Hitler: strana attualita’ di un
dittatore
Raffaele Oriani
Der Spiegel, 12 maggio 2001
Spiegel di questa settimana dedica la copertina e i servizi principali
del giornale al fenomeno Hitler e all’enigma che ancora sprigionerebbe
da questa figura che ha incarnato il male assoluto del Novecento.
Difficile capire cosa spinga un settimanale di attualita’ e costume a
presentare con tanta enfasi un tema cosi’ distante dall’attualita’
e dal costume della Germania del 2001. Comunque sia, il pezzo forte e’
una lunga intervista al biografo di Hitler Joachim Fest, i cui libri
sono stati tradotti anche in Italia e che ormai da decenni si e’
affermato come una delle autorita’ storiche indiscusse sulla vicenda
personale e politica del dittatore nazista. Eppure, per quanto abbia
studiato e pubblicato, anche per Fest Hitler e il nazismo restano un
enigma impossibile da risolvere: forse perche’ li ha vissuti troppo da
vicino (dai sei ai diciotto anni), forse perche’ Fest stesso proviene
da una famiglia della cosiddetta ‘resistenza passiva’, ovvero quel
gruppo non troppo numeroso di tedeschi che furono licenziati al momento
della presa del potere di Hitler per essersi rifiutati di prestare
giuramento al nuovo regime. Il padre di Fest era infatti un insegnante e
un esponente dell’area politica che oggi definiremmo di
centro-sinistra: gli anni del nazismo furono quindi per la famiglia anni
di semi-clandestinita’ e di ristrettezze economiche. Se pero’ si
passa dai ricordi personali alla vicenda storica generale, Fest ha piu’
di qualche difficolta’ a spiegare il perche’ di un fallimento cosi’
completo e generale. ‘Tutte le classi fallirono - sostiene Fest -
nessun gruppo sociale supero’ la prova’, non la chiesa, non la
borghesia, non l’esercito, non i lavoratori. Perche’ questa
catastrofe morale e politica di una nazione intera? Secondo Fest oltre
ogni giudizio sulla vicenda storica non si puo’ non prendere in
considerazione la figura singola e personale di Adolf Hitler che fino
agli ultimissimi giorni seppe esercitare un fascino demonico non solo
sulla sua cerchia ristretta dei fedelissimi ma anche su espertissimi
generali della Wehrmacht che - sostiene Fest - ‘sapevano benissimo di
non avere piu’ armi, ne’ uomini, ne’ mezzi ma uscivano dai
colloqui con Hitler rinfrancati e sicuri della vittoria finale’. Resta
quindi l’enigma terribile del fascino del male.
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