Aids in Africa: prime speranze
Raffaele Oriani
Die Zeit,
23 maggio 2001
Questa settimana la Zeit dedica grande attenzione alla lotta all’Aids
che sta cominciando a muovere i primi passi nel continente africano.
Dopo le decine di milioni di morti, i milioni di orfani disperati e gli
anni persi a negare l’evidenza, 59 capi di stato africani hanno
recentemente dichiarato in un vertice in Nigeria che l’Aids e’ una
delle assolute calamita’ del continente e che la lotta contro la
sindrome da immunodeficienza e’ una delle priorita’ politiche dell’area.
Secondo il settimanale di Amburgo questa tardiva presa di coscienza
arriva in un momento particolarmente favorevole e potrebbe aiutare a
cambiare il clima politico e le chance di contrasto dell’epidemia nel
continente africano. C’e’ infatti un altro elemento altrettanto, se
non piu’ importante ancora che apre dopo tanti anni un filo di
speranza in questa corsa contro il virus e contro il tempo: in una
storica causa giudiziaria al tribunale di Pretoria il governo
sudafricano ha strappato alle cinque maggiori multinazionali
farmaceutiche del mondo l’impegno a produrre medicinali per il Terzo
mondo a prezzi di trenta volte inferiori a quelli praticati nei mercati
occidentali. Certo, restano problemi enormi, primo fra tutti il fatto
che la stragrande maggioranza degli africani non dispone nemmeno dei 300
o 400 dollari necessari a pagarsi le cure a prezzi stracciati messe a
disposizione da questa sentenza; ma per la prima volta il problema
assume proporzioni a portata di un efficiente, impegnativo, mirato
intervento internazionale. A queste condizioni infatti si calcola che la
cura dell’Aids e delle sindromi collaterali nei paesi del Terzo mondo
dovrebbe comportare una spesa oscillante tra i sette e i dieci miliardi
di dollari all’anno: molto, certo, ma una cifra che l’Occidente
dovra’ essere in grado di raccogliere. Per aiutare i popoli
sottosviluppati e per preservare se stesso dagli effetti di questa
terribile epidemia.
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