A Venezia una mostra da dimenticare
Raffaele Oriani
Der Spiegel, 16 settembre 2000
Giochi olimpici in copertina per l’ultimo numero di
Spiegel, che indaga qualita’ e limiti fisici e psicologici degli
atleti che stanno per contendersi i posti del podio nella grande
kermesse australiana. Grande attenzione anche per un’altra
manifestazione che si e’ invece appena conclusa, ovvero per il
festival del cinema di Venezia che secondo il settimanale di Amburgo ha
presentato una delle peggiori rassegne cinematografiche degli ultimi
anni. Spiegel e’ lapidario: nessun colpo di scena, neanche un momento
di vera emozione, una seria indigesta di film italiani alle prese con
trame meschine in gran parte incentrate sull’eterno tema della mafia.
Il critico di Spiegel proprio non capisce e concede l’onore delle armi
solamente ad un ristrettissimo drappello di registi tra cui il vincitore
del Leone d’oro, l’iraniano Jafar Panahi e l’artista newyorchese
Julian Schnabel che ha presentato il suo ‘Before Night Falls’. Bene
anche Stephen Frears, con la sua descrizione di un’infanzia cattolica
nella Liverpool della crisi economica, e i sempreverdi Woody Allen e
Claude Chabrol che hanno dimostrato di saper tenere accesa la fiammella
dello humor intellettuale. Al centro delle critiche di Spiegel e’
comunque il direttore della Mostra Alberto Barbera, che sembra aver
puntato tutte le sue carte sui film di casa e su pellicole (in
particolare ‘L’isola’ del coreano Kim Ki-Duk e ‚La Virgen de los
Sicarios‘ di Barbet Schroeder) piene di scene raccapriccianti che non
riescono piu’ a scandalizzare nemmeno i critici piu’ conservatori
(ma fanno perdere i sensi ad un paio di persone in sala). Lo sguardo
tedesco sulla mostra veneziana e’ quindi decisamente severo e si
addolcisce solo osservando il lato ‘mondano’ della kermesse, e le
comparsate ‘fuorischermo’ di Mick Jagger e di Claudia Schiffer. Al
cinema non resta che attendere il prossimo anno.
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