Mucca pazza: e se fosse solo l’inizio?
Raffaele Oriani
Die Zeit,
29 novembre 2000
Il numero della Zeit in edicola questa settimana propone un lungo
dossier sull’epidemia della mucca pazza. Mentre la situazione si
rivela sempre piu’ inquietante e destinata ad investire l’intero
continente europeo, i governi non sembrano in grado di reagire con la
tempestivita’ necessaria: sul banco degli imputati e’ in proposito
soprattutto l’esecutivo britannico che per anni ha minimizzato i reali
rischi legati alla trasmissione dai bovini all’uomo delle proteine
infette (prioni) responsabili della malattia. L’intervista di Zeit ad
uno dei massimi esperti inglesi in materia, il consulente scientifico di
Tony Blair John Collinge, e’ da questo punto di vista tutt’altro che
tranquillizzante. Da una parte infatti si conferma che anche in fatto di
fenomeni patologici le novita’ hanno spesso un sapore antico: il
cannibalismo animale provoca infatti fenomeni molto simili a quelli
riscontrabili in popolazioni della Nuova Guinea dedite al cannibalismo
rituale fino agli anni cinquanta. Ma se sono simili gli effetti delle
due patologie sul sistema nervoso, potrebbero essere simili anche i
tempi di incubazione della malattia che andrebbero quindi dilatati dal
paio d’anni cui si e’ sempre pensato a cinque, dieci, in alcuni casi
addirittura cinquant’anni. La morale e’ decisamente preoccupante:
potremmo essere solo all’inizio dell’epidemia e non al suo culmine o
addirittura alla coda finale come ottimisticamente profetizzato da
qualcuno. Cosa fare allora per contrastare uno scenario tanto cupo?
Innanzitutto proibire in tutta Europa il cannibalismo animale e quindi i
mangimi ricavati da cadaveri di animali dello stesso genere. E poi
assicurare trasparenza alla ricerca con una chiara definizione delle
priorita’ che veda al primo posto dell’agenda proprio la difesa
della salute pubblica. Potremmo essere costretti a fronteggiare molto
presto un’epidemia di vaste proporzioni: dopo essere passata agli
scienziati la parola deve ora tornare ai politici. Tocca a loro
elaborare strategie efficaci di contrasto del morbo.
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