Borsa 2001: voragine miliardaria? 
           
           
           
          
          
           
          Raffaele Oriani 
          
        
        Der Spiegel, 25 febbraio 2001 
         
        
        Il numero di Spiegel in edicola in questi giorni ‘spara’
        in copertina la voragine miliardaria in cui sono finiti i sogni
        borsistici di migliaia di investitori travolti dal calo se non dal
        crollo dei titoli tecnologici, e dalla fine precipitosa del clima di
        euforia generale degli anni scorsi. Ma non sara’ anche colpa del
        circuito del credito? - si chiede il newsmagazine di Amburgo; e’ sana
        una Borsa in cui, per fare un esempio, i tre quarti delle aziende
        immesse sul mercato nel 2000 vengono ora contrattate al di sotto del
        loro valore di emissione? Non c’e’ qualcosa di patologico, di poco
        corretto, in un sistema che consente alle banche di raggiungere utili
        record proprio mentre i piccoli investitori sono investiti da una
        violenta ondata di perdite? Sul banco degli imputati secondo Spiegel ci
        sono i grandi istituti di credito che ricavano dalle perdite tanto
        quanto guadagnano dai profitti, che fanno lucrosi affari sia sulle start
        up di successo che sulle bufale borsistiche destinate a brillare solo
        negli annunci pubblicitari che precedono il giorno fatidico della
        quotazione. Non e’ quindi il momento di fare autocritica, cari
        banchieri? La domanda e’ girata al presidente della Dresdner Bank
        Fischer, che risponde ricordando semplicemente la regola del mercato per
        cui chi tanto vuole guadagnare tanto deve essere disposto a rischiare e
        al limite a perdere. Quanto poi al crollo dei titoli tecnologici nessuno
        avrebbe potuto prevedere una frenata cosi’ brusca dopo tre anni
        vissuti di corsa in tendenza costante al rialzo. Secondo l’autorevole
        banchiere tedesco cui Spieel dedica una lunga intervista, gli istituti
        di credito a tutto comunque possono essere interessati meno che alla
        fragilita’ dei mercati: le crisi, sostiene infatti Fischer, portano
        crisi, ovvero sfiducia nel consumatore, minore disponibilita’ al
        rischio e conseguente calo negli investimenti. Il timore insomma e’
        che i profitti di oggi non siano che il classico fuoco di paglia prima
        di un periodo di bonaccia finanziaria. 
         
        
         
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