Juergen Habermas in primo
        piano questa settimana sulla Zeit con un lungo saggio cui il settimanale di Amburgo
        riserva prima pagina e titolo di apertura. Il tema e la guerra nei Balcani e il
        titolo Bestialita e umanita non rende giustizia ad un ragionamento
        estremamente articolato che si pone il problema della legittimita della guerra in
        tempi di globalizzazione e di politica dei diritti umani. Secondo il filosofo
        francofortese in Kossovo la Nato non poteva non intervenire per salvare le vittime dai
        carnefici, ma dovra stare molto attenta a non arrogarsi in futuro un ruolo che
        spetta solo a chi sa tradurre gli imperativi etici in regole e procedure di diritto
        positivo. Il mondo sta cambiando insomma ma non e con i colpi di mano che verremmo a
        capo della barbarie in agguato. Logico che in questo contesto ritorni lo spettro delle
        Nazioni Unite e logico che Habermas ne auspichi una rinascita. Sempre sostenendo
        pero che in un caso estremo come la persecuzione degli albanesi nel Kossovo il male
        minore e lintervento non legittimato.
        Sulla guerra del Kossovo si segnalano anche numerosi servizi (tra cui
        un reportage sullo sgangherato esercito di liberazione albanese), una recensione
        dellultimo libro di Peter Handke da sempre schierato dalla parte dei serbi e due
        approfondimenti sul tema razzismo e pulizia etnica. Un articolo in particolare ci riporta
        alle radici dellodio razziale e ricorda le opere dei due alfieri della
        superiorita della razza in versione belle epoque: il conte di Gobineau e Houston
        Stewart Chamberlain che alla fine del secolo scorso intonarono un inno allarianesimo
        che trova ancora bellicosi seguaci. E che gia allora poteva contare su una lunga
        storia e sullopera di un puntuale precursore: il filosofo tedesco Christoph Meiners.
        Diverso il tenore di un lunghissimo saggio dello storico Karl Schloegel
        che per Zeit ripercorre le tappe della disgraziata pratica della deportazione etnica. Che
        non ha una storia millenaria, visto che episodi di deportazione ci furono sempre, ma quasi
        mai legati alletnia dei popoli bensì al criterio meno naturale della
        religione: gli ebrei e i musulmani dalla Spagna nel 1492, i non cristiani o gli adepti di
        sette sospette in vari momenti della cristianita. E la modernita che
        scopre letnia dopo aver smembrato le grandi entita imperiali in stati
        nazionali. Che si vanneggiano sempre piu grandi e sempre piu omogenei, che
        pensano di risolvere i conflitti spostando masse enormi di persone come accadde dopo il
        23 tra Grecia e Turchia (piu di un milione di greci abbandonarono lAsia
        Minore, piu di quattrocentomila turchi lasciarono Salonicco e la Tracia). Da
        li alle grandi deportazioni della Seconda guerra mondiale, del dopoguerra e degli
        anni novanta nei Balcani il passo fu ed e purtroppo estremamente breve.