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Die Zeit / Nuove da Berlino: la Germania divisa dal futuro

 

Raffaele Oriani

Die Zeit, 13 ottobre 1999

Continua anche questa settimana sulla ‘Zeit’ la saga del filosofo Peter Sloterdijk, dei suoi sostenitori e dei suoi critici. Tutto e’ partito da una conferenza sulla genetica, ma ormai sempre di piu’ il dibattito va prendendo una piega politica, quasi di una resa dei conti sul passato e il futuro culturale della nazione. La scorsa settimana Thomas Assheuer parlava dei primi stonati vagiti della ‘Berliner Repubblik’, questa settimana il direttore del settimanale di Amburgo Roger De Wreck apre con un articolo dai toni molto posati, ma dalla morale altrettanto ferma: non e’ piu’ possibile schierarsi da una parte o dall’altra in nome del passato, e’ ora che anche in Germania le polemiche culturali vengano condotte in nome del futuro. Questo quindi secondo De Wreck il merito di Sloterdijk: aver costretto i media tedeschi a schierarsi pro o contro una posizione che si pone il problema della vita dei nipoti e non delle colpe dei nonni. Male quindi fa chi riporta il tutto ai soliti stereotipi della Germania di destra, della cultura conservatrice e darwiniana che a Berlino sembra per l’eternita’ destinata a fare piu’ paura che a Londra o a Parigi. Quello dei dibattiti intellettual-politici d’altronde in questi ultimi e’ stato un genere molto frequentato anni dai media tedeschi: si inizio’ piu’ di dieci anni fa con l’Historikerstreit, si continuo’ poi accapigliandosi su un intervento considerato destrorso del drammaturgo Botho Strauss, venne poi la volta del libro di Daniel Goldhagen sulla colpa collettiva dei tedeschi, si prosegui’ l’altr’anno con la furiosa polemica sulle parole dello scrittore Martin Walser che aveva definito Auschwitz una ‘clava morale’ pendente sulla testa dei tedeschi. Ora e’ la volta della genetica: pur rifiutandosi di schierarsi per una parte o l’altra della barricata, De Wreck sottolinea che per la prima volta a dividere gli intellettuali non e’ il giudizio sul passato tedesco e su come sia giusto farci i conti a mezzo secolo di distanza

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