L’India sulle ali dell’Information
Technology
Raffaele Oriani
Time, 16 ottobre 2000
Il
Medio Oriente e’ in fiamme ma Newsweek sceglie di parlarci delle start
up che stanno movimentando il mercato dell’Information Technology
indiana. E’ ormai risaputo che i migliori informatici del mondo si
formano in India, tanto che uno dopo l’altro gli stati occidentali
favoriscono la diffusione delle cosiddette green cards per cercare di
accaparrarsene il talento. E’ una novita’ invece, e Newsweek la
registra con un servizio ricco di nomi, dati e credibili scenari, il
fatto che per molti ingegneri indiani la via dell’emigrazione non sia
piu’ l’unica alternativa a disposizione. Con i talent scout di
Silicon Valley in India cominciano infatti a sbarcare anche frotte di
venture capitalists disposti a pagare qualsiasi cifra per favorire lo
sviluppo e partecipare alla crescita di decine di start up in odore di
utili sul breve e medio periodo. I numeri dicono che anche in tempi di
crollo del Nasdaq l’IT indiana che non e’ una moda ed e’ tutt’altro
che un azzardo: duecento delle prime cinquecento industrie informatiche
americane si servono ad esempio di software made in India, o perlomeno
made in ‘indian mind’; negli ultimi dieci anni la capitalizzazione
di Borsa delle aziende di hi-tech indiane e’ passata da 200 a
duecentomila miliardi di lire, mentre l’impegno dei venture
capitalists a Bangalore e dintorni nel 1998 era fermo a quota 300
miliardi, oggi tocca i duemila miliardi di lire e nel 2008 raggiungera’
quota ventimila miliardi (certo, ancora ben lontano dai livelli del
mercato americano dove i venture capitalists nell’anno in corso
garantiranno carburante finanziario per 24 miliardi di dollari, ovvero
oltre cinquantamila miliardi di lire). Gli indiani guardano al nuovo
sviluppo con estrema fiducia e sperano che la corsa tecnologica possa
tradursi in breve tempo in crescita generalizzata dell’economia (tra i
piu’ ottimisti c’e’ gia’ chi azzarda paragoni: ‘siamo come gli
Usa negli anni ottanta o Israele negli anni novanta’). L’entusiasmo
contagia gli stranieri che sempre piu’ numerosi sbarcano nel
subcontinente alla ricerca della giusta occasione per investire i
capitali in cerca di imprenditore. Come dichiara a Newsweek un venture
capitalist americano: ‘dico a tutti: se volete lavoro a poco prezzo
andate in Cina, ma se volete intelligenza a buon mercato venite in India’.
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