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Time / Tutto Steve Jobs, tra nuovo cinema e la solita Apple

 

Raffaele Oriani

Time, 18 ottobre 1999

Copertina per l’altro guru del computer questa settimana su Time. Non e’ Bill Gates, ma la sua storia non e’ molto diversa da quella del mago della Microsoft. Lui e’ Steve Jobs, fondatore e ora nuovamente guida della Apple in questa esaltante seconda fase dell’esistenza dell’azienda di Cupertino (California). Steve Jobs, che ama citare Gates e ricordare che ‘noi due abbiamo lavorato davvero sodo nei nostri vent’anni’, e’ un uomo diverso eppure non ha perso la carica anticonformista che lo porto’ a fondare la Apple come fosse una setta e a pretendere dai suoi dipendenti una fiducia, un impegno e un fanatismo da adepti (‘lavora ottanta ore alla settimana e ricordati di essere felice’). Il Jobs entusiasta dei venti e primi trent’anni era stato capace di fondare una azienda he divento’ presto un mito, ma sarebbe stato capace anche di affondarla, inesperto com’era di ogni buona regola del business e di ogni nozione di bilancio, piano azionario, marketing e quant’altro. Il Steve Jobs di mezza eta’ che ora e’ ritornato alla guida della ‘sua’ azienda si puo’ dire che sia sempre lo stesso ma abbia in una certa misura messo la testa a posto. O perlomeno cosi’ dice Time in questo ritratto tutto giocato sul personaggio e cosi’ poco su quello che veramente fa e sul motivo per cui se ne parla sul settimanale piu’ citato del mondo. Ma Time ormai e’ cosi’: se parla di un politico si fa vanto di non sfiorare nemmeno temi politici, se racconta un guru dell’elettronica si puo’ star certi che non parlera’ di computer, di rete o di multimedialita’. Eppure qualcosa sul nuovo Steve Jobs lo ricaviam lo stesso: si divide tra Apple e Pixar, la societa’ cinematografica che ha fondato e portato al successo qualche anno fa grazie alla saga di Toy Story; lavora ancora tanto, ma ormai preferisce parlare della sua famiglia piuttosto che delle sue aziende; ha ristrutturato la Apple con un ricambio che ha toccato il 75 per cento dei manager; e’ sempre sulla cresta dell’onda mediatica: se no perche’ mai Time gli dedicherebbe una copertina?


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