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Rassegna Internazionale




Time / Gore sulla rampa di lancio. Ma Clinton non l’aiuta

 

Raffaele Oriani

Time, 12 luglio 1999

Si avvicinano le presidenziali americane e i contendenti si preparano ai blocchi di partenza. Se per l’Economist e’ gia’ tutto deciso perlomeno per quanto riguarda la scelta dei candidati che si disputeranno la presidenza per i repubblicani e i democratici, per Time ancora molte incognite oscurano il cammino del vice-presidente verso la successione a Clinton. Sono ormai piu’ di due settimane che si moltiplicano le voci di contrasti in seno al team della Casa Bianca, contrasti che vedono da una parte il presidente uscente insofferente del suo futuro ruolo di pensionato di lusso, dall’altra Al Gore che ha l’esigenza di mettersi in evidenza come personalita’ indipendente dal suo principale degli ultimi sette anni. I contrasti presidente-vice non sono una novita’ per la scena politica di Washington: gia’ Eisenhower ammetteva candidamente di non ricordare una sola idea valida del suo vice Richard Nixon nei loro otto anni di collaborazione, mentre la carriere di Hubert Humprey fu bruciata dalla guerra del Vietnam che dovette subire per la determinazione di Lyndon Johnson. Persino il fedelissimo Bush al momento di scendere in campo nell’’88 promise un’America "pił leale e gentile": Piu’ leale e gentile di quella del suo principale Ronald Reagan. Tra presidente e vice si instaura insomma una dialettica che tende ad acutizzarsi a fine mandato, soprattutto se, dopo otto anni, il rischio che l’elettorato voglia dare un forte segno di cambiamento e’ decisamente plausibile. La novita’ e’ che nemmeno Clinton sembra tenere piu’ di tanto alla elezione del suo vice: sono piccoli dettagli, annunci che rubano la scena a Gore proprio sul piu’ bello, fondi che potrebbero sostenere la nuova campagna democratica e invece vengono dirottati sulla fondazione Clinton Library, attenzioni che gratificano la first lady e trascurano lo stesso Gore. Piccoli dettagli che hanno gia’ provocato titoli da prima pagina sul New York Times e ora su Time. Gore da parte sua ci tiene a ribadire che nell’affare Lewinsky Clinton si e’ comportato in ‘modo imperdonabile’ e a porre in primo piano la sua famiglia felice che gia’ contribui’ a ripulire l’immagine del presidente al tempo della prima campagna elettorale. Acque mosse insomma alla Casa Bianca, interrogativi che fanno apparire sempre meno scontata la battaglia del 2000.



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