Presidenziali americane: scende in campo
la Tv
Raffaele Oriani
Time, 2 ottobre 2000
La prossima settimana si terra’ il
primo dei tre dibattiti televisivi che, come da tradizione, decideranno
buona parte dell’esito della consultazione presidenziale americana. I
due candidati vi arrivano dopo una campagna elettorale insolita, con
andamento molto altalenante e una serie di clamorosi alti e bassi che a
seconda dell’interpretazione possono dimostrare l’incertezza dell’elettorato
o la vaghezza dei candidati e del loro profilo politico. A condurre la
gara e’ comunque ora il vicepresidente Al Gore, ed e’ per questo che
il campo del governatore texano George W. Bush e’ ormai passato all’offensiva
assumendosi l’ingrato compito di marcare ogni apparizione pubblica
dell’avversario nella speranza di riuscire a metterne in discussione
la statura e la coerenza politica e personale. Difficile dire quale dei
due candidati sia piu’ robusto dal punto di vista dialettico; piu’
facile invece evidenziarne i differenti punti di forza: da parte infatti
è riconosciuta la superiorita’ del vicepresidente in carica quanto si
tratti di esporre le proprie idee con un ragionamento disteso e
documentato; dall’altra è evidente la preminenza di Bush al momento
di sintetizzare il messaggio in uno slogan che conquisti l’elettorato
meno attento e meno incline a seguire le sottigliezze argomentative del’avversario.
Con un lungo servizio dai quartieri generali viaggianti dei due
candidati, ‘Time’ di questa settimana ci fa entrare nel vivo della
loro organizzazione elettorale, ci rivela come i due candidati si stiano
preparando allo scontro frontale, ma si guarda bene dal prendere
posizione o anche solo dallo sfiorare ogni tema vagamente e ‘noiosamente’
politico. Guardate con gli occhi di ‘Time’ le presidenziali
americane si rivelano insomma il solito, grande show; questa volta pero’
c’e’ la fondata speranza che l’America contraddica se stessa e
scelga un politico serio e competente, nonostante la sua immagine assai
poco avvincente.
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