Die Zeit/ Joschka Fischer: l'Europa
sopravvivera' alla guerra
Raffaele Oriani
Questa settimana la Zeit dedica il fascicolo di apertura alla guerra nei Balcani.
Un saggio di Andre' Glucksmann invita la Nato a continuare nella sua azione e a
neutralizzare una volta per tutte il potenziale distruttivo di Milosevic, due interventi
pro e contro la guerra ne mettono in evidenza la necessita' e i rischi, l'articolo di
apertura analizza le ricadute dell'intervento in Kossovo sull'autocompresione dei tedeschi
e della loro morale pubblica. Nell'inserto culturale si segnala invece un'analisi
dell'impatto della guerra aerea sul mondo dell'informazione e un corsivo in difesa di
Peter Handke, scrittore austriaco che da anni interviene in difesa dei serbi e per questo
secondo il settimanale amburghese e' oggetto di insopportabili attacchi manipolatori.
Ma questa settimana il pezzo forte e' una lunga intervista al ministro degli esteri verde
Joschka Fischer che fa il punto sull'atteggiamento tedesco ed europeo a tre settimane
dall'inizio dei bombardamenti su Belgrado. Gli intervistatori provano a forzare la breccia
di un possibile dissenso tra statunitensi ed europei, il ministro fa il suo mestiere e
mette in luce l'unita' di intenti degli alleati occidentali. Tre comunque i punti in cui
l'autorevolezza dell'interlocutore trasforma l'opinione in notizia: il problema del
nazionalismo albanese, le prospettive europee, il futuro delle Nazioni Unite. Fischer e'
drastico nel sostenere che l'intervento Nato senza copertura Onu dovra' restare
un'assoluta eccezione e che in un futuro assai prossimo l'intera struttura delle Nazioni
Unite dovra' venir riformata: lo stesso Kofi Annan -sostiene Fischer- si e' reso conto che
il principio della non ingerenza deve trovare un limite nel rispetto dei diritti umani dei
singoli e dei popoli. Dall'Onu alla Ue le prospettive secondo Fischer sono ancora una
volta positive: se in Italia piu' di una voce ha accusato gli Usa di aver provocato il
conflitto per nuocere all'integrazione europea, Fischer e' infatti convinto che proprio la
guerra nei Balcani imporra' un'accelerazione al processo di unificazione del continente.
Esplicitamente il ministro degli esteri verde si rifa' allora al pensiero di Helmut Kohl
secondo cui l'Europa non e' un problema economico, ma una vera e propria questione di
"guerra o di pace". Drastico infine il giudizio di Fischer sul futuro della
regione al centro della guerra in corso: la Serbia deve liberarsi del suo dittatore per
tornare a pieno diritto nella comunita' europea degli stati democratici, il Kossovo ha
bisogno di autonomia e non di un'indipendenza che scatenerebbe il nazionalismo albanese
con effetti devastanti per tutta la regione.
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