Immigrazione: Europa, fortezza
          colabrodo 
           
           
          
          
           
          Raffaele Oriani 
          
        
        Der Spiegel, 5 maggio 2001 
         
         
        
        Lo Spiegel di questa settimana dedica grande attenzione
        al problema dell’immigrazione nei paesi dell’Unione europea. Il
        settimanale di Amburgo e’ infatti venuto in possesso di un
        segretissimo report dei servizi di sicurezza tedeschi che delinea la
        mappa delle rotte seguite dai disperati di tutto il mondo per venire a
        lavorare in Italia, in Germania, in Francia e indica l’organigramma
        delle organizzazioni piu’ direttamente implicate in quello che appare
        ormai un ‘traffico piu’ redditizio dello stesso traffico di
        stupefacenti’. Pare infatti che ogni anno la mafia cinese, quella
        italiana e quella albanese siano in grado di spremere dalla voglia di
        occidente degli abitanti di gran parte del mondo qualcosa come dieci
        miliardi di dollari. Tra i confini piu’ facili da attraversare si
        segnalano quello tra Germania e Repubblica ceca (800 chilometri di
        foreste e montagne impossibili da monitorare), quello tra Slovenia e
        Italia (attraverso i boschi attorno a Gorizia, Trieste e Cividale del
        Friuli) o la costa italiana vulnerabile sia a partire dalla Turchia che
        a partire dall’Albania. I servizi di sicurezza tedeschi sono
        estremamente preoccupati per un’ondata di profughi e migranti che non
        accenna assolutamente a diminuire e che puo’ godere di robustissime
        basi d’appoggio in molti dei paesi alle porte dell’Unione europea:
        si calcola ad esempio che solo nella regione moscovita siano accampate
        in attesa di partire quasi due milioni di persone, mentre l’ambasciata
        tedesca di Kiev e’ sommersa da false dichiarazioni di false aziende
        che emettono falsi inviti per un soggiorno di tre mesi in Germania. Che
        fare quindi? La cosa piu’ urgente sarebbe sicuramente l’elaborazione
        di un quadro europeo di intervento, una piattaforma comune in base alla
        quale coordinare gli sforzi di polizia e autorita’ amministrative.
        Spiegel non lo dice, ma non sarebbe forse il caso di cominciare a
        pensare a forme di apertura dei confini che permettano alla gente di
        venire si’, ma anche di tornarsene a casa propria? 
        
        
         
         
         
        
         
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