La Zeit di questa settimana prende
spunto dalle recenti elezioni nella Renania Vestfalia per fare il punto sul cancellierato
socialdemocratico di Gerhard Schroeder. Siamo infatti quasi a meta mandato, e
davanti al cancelliere si apre improvvisamente la possibilita di mischiare le carte
e cambiare alleato. Nel Land piu potente e popolato di Germania i verdi infatti
hanno subito lennesima batosta elettorale, la Spd non e andata oltre una
striminzita e affannosa tenuta rispetto ai risultati di quattro anni fa, la Cdu ha retto
bene dopo i mesi di calvario tra scandali finanziari e omicidio del padre
Helmut Kohl; i veri trionfatori sono stati a detta di tutti i liberali che, conquistando
il dieci per cento dei voti, tornano alla grande nel parlamento regionale dal quale furono
esclusi alle ultime consultazioni. Per Schroeder quindi il dilemma e: accelerare
sulla via delle riforme liberali aprendo le porte della coalizione alla Fdp o continuare
sul corso intrapreso con il pericolo di scontare alle prossime elezioni la cronica
debolezza elettorale dei verdi? La Zeit fa un ragionamento molto semplice: il tempo
stringe, le riforme aspettano (tasse, pensioni e sanita), un cambio di alleato a
meta mandato pregiudicherebbe lefficienza dellesecutivo fino alle
prossime elezioni, con la conseguenza di dover dire addio ai grandi piani riformatori e
addio al sogno di fare del cancellierato Schroeder non un episodio ma un segno forte di
questo inizio secolo.
Il settimanale di Amburgo si concentra poi su un altro protagonista
della scena politica tedesca: Joschka Fischer, che con un discorso tenuto in forma
privata allUniversita Humboldt di Berlino ha messo in agitazione le
cancellerie di mezza Europa, raccogliendo tiepidi consensi e vivaci contestazioni. Cosa ha
detto in sostanza Fischer a Berlino? Che lEuropa cosi come funziona
non
funziona; che per assorbire lallargamento ad est e rilanciare il sentimento di
appartenenza comune, allEuropa economica va affiancata niente po po di
meno che una federazione tra stati: gli Stati Uniti dEuropa, che sono abitualmente
evocati da intellettuali e giornalisti, meno dai ministri degli Esteri in carica. Parigi
ha dato il suo assenso senza sprecarsi troppo, Londra ha fatto sapere che non se ne parla,
Prodi ha ringraziato genericamente per il contributo al dibattito. Nei prossimi mesi
vedremo se alle parole del privato cittadino Fischer seguiranno i fatti del ministro degli
Esteri del piu potente paese europeo.