Bush-Gore
la partita e’ iniziata
Raffaele Oriani
Time, 18 marzo 2000
Ci siamo. Dopo quella che Time chiama la ‘lunga
distrazione’ delle primarie, per George Bush jr. e il vicepresidente
in carica Al Gore e’ iniziato il lungo confronto che portera’ in
novembre all’elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti
d’America. Lo scontro si annuncia serrato, anche perche’ gia’ le
primarie di quest’anno sono state caratterizzate da un’insolita
durezza verbale, con i candidati che per una volta non hanno lasciato
allo staff e alle seconde file il piacere e il dovere di fare a pezzi
moralmente e personalmente l’avversario. Quindi, da una parte il
pupillo dell’ala conservatrice del Great Old Party, dall’altra un
politico-intellettuale, autore di numerosi libri, che preferisce
conoscere che credere, pensare che lasciarsi guidare dall’istinto. I
punti deboli dei due contendenti sono connaturati alle loro
personalita’: secondo Time, Bush, meno ferrato teoricamente e
culturalmente, deve affidarsi troppo ai pareri dei componenti del suo
staff, mentre Al Gore rischia al contrario di apparire un uomo tutto
testa e niente cuore, che antepone sempre l’analisi ai principi.
Eppure c’e’ chi lo accusa anche di flirtare troppo chiaramente con
l’ala liberal del Partito democratico, di rappresentare ad esempio
utopistiche posizioni in tema di tutela ambientale o di inserimento dei
gay all’interno dell’esercito americano. Bush ha gia’ annunciato
che ‘non puo’ nemmeno immaginare di lasciare la presidenza a un uomo
che dice sistematicamente una cosa per farne subito dopo un’altra’;
Gore dal canto suo considera il rivale un semplice ostacolo tra se’ e
il proprio destino di presidente degli Usa. La campagna e’ appena
iniziata: dalle prime battute non si e’ ancora capito se sara’ una
campagna di cose o di sensazioni. Secondo Time comunque vada non ci
aspettano grossi scossoni ideologici.
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