Iran: il buon senso del ministro sorridente
Raffaele Oriani
Nouvel Observateur, 1 marzo 2000
Come spesso accade il Nouvel Observateur ha una copertina di
costume (questa settimana, buon ultimo tra i grandi media europei, si dedica al mobbing,
ovvero alle angherie da ufficio); e come spesso accade la polpa del giornale sta invece
nei servizi dedicati alle zone calde della terra. Nel numero in edicola ad esempio
troviamo una breve ma assai interessante intervista al ministro della cultura iraniano
Ataollah Mohajerani, fedele compagno di strada del presidente Khatami e protagonista in
questi ultimi anni delle progressive aperture del governo in direzione della liberta
di stampa. Il Nouvel incontra un uomo determinato, calmo e sorridente e ne
raccoglie la legittima soddisfazione per lesito delle recenti elezioni politiche che
hanno visto trionfare lo schieramento progressista. Ma la soddisfazione e ben lungi
dal farsi precipitazione: Mohajerani e prodigo di metafore per dire che non
ce liberta senza legge e non ce progresso senza gradualismo.
Anche le opinioni insomma vanno espresse con una certa misura, e dopo due decenni di
rigore integralista non ci si puo immaginare di aprire da un giorno allaltro
le paratie della vita pubblica alla piena del pluralismo. Interessante e paradossale (ma
probabilmente non molto lontano dalla realta) e lo sguardo del ministro sulla
regione in cui e inserito lIran: a detta di Mohajerani la prudenza infatti
sarebbe tanto piu necessaria in quanto i vicini offrono esempi assai poco
raccomandabili di gestione della cosa pubblica. Il Pakistan e in mano ai militari,
la Turchia e sotto tutela dellesercito, lAfghanista si e posto
fuori dalla storia, lIraq rimane in mano alla dittatura: sembra davvero che non
resti che confidare nel progresso iraniano e in un possibile effetto domino questa volta
in direzione contraria alla violenza dellintegralismo. Da questintervista si
deduce comunque un dato che pare davvero acqisito una volta per tutte: in Iran si sta
sviluppando un dibattito pubblico, in cui le diverse posizioni degli uomini alla guida del
paese (clericali e progressisti) non hanno piu bisogno di celarsi dietro il tipico
unanimismo delle dittature.
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