Caffe' Europa
Rassegna Internazionale




In Francia avanza il porno femminile



 Raffaele Oriani


Le Nouvel Observateur, 23 maggio 2001


Il numero del Nouvel Observateur in edicola questa settimana dedica la copertina e i servizi principali alla diffusione nell’arte, nella letteratura, nel dibattito pubblico in generale dei temi legati alla pornografia femminile. L’occasione e’ l’uscita in Francia di un libro che, stampato in prima edizione in poche migliaia di copie, ha raggiunto immediatamente tirature da best-seller, portandosi con le sue 120.000 copie vendute in vetta alle classifiche dei libri piu’ venduti del paese. Il caso in questione e’ ‘La Vie sexuelle de Catherine M.’ di Catherine Millet, che le edizioni du Seuil hanno pubblicato suscitando scandalo, imbarazzo, ma soprattutto un interesse che travalica ormai di molto il mondo degli appassionati lettori e lettrici abituali. Nel suo romanzo-racconto Millet registra semplicemente la propria sfrenata attivita’ di moglie e amante furiosamente promiscua, compone un peana allo scambio di coppia, esalta le virtu’ del ‘sesso senza amore’, sesso per piacere, piacere che non conosce altro sentimento e altra passione che quello dei corpi. Il Nouvel registra il lunghissimo percorso che ha portato le donne a parlare cosi’ apertamente di se’ e della propria sessualita’: si pensi che solamente cinquant’anni fa Simone de Bouvoir fece enorme scandalo solamente nominando le parole ‘vagina’ e ‘clitoride’. Secondo il settimanale parigino siamo di fronte ad un’ennesima svolta e un ennesimo effetto dell’onda lunga del femminismo: la pornografia letteraria e artistica femminile non sarebbe infatti altro che la rivendicazione di un territorio da sempre appannaggio del comportamento e dell’immaginario maschile. Le cineaste e le scrittrici che negli ultimi tempi stanno choccando il pubblico d’Oltralpe punterebbero infatti a guadagnare alle donne la possibilita’ di vivere la propria sessualita’ con una liberta’ di azione e soprattutto di parola sconosciuta fino ad oggi. E’ bene comunque sottolineare che la principale artefice dello scandalo, la storica dell’arte Catherine Millet, rifugge da ogni interpretazione filosofica e sociologica delle sue ‘avventure’: sostiene di aver semplicemente tentato di raccontare la sua vita.

 

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