Der Spiegel, 6 novembre 2000

Il numero di Spiegel in edicola questa settimana dedica la copertina e i servizi principali alle elezioni presidenziali americane. Mentre in prima pagina ci si chiede a caratteri cubitali ‘Dove sta andando l’America?’, un interessante reportage dalle capitali del mondo sceglie di rispondere alla domanda guardando alla superpotenza con gli occhi dei suoi alleati e dei principali attori geopolitici della scienza mondiale. Con una sola eccezione, ovunque nel mondo si spera fortissimamente nella vittoria del vicepresidente Al Gore. L’eccezione e’ costituita dal Giappone, fedelissimo alleato degli americani che non ha mai scordato lo sgarbo di Clinton il quale, nell’estate del ’98, decise di far visita alla leadership di Pechino senza consultarsi con Tokio e senza nemmeno fare un rapido scalo di cortesia presso il prezioso partner orientale. Completamente diversa la posizione degli europei che sono rimasti semplicemente scandalizzati dall’uscita della advisor di politica estera del candidato Bush secondo cui un’eventuale presidenza repubblicana ordinerebbe il ritiro del contingente americano di stanza in Bosnia e nel Kossovo. E’ una prospettiva che pone seri problemi agli europei su due diversi piani: sul breve termine perche’ andrebbe a incrinare la pace precaria faticosamente raggiunta nei Balcani, sul lungo termine perche’ sarebbe un sintomo inquietante di un nuovo atteggiamento isolazionista da parte dell’Amministrazione di Washington. Cattive notizie anche sul fronte ambientale, in caso di vittoria del governatore del Texas: mentre infatti Al Gore ha fatto della battaglia agli inquinatori uno dei suoi cavalli di battaglia della sua azione politica, Bush promette di non fare assolutamente nulla contro l’effetto serra e gli altri problemi che affliggono terra, aria e acque del pianeta. Non resta quindi che fare il tifo e prepararsi, in caso di vittoria di Bush, a fare buon viso a cattiva sorte (a cosa servono altrimenti di diplomatici?)