Der Spiegel 3 maggio 1999/ I verdi in crisi e
la rossa in scena
Raffaele Oriani
La Germania rischia di importare la guerra del Kossovo. Non sul campo,certo, ma in
Parlamento e nella coalizione di governo. Linterrogativo cui Spiegel cerca di dare
una risposta questa settimana : riusciranno i verdi a reggere ad unulteriore
escalation militare. La base reclama luscita dalla coalizione e laperta
denuncia della guerra della Nato, non ne vuol sapere di intervento di terra e avrebbe
grossi problemi anche se il conflitto dovesse mantenersi sui livelli attuali per piu
di qualche settimana ancora. Che fare quindi? Il 13 maggio i verdi a Congresso dovranno
dare risposte chiare e in attesa della decisione Fischer manda a dire che un no alla
guerra lo porterebbe ad uscire dal partito e Schroeder che un voto anti-americano
significherebbe la fine della coalizione: Òvorra dire -sostiene il cancelliere con
i suoi consiglieri- che mi cerchero un altro parner di maggioranzaÓ. Sempre che lo
trovi perche i liberali non sono disponibili e la Cdu non vede di buon occhio una
Grosse Koalition. La guerra quindi balcanizza, o perlomeno italianizza, i rapporti
politici a Bonn-Berlino, ma al di la delle polemiche interne e ovvio che gli
avvenimenti stanno prendendo una piega che non puo che lasciare lamaro in
bocca ai tedeschi di tutto lo spettro politico. La Russia e fuori dal gioco
nonostante gli sforzi di Joschka Fischer di mantenerla in campo, il recente vertice di
Washington ha confermato la sudditanza europea agli Stati Uniti e al loro monopolio
militare e intellettuale sulla definizione di Òguerra giustaÓ, la Nato del futuro
rischia di significare in primo luogo ulteriore aumento delle spese militari. Per adesso a
Bonn la buttano in politica, presto il dibattito si fara piu radicale.
ÒRossa da cinquantanniÓ e il titolo di un servizio che Spiegel dedica
questa settimana ad una delle manie preferite degli italiani: la Ferrari. Larticolo
passa ai raggi x tutto quello che si puo vivere, vedere, comprare a Maranello: dal
barbiere preferito di Enzo Ferrari che ha trasformato la bottega in una cappella
tappezzata con le foto del santo costruttore, al ristorante ÒCavallinoÓ dove
ce sempre un tavolo riservato per il figlio adottivo della padrona: Michele,
che tutto il mondo conosce come Michael Schumacher, ma che da quando si e
conquistato il cuore degli abitanti diel paese viene chiamato semplicemente
allitaliana. E poi lÓIstituto Dino FerrariÓ che ogni anno licenzia 100
meccanici di cui circa il 15% vengono poi assunti nella fabbrica del cavallino rampante.
ÒSenza la Ferrari -sostiene il sindaco Giancarlo Bertacchini - Maranello sarebbe solo uno
dei tanti paesi di questa zona specializzata in ceramicaÓ. E invece e la sede di
una fabbrica conosciuta in tutto il mondo, in cui 1500 operai e meccanici fanno
praticamente a mano 3500 bolidi allanno. Lennesimo miracolo italiano cui i
tedeschi guardano con un misto di invidia e curiosita, lennesima miscela di
cuore e testa esportata in tutto il mondo
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