Bush all’opera: dalle bombe reali
allo scudo possibile
Raffaele Oriani
Die Zeit,
14 marzo 2001
In America da un pio di mesi e’ al potere un nuovo presidente e gli
effetti del cambio al vertice dell’unica superpotenza rimasta
cominciano gia’ a farsi sentire. In molti durante la campagna
elettorale americana avevano fatto credere che ci si trovasse di fronte
a due candidati praticamente intercambiabili; in molti poi, dopo la
striminzita e contestatissima vittoria di George W. Bush avevano
previsto che il nuovo presidente si sarebbe tenuto prudentemente al
centro per evitare ulteriori contestazioni e acquisire lentamente la
legittimita’ che le urne forse per la prima volta nella storia degli
Usa non erano riuscite a conferire. E invece i primi assaggi della
presidenza Bush sembrano smentire le speranze o i timori dei piu’: il
nuovo inquilino della Casa Bianca si muove infatti con passo sin troppo
deciso e dopo l’ennesimo bombardamento sulle teste degli iracheni
sembra avere in serbo una decisione clamorosa da prendere prima della
prossima estate. Lo scudo spaziale quindi si fara’ e si fara’
probabilmente in grande stile, nulla a che vedere con i modesti progetti
che si erano andati sviluppando con alterne fortune nel corso dei lunghi
otto anni della presidenza Clinton. E’ quindi alle porte una nuova
corsa agli armamenti? Secondo la Zeit di questa settimana la prospettiva
e’ tutt’altro che scontata ma certamente non da escludersi a priori.
Gli europei sono in evidente imbarazzo e gli stessi politici tedeschi
sembrano incerti se far valere le ragioni dei buoni rapporti con Mosca o
dei lucrosi affari che la megalomania di Washington sembra in grado di
assicurare all’industria tecnologica europea e tedesca in particolare.
Sul tappeto ci sono comunque due alternative: la NMD (National Missile
Defense, a esclusiva protezione degli States) e la AMD (Allied Missile
Defense, che dovrebbe proteggere anche gli alleati e forse addirittura
la Russia). Secondo la Zeit la prima e’ un’evidente provocazione al
mondo intero, la seconda potrebbe avere qualche ragione dalla sua.
Presto capiremo dove sta portando il nuovo vento dell’arciconservatorismo
americano.
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