperta delle esperienze carismatiche ed emergenza di fondamentalismi, sia a
base etnica che a base più squisitamente ideologica (Pace, Guolo, 1998). La
soggettivizzazione del credere mette in mora la pretesa di unistituzione di salvezza
di possedere una verità assoluta da cui ricavare norme di condotta etico-sociali
immutabili. I confini dei sistemi di credenza fondati su questa pretesa sono divenuti
deboli e i simboli che essi controllavano circolano con maggiore libertà. Nuovi
imprenditori religiosi se ne appropriano e su di essi costruiscono nuove chiese, nuove
sette, nuovi culti (Marchisio, Pisati, 1998). La modernità ha moltiplicato le
possibilità di scelta in materia religiosa. Anche in Italia tale tendenza si è venuta
manifestando e probabilmente andrà sempre più consolidandosi. Il primato del sentire per
sé, nella ricerca spirituale e religiosa, prevale sul dover essere. Credenti nel relativo
(Pace, 1997b; Michel, 1996) e istituzioni senza più autorità normativa disegnano scenari
inediti anche per una realtà come quella italiana marcata storicamente e intensamente
dalla civilizzazione cattolica.
Riferimenti bibliografici
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PACE, Enzo, BERZANO, Luigi, CHAMPION, Françoise, PEROCCO, Fabio, 1999
Il New Age in Italia, in "Quaderni di Sociologia", (in
corso di stampa).
PACE, Enzo, GUOLO, Renzo, 1998
I fondamentalismi, Roma-Bari, Laterza.
STRETTI, Eugenio, 1998
Il movimento pentecostale, Torino, Claudiana.
TROELTSCH, Ernst, 1945
Le dottrine sociali delle chiese e dei gruppi cristiani,
Firenze, La Nuova Italia.
*Enzo Pace insegna sociologia all'Università di Trieste e sociologia
delle religioni all'Università di Padova
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