Balcani: e’ la volta della
Macedonia?
Raffaele Oriani
Der Spiegel, 18 marzo 2001
A lungo in Macedonia si e’ vissuti come ‘prima della
pioggia’. Ora si teme che stia per arrivare l’acquazzone e si
sprecano le ricette per arginare il nazionalismo albanese che,
rinfrancato e rinforzato dagli eventi in Kossovo, bussa ormai alle porte
dell’unica repubblica ex jugoslava che finora era rimasta immune da
guerre e violenze e attraversando indenne il lungo tunnel degli anni
novanta. Il numero di Spiegel in edicola questa settimana dedica un
lungo reportage alla situazione al confine tre Kossovo, Serbia e
Macedonia e documenta la tensione crescente tra le diverse componenti
etniche di quest’angolo sperduto di Balcani. Gia’ a Skopie, capitale
della Macedonia, e’ palpabile un’atmosfera di cupo e ottuso
isolamento delle due etnie maggioritarie l’una dall’altra: albanesi
sulla riva sinistra del fiume Vardar, slavi macedoni sulla riva destra.
Gli albanesi che accusano la maggioranza macedone di discriminazione, i
macedoni dal canto loro che sono terrorizzati all’idea di apparire
fratelli gemelli dei serbi e di fare mosse false scatenando un conflitto
armato con quella che al momento e’ una minoranza che puo’ contare
su quasi il 25 per cento della popolazione. Cosa succedera’? Difficile
dirlo, anche perche’ incredibilmente le forze della Kfor, che pure
sono sul terreno su mandato dei vincitori della guerra balcanica di fine
millennio, non sembrano in grado di fermare la corsa pazza del
nazionalismo albanese. A chi gli chiedeva un commento sull’accordo
appena raggiunto per permettere alle truppe serbe di pattugliare il
confine con la Macedonia e tenere cosi’ a bada le milizie albanesi, il
presidente jugoslavo Kostunica ha risposto con rassegnazione, se non con
cinismo: ‘Vuol dire che la Kfor e la Nato temono per l’incolumita’
dei propri soldati’. Sembra proprio che di Balcani si debba continuare
a parlare come dell’angolo piu’ turbolento del continente.
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