The Observer/Il mea culpa di Blair
Raffaele Oriani
LObserver apre con la guerra nel Kosovo e con un doloroso mea
culpa del governo britannico. Fonti di Downing Street ammettono infatti
limpreparazione della Nato di fronte alla rapidita e brutalita con cui
le milizie serbe stanno svuotando il Kossovo della popolazione di etnia albanese. Il
quadro e allarmante e il settimanale londinese lo sintetizza in due cifre: se i
rifugiati in Montenegro, Macedonia e Albania sono ormai quasi trecentomila,
allinterno della regione serbo-albanese vagano altri quattrocentomila deportati alla
ricerca di uno sbocco qualunque. Le cifre impressionano anche il portavoce ufficiale della
Nato a Bruxelles che interpellato dallObserver chiama in causa
limprevedibilita che contraddistingue il comportamento dei dittatori:
"E sempre molto difficile prevedere le modalita con cui i dittatori
brutalizzeranno il loro popolo. Nessuno poteva pensare che il problema avrebbe assunto
proporzioni del genere". Gli stati maggiori britannici non sembrano pero
disposti a fronteggiare lemergenza profughi con un esodo biblico verso destinazioni
remote: "Non e il caso di prepararsi ad accogliere mezzo milione di persone,
perche cosi si creerebbe un magnete e si lancerebbe un invito alla pulizia
etnica". Meglio quindi organizzare lassistenza in loco: anche lObserver
conferma che seimila soldati dellesercito italiano saranno inviati a questo scopo in
Albania.
Secondo il columnist Andrew Marr gli errori della Nato lasciano
trasparire un altro Blair. Non piu il cinico leader disposto a tutto pur di
mantenere il potere, ma un capo alla Gladstone che sa sbagliare per idealismo e ottimismo.
Lintervento nel Kossovo era necessario, ma la guerra non sara una passeggiata
come Desert Storm: si poteva prevederlo e ce quindi chi nello staff del primo
ministro, come nelle altre cancellerie europee e soprattutto allinterno della Casa
Bianca, ha sbagliato. Eppure se i grandi leader si vedono anche da come gestiscono gli
errori, secondo lObserver Blair sta rivelando proprio in questi giorni una statura
che non tutti gli riconoscevano. "Nelle due settimane piu importanti dei suoi
quarantasei anni di vita" il Primo ministro inglese deve infatti affrontare due crisi
ad altissimo potenziale geopolitico: da una parte lemergenza umanitaria del Kossovo,
dallaltra le improvvise difficolta che ostacolano il processo di pace in
Irlanda del nord. Sono due sfide in cui limpegno politico confina con quello morale
e Blair non si e tirato indietro, smentendo cosi le accuse di chi a sinistra
lo ha sempre considerato un uomo senza principi. Blair a parte, resta pero secondo
Marr il campanello dallarme per lAlleanza atlantica: limpreparazione con
cui si stanno ora fronteggiando le conseguenze dei bombardamenti dimostra che "la
Nato deve essere protetta dalla sua stessa ingenuita.
|