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Der Spiegel / In libreria: torna l’enigma dell’architetto di Hitler

 

Raffaele Oriani

 

Der Spiegel, 26 settembre 1999

L’ultimo numero di Spiegel dedica la copertina alla salute, alle nuove tecniche e ai nuovi prodotti per vivere meglio e piu’ a lungo. Nelle pagine interne invece un’anticipazione e una recensione del nuovo libro di Joachim Fest, il celebre biografo di Hitler che questa volta si cimenta con la figura enigmatica di Albert Speer. Chi fu veramente l’architetto prediletto del Fuehrer? Un genio o uno spirito servile? E quanto fu implicato nei crimini del suo ‘datore di lavoro’? Il suo pentimento a Norimberga fu sincero o un’abile mossa per salvarsi la vita? Fest ebbe una lunga consuetudine con il Chefarchitekt (morto nel 1981) che nel 1969 pubblico’ le sue memorie mettendo a segno uno dei successi editoriali piu’ clamorosi del dopoguerra tedesco. Riprendendo ora il filo delle sue ricerche Fest descrive i progetti di Speer per Berlino capitale millenaria (la nuova ‘Germania’), rievoca il rapporto Hitler-Speer come un sodalizio venato di ammirazione artistica e erotismo represso, pone in dubbio la verita’ delle affermazioni di Speer che sostenne sempre di non aver saputo nulla della soluzione finale a danno degli ebrei d’Europa. Il biografo segue insomma gesta e pensieri del suo protagonista, ammette pero’ di non saperne interpretare alcune azioni cruciali: perche’ alla fine della guerra Speer boicotto’ gli ordini di Hitler? E perche’ il 27 aprile del ’45 attraverso’ una Berlino distrutta per recarsi nel bunker a ribadire la sua eterna fedelta’ al Fuehrer? Anche alla luce di questa nuova biografia quella di Speer resta quindi la figura piu’ enigmatica dell’entourage hitleriano.

Dai drammi della storia alle bizarrie della cronaca: in America e’ sempre piu’ diffusa la mania dei videogiochi che ormai sono tutt’altro che un passatempo da ragazzini. Nel primo fine-settimana di vendite la nuova piattaforma ‘Dreamcast’ della Sega giapponese ha realizzato vendite per 97 milioni di dollari recuperando quasi interamente il faraonico budget pubblicitario di 100 milioni di dollari. Il business dei videogiochi e’ un’esclusiva giapponese, una lotta tra Nintendo, Sega e Sony che si spartiscono fette di mercato estremamente variabili ed oscillanti. La Sega ad esempio sembrava un’azienda decotta avendo sofferto negli ultimi anni i contraccolpi della diffusione della Playstation Sony e della tenuta di Nintendo. Ora ‘Dreamcast’ la rilancia alla grande: sembra un decorso casuale, ma in realta’ c’e’ il trucco e come sempre quando si parla di chip e bytes il trucco si chiama Microsoft. E’ infatti proprio l’alleanza con Bill Gates ad aver permesso a Sega di ritornare da protagonista su uno dei mercati piu’ appetibili del nuovo millennio.



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