Caffe' Europa
Rassegna Internazionale




Germania: Schroeder e Fischer al bivio

 

Raffaele Oriani

Die Zeit, 25 maggio 2000

La Zeit di questa settimana prende spunto dalle recenti elezioni nella Renania Vestfalia per fare il punto sul cancellierato socialdemocratico di Gerhard Schroeder. Siamo infatti quasi a meta’ mandato, e davanti al cancelliere si apre improvvisamente la possibilita’ di mischiare le carte e cambiare alleato. Nel Land piu’ potente e popolato di Germania i verdi infatti hanno subito l’ennesima batosta elettorale, la Spd non e’ andata oltre una striminzita e affannosa tenuta rispetto ai risultati di quattro anni fa, la Cdu ha retto bene dopo i mesi di calvario tra scandali finanziari e ‘omicidio del padre’ Helmut Kohl; i veri trionfatori sono stati a detta di tutti i liberali che, conquistando il dieci per cento dei voti, tornano alla grande nel parlamento regionale dal quale furono esclusi alle ultime consultazioni. Per Schroeder quindi il dilemma e’: accelerare sulla via delle riforme liberali aprendo le porte della coalizione alla Fdp o continuare sul corso intrapreso con il pericolo di scontare alle prossime elezioni la cronica debolezza elettorale dei verdi? La Zeit fa un ragionamento molto semplice: il tempo stringe, le riforme aspettano (tasse, pensioni e sanita’), un cambio di alleato a meta’ mandato pregiudicherebbe l’efficienza dell’esecutivo fino alle prossime elezioni, con la conseguenza di dover dire addio ai grandi piani riformatori e addio al sogno di fare del cancellierato Schroeder non un episodio ma un segno forte di questo inizio secolo.

Il settimanale di Amburgo si concentra poi su un altro protagonista della scena politica tedesca: Joschka Fischer, che con un discorso tenuto in ‘forma privata’ all’Universita’ Humboldt di Berlino ha messo in agitazione le cancellerie di mezza Europa, raccogliendo tiepidi consensi e vivaci contestazioni. Cosa ha detto in sostanza Fischer a Berlino? Che l’Europa cosi’ come funziona… non funziona; che per assorbire l’allargamento ad est e rilanciare il sentimento di appartenenza comune, all’Europa economica va affiancata niente po’ po’ di meno che una federazione tra stati: gli Stati Uniti d’Europa, che sono abitualmente evocati da intellettuali e giornalisti, meno dai ministri degli Esteri in carica. Parigi ha dato il suo assenso senza sprecarsi troppo, Londra ha fatto sapere che non se ne parla, Prodi ha ringraziato genericamente per il contributo al dibattito. Nei prossimi mesi vedremo se alle parole del privato cittadino Fischer seguiranno i fatti del ministro degli Esteri del piu’ potente paese europeo.


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