Un papa in Terrasanta
Andrea Pinchera
Time, 2 aprile 2000
Un rapporto speciale sul viaggio di Karol Woytila in Terrasanta è
l'argomento principale dell'ultima edizione di Time. Un lungo articolo dei
corrispondenti da Gerusalemme del settimanale americano ripercorre il pellegrinaggio
papale e cerca di interpretarne il significato ultimo. Recandosi in Israele, Giordania e
nei territori dell'autonomia palestinese, scrive Time, Woytila si era prefisso tre
obiettivi: "Un arricchimento spirituale personale; la riconciliazione tra le tre fedi
abramiche (giudaismo, cristianesimo, islam); e un'opera di pace, un dovere per chiunque si
definisca vicario di Cristo". Tutto ciò è una logica estensione degli sforzi di una
vita. Prima come arcivescovo di Polonia che, durante il concilio Vaticano II, aveva
contribuito a ripulire il linguaggio cattolico dalle accuse agli ebrei di avere ucciso
Gesù. Poi, come papa che aveva spinto tanto avanti la diplomazia vaticana nei confronti
di Israele da rendere possibile una visita di Stato.
Un viaggio frenetico, colmo di appuntamenti e momenti storici, ma del
quale si stenta a comprendere i veri risultati politici. Qui non si tratta della Polonia o
di Cuba, dove tanto la popolazione quanto i leader sono cresciuti all'interno della
cultura cattolica. La percentuale di cristiani in Terrasanta è scesa dal 13 per cento di
inizio secolo all'attuale 2 per cento (la metà dei quali di fede ortodossa). Inoltre,
scrive Time, "Giovanni Paolo II non ha fatto alcun tentativo aperto di
influenzare i negoziati israeliano-palestinesi che continuano, a basso profilo, a
Washington. Né ha usato il viaggio per annunciare alcuna svolta politica vaticana. Al
contrario, man mano che la settimana procedeva, diventava sempre più chiaro che egli
sperava, incamminandosi in punta di piedi nei campi minati politici, di giungere al
principale contenzioso dei territori e, attraverso la sua umile presenza e la sua volontà
erculea, di ispirare semplicemente buoni sentimenti". Come hanno dimostrato la caduta
dell'Impero sovietico e il viaggio a Cuba, Woytila ha sempre avuto un notevole
"fiuto" per i tempi storici. "Ciò potrebbe accadere ancora. La situazione
in Medio Oriente è delicata ma promettente", conclude il settimanale americano:
"Non sarebbe sorprendente, tra qualche anno, ascoltare da un Arafat, un Barak, un
Clinton o anche un Assad che una delle cose che li hanno indirizzati nella fatale
primavera ed estate del 2000 sia stata la visione di un anziano uomo curvo che suggeriva,
con le parole e con l'azione, che forte volontà, buona fede e leadership sono
tutto".
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