Caffe' Europa
 
Rassegna Internazionale




Die Zeit / Dall'umanita' alla bestialita' attraverso la pulizia etnica

Raffaele Oriani

 

Die Zeit, 5 maggio 1999

Juergen Habermas in primo piano questa settimana sulla Zeit con un lungo saggio cui il settimanale di Amburgo riserva prima pagina e titolo di apertura. Il tema e’ la guerra nei Balcani e il titolo ‘Bestialita’ e umanita’’ non rende giustizia ad un ragionamento estremamente articolato che si pone il problema della legittimita’ della guerra in tempi di globalizzazione e di politica dei diritti umani. Secondo il filosofo francofortese in Kossovo la Nato non poteva non intervenire per salvare le vittime dai carnefici, ma dovra’ stare molto attenta a non arrogarsi in futuro un ruolo che spetta solo a chi sa tradurre gli imperativi etici in regole e procedure di diritto positivo. Il mondo sta cambiando insomma ma non e’ con i colpi di mano che verremmo a capo della barbarie in agguato. Logico che in questo contesto ritorni lo spettro delle Nazioni Unite e logico che Habermas ne auspichi una rinascita. Sempre sostenendo pero’ che in un caso estremo come la persecuzione degli albanesi nel Kossovo il male minore e’ l’intervento non legittimato.

Sulla guerra del Kossovo si segnalano anche numerosi servizi (tra cui un reportage sullo sgangherato esercito di liberazione albanese), una recensione dell’ultimo libro di Peter Handke da sempre schierato dalla parte dei serbi e due approfondimenti sul tema razzismo e pulizia etnica. Un articolo in particolare ci riporta alle radici dell’odio razziale e ricorda le opere dei due alfieri della superiorita’ della razza in versione belle epoque: il conte di Gobineau e Houston Stewart Chamberlain che alla fine del secolo scorso intonarono un inno all’arianesimo che trova ancora bellicosi seguaci. E che gia’ allora poteva contare su una lunga storia e sull’opera di un puntuale precursore: il filosofo tedesco Christoph Meiners.

Diverso il tenore di un lunghissimo saggio dello storico Karl Schloegel che per Zeit ripercorre le tappe della disgraziata pratica della deportazione etnica. Che non ha una storia millenaria, visto che episodi di deportazione ci furono sempre, ma quasi mai legati all’etnia dei popoli bensì al criterio meno ‘naturale’ della religione: gli ebrei e i musulmani dalla Spagna nel 1492, i non cristiani o gli adepti di sette sospette in vari momenti della cristianita’. E’ la modernita’ che scopre l’etnia dopo aver smembrato le grandi entita’ imperiali in stati nazionali. Che si vanneggiano sempre piu’ grandi e sempre piu’ omogenei, che pensano di risolvere i conflitti spostando masse enormi di persone come accadde dopo il ‘23 tra Grecia e Turchia (piu’ di un milione di greci abbandonarono l’Asia Minore, piu’ di quattrocentomila turchi lasciarono Salonicco e la Tracia). Da li’ alle grandi deportazioni della Seconda guerra mondiale, del dopoguerra e degli anni novanta nei Balcani il passo fu ed e’ purtroppo estremamente breve.



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