Russia: glasnost addio?
Raffaele Oriani
Die Zeit,
2 maggio 2001
Il numero della Zeit in edicola questa settimana dedica al difficile
momento del cancelliere Gerhard Schroeder alle prese con problemi di
bilancio e con la necessita’ di colmare il buco di cassa causato da
una crescita economica che procede meno speditamente del previsto. Alle
pagine interne troviamo invece un ampio servizio su quello che potrebbe
essere il carurante della crescita di domani: il lavoratore esperto,
adulto, addirittura anziano. Zeit infatti suona la sveglia e, primo fra
i grandi media europei, passa direttamente dalla riflessione sulle
difficolta’ della new economy allo smantellamento del culto del
lavoratore giovane, del manager ragazzino, del trentenne cui affidare
chiavi in mano il destino delle aziende. Secondo il settimanale liberal
di Amburgo nel sistema imprenditoriale tedesco si sta infatti propagando
un effetto domino esattamente inverso: una dopo l’altra le aziende che
contano si stanno accorgendo che nulla puo’ sostituire il valore dell’esperienza
e che il vero problema da qui a qualche anno potrebbe essere proprio la
mancanza di lavoratori anziani. Dopo anni e anni in cui la parola d’ordine
e’ stata ‘liberarsi degli anziani’, prepensionare i cinquantenni,
fare largo ai giovani diplomati, trasformare ogni dipendente in
imprenditore di se stesso, ci si accorge ora con una certa inquietudine
che solo il 39 per cento delle donne e degli uomini sopra ai 55 anni e’
ancora attivo nel mondo del lavoro; e si comincia contemporaneamente a
capire che fino ai 65 anni di eta’ la differenza di produttivita’
resta essenzialmente di tipo orizzontale: molto piu’ marcata tra due
coetanei diversi per impegno e talento che non tra un vecchio e un
giovane con le stesse caratteristiche professionali e personali. Il
futuro insomma pare appartenere ai vecchi, tanto che secondo la Zeit e’
in caduta libera anche il mito dei corsi di riqualificazione
professionale: nessuno insomma pensa piu’ che la ‘didattica frontale’
possa sostituire l’esperienza e il learning by doing a contatto con la
realta’ della produzione.
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