Fischer-Chevenement: dialogo
          sull’Europa 
           
          
          Raffaele Oriani  
          
        Die Zeit,  
        28 giugno 2000 
         
          Il numero della ‘Zeit’ in edicola questa
          settimana fa un piccolo scoop politico-culturale: riesce a mettere
          attorno allo stesso tavolo a discutere a lungo i due contendenti che
          hanno infiammato recentemente il dibattito sull’identita’ europea
          e gli sviluppi futuri dell’Unione. Da una parte il ministro degli
          Esteri Joschka Fischer, che con il suo discorso di Berlino qualche
          settimana fa ha riproposto con forza il tema degli Stati Uniti
          d’Europa e ha invitato i paesi piu’ convinti a proseguire sulla
          strada federalista senza attendere i ritardatari; dall’altra il
          ministro degli Interni francese Jean Pierre Chevenement, una figura
          ‘storica’ della politica d’Oltralpe, un socialista atipico,
          legatissimo ai valori della nazione francese e di conseguenza molto
          scettico sul progetto di ‘annacquare’ il concetto di patria nella
          piu’ estesa ecumene europea. Il dibattito tra i due statisti si
          sviluppa senza intenti polemici e porta a fare il punto sullo stato
          attuale del concetto di patria, in Europa e soprattutto in Germania.
          Secondo il politico francese, infatti, lo slancio federalista dei
          tedeschi deriverebbe dalle loro difficolta’ con la propria storia e
          con la propria idea dei nazione; secondo il ministro degli Esteri
          tedesco il tempo dell’imbarazzo per i tedeschi e’ invece
          definitivamente alle spalle e al piu’ tardi il trasferimento del
          governo nella nuova capitale Berlino ha sancito una volta per tutte
          l’ingresso della Germania nella famiglia delle nazioni normali
          d’Europa. Non e’ quindi per sfuggire alla propria storia che i
          tedeschi premono per realizzare gli Stati Uniti d’Europa, ma per
          evidenziare il peso politico ed economico del Vecchio continente: solo
          un’Europa forte infatti sapra’ liberarsi ella sudditanza rispetto
          agli Usa e potra’ diventare un interlocutore paritario della potenza
          americana. Il che, secondo Fischer, e’ sia nell’interesse degli
          europei che in quello di Washington. 
           
           
          
          
           
         
         
         
         
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