Caffe' Europa
 
Rassegna Internazionale




Die Zeit / AAA Europa a rischio nella ‘Repubblica di Berlino’

 

Raffaele Oriani

Die Zeit, 14 luglio 1999

Questa settimana la Zeit apre con un preoccupato editoriale di uno dei suoi commentatori di punta. Christian Wernicke approfitta infatti della querelle sul ruolo della lingua tedesca nel consesso europeo per parlare del rapporto tra tedeschi e istituzioni di Bruxelles a dieci anni dalla riunificazione e a pochi mesi dal definitivo trasloco della capitale tedesca dalla campagna renana alle rive della Sprea. E’ un tema nazionale, ma la Zeit lo affronta con la consueta sobrieta’ liberale che i cugini di Spiegel hanno ormai smarrito da tempo: certo, e’ l’assunto di partenza, la lingua di Goethe dovrebbe contare di piu’ nelle commissioni di Bruxelles, ma il modo brusco con cui il cancelliere ha posto il problema minacciando di disertare le riunioni in cui il tedesco non verra’ trattato alla stregua del francese e dell’inglese, non e’ un esempio di quell’abilita’ e quell’eleganza diplomatica indispensabili nei rapporti tra alleati. E’ dal giorno della sua elezione che Schroeder si sente in dovere di riaffermare l’interesse nazionale tedesco sul piu’ annacquato interesse europeo, ed e’ dal giorno della sua elezione che il cancelliere non perde occasione di irritare gli alleati senza peraltro ottenere alcun risultato concreto a favore dei suoi elettori. Problema di arroganza? Secondo la Zeit, molto peggio: problema di ignoranza, inconsistenza politica, mancanza assoluta di fantasia e di visione strategica (da notare che il settimanale di Amburgo e’ tradizionalmente vicino alla Spd cui Schroeder appartiene). E’ ora che i tedeschi tornino a domandarsi a cosa serve l’Europa, e’ ora soprattutto che i politici si pongano il problema di un consenso ormai da anni in calo verticale: se infatti nel ’90 il 76 per cento dei tedeschi riteneva l’Europa ‘una cosa buona’, oggi gli euro-entusiasti si sono dimezzati e raggiungono uno scarno 36 per cento. Colpa evidentemente di un consenso giocato troppo sui complessi di colpa e poco sulle speranze del futuro. Ma colpa anche di un cancelliere che non sa mettere a fuoco i propri obiettivi strategici e nutre di risentimento la propria politica estera. Non certo colpa della Zeit, che anche questa settimana si conferma uno dei giornali piu’ serenamente europei del continente.



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