Medio Oriente: come annientare il
passato?
Raffaele Oriani
Der Spiegel, 22 ottobre 2000
L’attenzione
dei media internazionali questa settimana si divide tra il crollo dei
titoli tecnologici nelle Borse di mezzo mondo e il crollo ben piu’
fragoroso e doloroso delle speranze di pace in Medio Oriente. Spiegel
dedica la copertina ad entrambi gli avvenimenti e in una lunga
corrispondenza da Gerusalemme fa il punto sui cocci in cui e’ andato
frantumandosi il processo di pace dopo due settimane di scontri tra
israeliani e palestinesi. Non tenta neppure un’analisi, il reporter
della testata di Amburgo: si limita quasi ad elencare i fatti che tutti
ormai conosciamo e a sottolineare come sia passato solamente poco piu’
di un mese dalla comica scena che vide Barak e Arafat bloccati sulla
porta d’ingresso del cottage di Camp David a scambiarsi un galante ‘prima
lei’, ‘si figuri prima lei’. Cosa e’ successo da allora?
Sicuramente la visita di Sharon alla spianata delle Moschee e
sicuramente le decine di morti dei giorni successivi; sicuramente l’orribile
linciaggio dei soldati israeliani e la risposta militare del governo
Barak, che Stati Uniti e Unione europea hanno giudicato ‘sproporzionata’,
ma che Gerusalemme ci tiene a definire semplicemente ‘simbolica’. Ma
forse c’e’ dell’altro: il maggior quotidiano israeliano da’ voce
allo sconforto e scrive che ‘Rabin si e’ sbagliato, tutti noi ci
siamo sbagliati, tra il mare e il Giordano c’e’ ancora una gran
voglia di sangue e di lacrime’. In sostanza gli avvenimenti di questi
giorni non sarebbero che l’ennesima testimonianza di quella coazione a
ripetere che da millenni fa di Gerusalemme una terra contesa a fil di
spada o di fucile. Gerusalemme e’ citta’ religiosa, qui la mattina
ci si sveglia all’urlo del muezzin e si continua a pregare fino a
tarda ora quando i cristiani copti tengono le loro funzioni notturne;
nel mezzo gli ebrei e i loro canti monotoni al Muro del pianto, i
cattolici, gli ortodossi, un groviglio di parole sante e funzioni sacre
che, nota il cronista tedesco, fa riscoprire il fascino dell’ateismo.
Ma davvero il passato dovra’ determinare in eterno il futuro? E’ per
spezzare il cerchio della sacralita’ e della violenza che sette anni
fa Rabin, Peres e Arafat si strinsero la mano sul prato verde della Casa
Bianca. E’ per cercare di salvare il salvabile che Barak, Arafat e gli
altri leader dell’area sono ora riuniti a Sharm-el Sheik.
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